Welcome to Verona!
L'Hellas nell'ultimo mese è cambiato radicalmente. Una svolta partita dalla testa dei giocatori e concretizzata poi in campo, con prestazioni e risultati convincenti. Nel frattempo la società è passata di mano. Quale futuro?
L'Hellas nell'ultimo mese è cambiato radicalmente. Una svolta partita dalla testa dei giocatori e concretizzata poi in campo, con prestazioni e risultati convincenti. Nel frattempo la società è passata di mano. Quale futuro?
La stagione del Verona ha avuto una svolta. Non sappiamo cosa sia successo prima di Natale dietro le porte chiuse del club, ma il Verona che appariva disastrato, alla deriva e completamente fuori dal controllo del mister, sembra oggi aver trovato una solidità se non nel gioco certamente nella mentalità.
Dopo il tracollo del Bentegodi contro l’Empoli il Verona ha ingranato la marcia ed è riuscito a incassare i punti che doveva raccogliere, forse qualcuno in più. Due vittorie in terra emiliana, una meritata contro il Parma, l’altra fortunosa contro il Bologna; due sconfitte da mettere in conto contro due big contro Milan e Napoli, e – forse la più importante – il primo pareggio della stagione contro la sempre arcigna Udinese.
Un bottino che ha proiettato il Verona fuori dalla zona retrocessione e a una quota di punti difficile da immaginare fino a poche settimane fa e che include i gialloblù nel lungo trenino di squadre che occupano la maggior parte della metà di destra della classifica.
Ancora una volta il Verona ha mostrato la sua qualità principale: la resilienza, la capacità di rialzarsi quando ogni speranza sembra vana e di rimettersi in pista quando tutte e quattro le ruote sono già sull’erba. Poche settimane fa l’Hellas era in un’impasse irrisolvibile, con un mister esautorato, un ambiente scoraggiato e una trattativa che paralizzava le decisioni di un management in uscita.
Oggi la squadra si è rimessa in corsa e può affrontare il passaggio di proprietà e la sessione di mercato invernale con tranquillità e il tempismo giusto per programmare un buon girone di ritorno.
La differenza – più che nel gioco – il Verona la sta facendo nella mentalità. Le geometrie non sono certo migliorate e la difesa continua a non brillare per sicurezza; il baricentro rimane bassissimo e il più delle volte la costruzione ordinata ripiega in una palla lunga con più speranze che intenzioni. È la testa dei giocatori che appare cambiata completamente. Il Verona che si era sciolto contro l’Atalanta, contro l’Inter e contro l’Empoli non avrebbe mai saputo rimontare e vincere a Bologna, non avrebbe tenuto testa al Milan e certamente non sarebbe riuscito a tenere un pareggio d’oro in inferiorità numerica contro l’Udinese.
Dal punto di vista del gioco il Verona ha trovato qualche certezza nelle gerarchie e ha recuperato pezzi importanti. La coppia Sarr-Tengsted si sta imponendo e in ogni partita mostra segnali di intesa crescente, Suslov pare aver trovato la sua posizione, mentre la coppia Duda-Serdar sta dimostrando sempre più di essere imprescindibile per questa formazione. I punti dolenti sono ancora in difesa e sulle fasce, con Lazovic lontano dai suoi giorni migliori e Tchatchoua che non trova continuità di rendimento.
Ci si potrebbe spendere in teorie e ipotesi su chi sia l’artefice di questo cambio di passo, quale sia stata la leva capace di svegliare una squadra da elettroencefalogramma piatto. Sarebbe lecito interrogarsi su quale sia la posizione del mister nello spogliatoio e quale strategia abbia tracciato Sogliano per uscire dalle nebbie. La verità è che – ad oggi – queste elucubrazioni non contano nulla. L’unica cosa che conta in questo momento sono i risultati, e il Verona li sta raccogliendo.
I texani di Presidio Investors trovano un Hellas di nuovo in sella e arrivano nel momento giusto del campionato per dare subito un segnale delle proprie intenzioni: l’inizio del calciomercato. In questa fondamentale che gli americani trovino appoggio e diano fiducia a chi conosce la squadra, sarebbe uno sbaglio imperdonabile stravolgere le strutture societarie in un momento così delicato.
Ma anche nel lungo periodo la gestione d’oltreoceano farebbe bene ad appoggiarsi a figure che conoscono l’ambiente e la cultura sportiva italiana e veronese in particolare.
Troppe volte abbiamo visto i risultati della cieca applicazione del paradigma a stelle e strisce incentrato sullo show biz in un ambiente calcistico europeo che vive di campanilismo e passione. Gli Stati Uniti sono il luogo in cui le squadre sono franchigie e possono essere spostate da una costa all’altra senza causare disastri e perdere pubblico a patto che si lavori bene sul branding. In Italia la maggior parte delle squadre di calcio porta sulle maglie simboli nati prima che l’America fosse scoperta.
La firma sarà pure il closing, la tradizione sarà pure legacy, i tifosi saranno pure community. Ma il consiglio ai manager di Presidio Investors è di fare una chiacchierata – in English, of course – con il Veronese d’adozione Tim Parks. Chiamatela orientation. Welcome to Verona.
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