Respingimento migranti: la Corte Europea condanna la Grecia
Una sentenza storica in area su cui i diritti umani dei migranti sono stati più volte calpestati
Una sentenza storica in area su cui i diritti umani dei migranti sono stati più volte calpestati
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha emesso una sentenza storica, riconoscendo per la prima volta l’esistenza in Grecia di un processo di respingimento sistematico e disumano delle persone migranti provenienti dalla Turchia e dal Medio Oriente che cercano di entrare nel Paese.
La Grecia, in questa tratta migratoria, funge spesso da porta d’accesso all’Europa, similmente all’Italia e alla Spagna per i flussi provenienti dal Nord Africa. Testimonianze di ONG, operatori umanitari, enti, associazioni e giornalisti operanti nell’area confermano l’esistenza di questi respingimenti sistematici dal 2019, compromettendo i diritti previsti dalla legge. Questa sentenza crea un precedente significativo in termini di diritti civili e umani, anche se nasce dal caso specifico di una donna turca di 32 anni, nota come A.R.E. per motivi di sicurezza.
Nel 2018, A.R.E. è stata arrestata e condannata da un tribunale turco per presunta affiliazione a un movimento religioso legato a Fethullah Gülen, considerato terrorista dal governo di Erdogan. Gülen, deceduto nel 2024, era considerato una figura carismatica e il movimento da lui guidato promuoveva la coesistenza pacifica e il dialogo tra le civiltà. Dopo la condanna, A.R.E. tentò di fuggire dalla Turchia all’inizio del 2019. Il 4 maggio, in territorio greco, si mise in contatto con il fratello residente in Grecia da un anno. Mentre attendeva un avvocato per gestire legalmente la sua fuga verso l’Europa, venne arrestata dalla polizia greca e subito trasferita al valico di frontiera di Neo Cheimonio.
Secondo la legge, la donna avrebbe potuto presentare domanda d’asilo, un diritto che però le viene negato. Le vengono sequestrate le scarpe, il cellulare e tutto il denaro che possedeva, quindi viene caricata su un camion insieme ad altri migranti. Insieme a loro, viene trasportata su un gommone per attraversare il fiume Evros verso la sponda turca, dove viene nuovamente arrestata dalla polizia turca per appartenenza a un movimento religioso considerato terrorista.
Successivamente, la donna fa ricorso alla corte d’appello della Tracia, portando, dopo quasi cinque anni, a una sentenza storica che riconosce un processo di respingimento sistematico dei migranti, privandoli di ogni diritto, incluso quello di richiedere asilo, attraverso metodi inumani e degradanti.
Questa sentenza considera non solo il caso di A.R.E., ma anche molte testimonianze da fonti autorevoli e affidabili, che hanno riportato episodi simili lungo il confine tra i due paesi dal 2019 a oggi. Una sentenza emessa questa settimana che si spera conduca a una gestione del flusso migratorio rispettosa delle persone, dei loro diritti e della loro dignità.
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