Caso Moussa: Trenitalia conferma di aver chiesto di non rilasciare dichiarazioni
Erano state espresse titubanze sulla veracità della mail in quanto il mittente e la firma erano stati cancellati.
Erano state espresse titubanze sulla veracità della mail in quanto il mittente e la firma erano stati cancellati.
La stessa identica mail è stata nuovamente recapitata per posta ordinaria al Laboratorio Autogestito Paratodos di Verona, in viale Venezia. Questa volta il nome e cognome del dirigente non è stato cancellato. La mail riporta nella firma anche i numeri di telefono, compreso il cellulare, del mittente.
Trenitalia ha così dovuto confermare che quella mail è stata inviata da un dirigente dell’azienda verso i propri dipendenti in stanza a Verona Porta Nuova.
La mail era stata spedita il 14 novembre scorso, subito dopo una conferenza stampa effettuata dal Comitato Verità e Giustizia per Moussa Diarra, fuori dalla stazione scaligera, sul luogo dell’accaduto.
Nella mail l’azienda chiede “Rispetto ai fatti avvenuti che hanno visto l’uccisione di una persona presso l’atrio della stazione di Verona, dagli organi di sicurezza interna viene ribadito di non rilasciare dichiarazioni o fornire informazioni o nominativi”.
Trenitalia ha precisato che la presa di posizione riguardava la curiosità dei giornalisti e le richieste delle avvocate del giovane maliano, Paola Malavolta e Francesca Campostrini che, ai fini delle indagini, hanno chiesto a tutte le aziende operative in stazione, compresa Trenitalia, l’elenco dei dipendenti in servizio la mattina del 20 ottobre.
“Abbiamo dato tutto il supporto agli inquirenti nelle ore successive al fatto i dipendenti sono stati auditi e uno è stato ascoltato in qualità di testimone. Inoltre, sono state consegnate le immagini delle telecamere di videosorveglianza”, la richiesta di silenzio “Non riguardava i rapporti con le autorità. Da regolamento i dipendenti non possono rilasciare dichiarazioni ai media senza autorizzazione” anche “per evitare possibili confusioni e intralcio alle indagini”.
La difesa ritiene che “data l’assenza di immagini della scena, la testimonianza di persone presenti sul posto può aiutare a ricostruire cosa è accaduto nei momenti che poi hanno portato all’esplosione di tre colpi di pistola e alla morte di Moussa”.
“Ci troviamo di fronte a un clima omertoso che ci ha costrette a ricorrere alla Procura per fare un interrogatorio”, ha aggiunto la difesa del giovane ragazza maliano facendo riferimento a questa mail, all’assenza di immagini delle telecamere, al fatto che nessuna azienda, a parte Italo, abbia fornito la lista dei dipendenti in servizio al momento dell’accaduto, e alle locandine per la ricerca testimoni che vengono affisse in stazione, regolarmente timbrate, che vengono strappate pochi minuti dopo la loro affissione.
Tutte richieste e azioni volte ad un unico scopo, quello di far emergere cosa è successo realmente la mattina del 20 ottobre fuori dalla stazione di Porta Nuova.
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