Il 2024 è stato confermato dal Servizio per il Cambiamento Climatico Copernicus e dall’Ufficio meteorologico del Regno Unito come l’anno più caldo mai registrato a livello globale. È il primo anno in cui la temperatura media globale ha superato di 1.5°C il livello preindustriale dalla fine del 1800 (fig.1), come stabilito dall’accordo climatico di Parigi del 2015, secondo il Copernicus Climate Service della Commissione europea.

Il team europeo ha stimato un riscaldamento di 1,6 gradi. Il Giappone ha rilevato 1,57 gradi, mentre gli inglesi hanno identificato un aumento di 1,53 gradi nei dati coordinati tra le varie agenzie.

Fig1. La temperatura globale dell’aria superficiale aumenta oltre il riferimento preindustriale del 1850-1900, sulla base di diversi set di dati di temperatura globale mostrati sia come medie annuali dal 1967 (a sinistra) sia come medie quinquennali dal 1850 (a destra). Credito: C3S / ECMWF.

Anche Verona monitora il trend di riscaldamento

Secondo i dati ARPAV, la temperatura media annuale presso la stazione climatologica di Verona-Villafranca è risultata superiore di +2.0°C rispetto alla media del periodo 1961-1990. Questo valore è leggermente inferiore a quello del 2003, quando era di +2.1°C. L’analisi storica dal 1961 ad oggi evidenzia un costante aumento delle temperature, particolarmente marcato dagli anni Novanta. Inoltre, si ricorda che nei nostri territori è stato già superato il limite di +1.5°C fissato dall’accordo di Parigi. Questa situazione è dovuta alla maggiore sensibilità dell’area Mediterranea al riscaldamento globale, effetto dei cambiamenti climatici.

Fig.2 – Anomalie della temperatura media annua a Verona Villafranca

Perché queste temperature record?

La comunità scientifica che studia il clima concorda sul fatto che le principali cause delle temperature record siano: l’accumulo di gas serra nell’atmosfera. Mentre i gas serra si accumulano, le temperature continuano a salire (fig. 3), influenzando anche gli oceani, con l’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai. Un contributo temporaneo al riscaldamento è dato dal fenomeno di El Niño nel Pacifico centrale, che ha avuto un impatto limitato. Inoltre, una lieve diminuzione delle temperature è stata osservata a seguito di un’eruzione vulcanica sottomarina nel 2022, che ha raffreddato l’atmosfera grazie all’emissione di particelle riflettenti e un aumento di vapore acqueo.

Fig.3 Trend di aumento della CO2

Riscaldamento e oceani

La temperatura della Terra non risponde immediatamente ai nuovi picchi annuali di anidride carbonica. Grazie alla grande capacità termica dell’acqua e all’enorme volume degli oceani, la temperatura superficiale terrestre resiste a cambiamenti rapidi. In altre parole, gli oceani ritardano l’impatto dei gas serra.

Questo ritardo implica che l’aumento dei livelli di gas serra non si traduce subito in un cambiamento completo della temperatura superficiale. L’anidride carbonica (CO2) è il principale responsabile del riscaldamento globale, contribuendo più di qualsiasi altro gas serra: l’effetto serra si intensifica e il 70% di questo cambiamento è dovuto alla CO2.

Fig. 4 La concentrazione di CO2 si misura in ppm (parti per milione). La concentrazione di CO2 di 400 ppm significa che un milione di molecole d’aria contiene 400 molecole di CO2

Riduzione dei ghiacci

I dati satellitari degli ultimi trent’anni evidenziano i profondi cambiamenti nel ghiaccio marino artico causati dai cambiamenti climatici (fig.5). Durante l’estate, l’estensione del ghiaccio è in costante diminuzione, con strati sempre più sottili e in movimento più rapido. Il sesto rapporto dell’IPCC prevede con “elevata fiducia” che l’Artico sarà quasi privo di ghiacci nel mese di settembre entro il 2050.

fig.5 Questa immagine, mostra l’estensione minima del ghiaccio marino artico l’11 settembre 2024. Il confine giallo mostra l’estensione minima mediata nel periodo di 30 anni dal 1981 al 2010. Credito: NASA’s Scientific Visualization Studio/Trent L. Schindler

© RIPRODUZIONE RISERVATA