Nel principale mercato europeo per lo scambio del gas naturale, il TTF (Title Transfer Facility), situato nei Paesi Bassi, i prezzi dei contratti del 2024 sono aumentati da 25-30 €/MWh a inizio anno a circa 50 €/MWh a fine dicembre, registrando un incremento vicino al 100%. Vedi grafico.

Nel corso del tempo, il TTF è diventato un affidabile punto di riferimento internazionale, influenzando i prezzi del gas naturale in tutti gli altri Paesi europei.

Andamento prezzo gas naturale al TTF dal 01.01.  al 31.12.2024

Il PSV (Punto di Scambio Virtuale) rappresenta l’equivalente italiano per il mercato del gas, fungendo da principale punto di incontro virtuale per lo scambio e la cessione di contratti tra operatori in Italia. Tradizionalmente, il suo andamento segue il trend di prezzo del TTF, ma con valori generalmente più elevati.

Il gas può limitare il nostro benessere e causare povertà energetica. Il suo prezzo influisce direttamente sui bilanci familiari, determina il costo dell’energia elettrica e incide sulla competitività della nostra produzione industriale e sull’inflazione.

Dopo la crisi energetica degli anni 2021/22 i prezzi puntano nuovamente verso l’alto con una previsione non rassicurante per il 2025.

Il gas in Italia

Per valutare la situazione attuale, è fondamentale esaminare la struttura di approvvigionamento del gas naturale nel nostro Paese. È importante comprendere i prodotti, i consumi e i fornitori di quella che è diventata nel tempo la principale fonte energetica nazionale.

L’Italia è tra i maggiori consumatori europei di gas. Nel 2024 ne ha consumato 61,5 miliardi di metri cubi: 27,2 per uso civile (riscaldamento), 11,6 nell’industria e 20,9 per la produzione termoelettrica.

L’estrazione nazionale ha garantito solo 2,75 miliardi di metri cubi (4% del totale). Il resto è stato importato da altri Paesi in forma gassosa tramite metanodotto e in forma liquida di GNL (Gas Naturale Liquefatto) via nave.

Il nostro principale fornitore di gas via gasdotto è stata l’Algeria con 21,07 miliardi di metri cubi, seguita dall’Azerbaijan con 10,26 miliardi di metri cubi, dal Nord Europa con 5,87 miliardi di metri cubi, dalla Russia tramite l’Ucraina con ingresso a Tarvisio con 5,46 miliardi di metri cubi e dalla Libia con 1,41 miliardi di metri cubi.

Snam. Rete nazionale dei gasdotti, porti con rigassificazione LNG, collegamenti metanodotti internazionali

La fornitura via nave ha raggiunto il volume record di 14,66 miliardi di metri cubi, mentre prima del 2020 era trascurabile. La maggior parte del GNL proviene dal Qatar, che rappresenta il 44% del totale, dagli Stati Uniti con il 33% e dall’Algeria con il 15%.

Complessivamente, il nostro sistema dipende fortemente da un gruppo di Paesi fornitori situati in quattro continenti, con relazioni interne e internazionali complesse. Molti di questi Paesi, per consegnarci il gas attraverso i metanodotti, devono chiedere il permesso di transito a nazioni che affrontano situazioni altrettanto intricate, come nel caso dell’Ucraina.

Il trasporto del gas naturale liquefatto (GNL) non richiede permessi di transito, ma è più costoso: prima di essere trasportato su navi apposite, deve subire un processo di liquefazione a bassissime temperature e può raggiungere solo clienti dotati di impianti di rigassificazione. L’Italia deve competere con grandi consumatori di GNL come Cina, India, Corea del Sud e Giappone, oltre a Spagna e Regno Unito.

Negli ultimi tre anni, l’approvvigionamento dalla Russia, a lungo il principale fornitore del nostro Paese, è stato progressivamente sostituito dall’LNG, con notevoli tensioni sui prezzi.

Cosa sta succedendo?

L’elevata variabilità dei prezzi è il risultato di un mercato suscettibile a fattori imprevedibili, una complessità che comprende elementi di geopolitica, avanzamenti tecnologici, e tensioni economiche e sociali. Queste variazioni sono indipendenti dalla volontà dei consumatori.

In questo inizio del 2025 due sono gli eventi che sembrano condizionare maggiormente il mercato.

Il primo è il mancato rinnovo del contratto di transito del gas Russo attraverso l’Ucraina; riguarda il principale metanodotto che, attraversando l’Austria per arrivare in Italia a Tarvisio, alimenta il sistema europeo. Il suo impatto fisico è abbastanza limitato perché il flusso di gas dalla Russia si è notevolmente ridotto, si è addirittura azzerato nell’ultima parte del 2024 ma l’effetto psicologico di una preclusione definitiva al trasporto è stato significativo.

Il secondo punto riguarda la nuova presidenza degli Stati Uniti. Con l’elezione di Donald Trump, è emersa una politica più aggressiva nei confronti dell’Europa e un approccio protezionistico verso l’economia statunitense. Poco dopo le elezioni, Trump ha lanciato un avvertimento agli stati europei: «Se volete evitare dazi sulle vostre esportazioni, dovrete acquistare più gas da noi». Questo messaggio potrebbe anche essere interpretato al contrario: «Se non accettate i nostri dazi, potrei ridurre la vostra fornitura di gas».

Altre situazioni internazionali meritano una riflessione approfondita. Tra queste, il recente cambiamento politico in Siria, un Paese strategico che collega i vasti giacimenti di gas del Qatar e dell’Iran con l’Europa attraverso la Turchia.

Possiamo sottrarci ai ricatti?

Il metodo migliore per disinnescare i ricatti è “spegnere il gas” e fondare il nostro benessere sulle energie rinnovabili.

Secondo Vittorio Chiesa, fondatore dell’Energy & Strategy Group alla School of Management del Politecnico di Milano, in un’intervista a Repubblica: «Dopo l’inizio del conflitto, l’Italia si è focalizzata sulla ricerca di fornitori di gas alternativi alla Russia, senza però ridefinire la propria strategia energetica. Le energie rinnovabili rappresentano la soluzione per garantire sicurezza, sostenibilità e competitività».

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