Siamo alla fine del 2024 e due anni e mezzo sono passati dall’inizio dell’amministrazione Tommasi. Altri due anni e mezzo sono davanti al Sindaco e alla sua Giunta per poter cambiare il volto della città. Molto è stato fatto, ma molto ancora c’è da fare e il tempo passa inesorabilmente. Verona recentemente è balzata nella classifica della qualità della vita in Italia (arrivando alla settima posizione), un dato che però più che punto di arrivo deve essere da ulteriore stimolo per continuare a fare bene.
Da dove cominciare?
Una città davvero accogliente è quella in cui le persone tornano a essere protagoniste degli spazi urbani. Ridurre il predominio delle automobili significa restituire ai cittadini luoghi sicuri, sereni e piacevoli dove vivere, lavorare e socializzare. Le aree pedonali, in particolare, sono fondamentali per favorire la connessione tra le persone e migliorare la qualità della vita.
Un esempio notevole è il progetto delle superilles (superblocchi) di Barcellona. In queste zone, il traffico automobilistico è significativamente ridotto, dando spazio a piazze, aree giochi e percorsi verdi. I risultati sono straordinari: un incremento del 62% nell’utilizzo dello spazio pubblico e una diminuzione dell’inquinamento acustico e atmosferico. Un’altra città che ha investito nelle aree pedonali è Bologna, dove l’espansione delle zone chiuse al traffico ha stimolato la vita sociale e culturale del centro storico, attirando sia residenti che turisti.
Verona, con il suo centro storico designato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, possiede un grande potenziale per ampliare le sue zone pedonali. Lo sforzo dell’amministrazione Tommasi, in questo senso, si è già sentito, con la chiusura totale della ZTL, che pur qualche polemica ha destato fra i commercianti (ma con i residenti, in realtà, molto soddisfatti). Una scelta storica, che Verona attendeva da molto tempo.
Si potrebbe fare ancora di più? Certamente sì. Iniziative come la chiusura anche di piazza Bra e delle strade limitrofe al traffico automobilistico, unite alla valorizzazione delle sue ricchezze storiche e architettoniche, potrebbero trasformare la città in un esempio di vivibilità urbana, mantenendo intatta la sua identità storica.
Mobilità attiva e transito sostenibile
Promuovere la mobilità attiva significa creare le condizioni ideali per incoraggiare le persone a optare per mezzi di trasporto più sostenibili e salutari, come la bicicletta o il camminare. Ciò richiede non solo infrastrutture adeguate, ma anche una significativa sensibilizzazione culturale. In città come Copenaghen, la mobilità ciclistica è diventata parte integrante della vita quotidiana. La città ha investito in 400 km di piste ciclabili sicure, ponti esclusivi per biciclette e un sistema di parcheggi dedicati, facendo del ciclismo il mezzo preferito dal 62% dei residenti.
Un altro aspetto fondamentale è il miglioramento del trasporto pubblico. Friburgo, in Germania, ha creato un sistema di mobilità sostenibile che combina tram, autobus e piste ciclabili, assicurando collegamenti efficaci tra il centro e le periferie. Questo approccio ha ridotto l’uso delle auto private, migliorando la qualità dell’aria e abbassando le emissioni di CO2.
A Verona, il nuovo progetto per creare il filobus segna un importante passo, anche se una tranvia di superficie sarebbe stata di gran lunga più efficace. Per questo, allo scopo di favorire una reale transizione verso una mobilità attiva, è fondamentale espandere la rete ciclabile, migliorandone la sicurezza e la connettività. Inoltre, campagne di sensibilizzazione dovrebbero incoraggiare i cittadini a optare per mezzi di trasporto più sostenibili.
Portare la natura in città
Integrare la natura nelle città è ormai una necessità essenziale per affrontare il cambiamento climatico e migliorare la qualità della vita urbana. Gli alberi, ad esempio, possono ridurre significativamente la temperatura cittadina, contrastando l’effetto isola di calore e migliorando la qualità dell’aria. Il progetto ForestaMi di Milano punta a piantare tre milioni di alberi entro il 2030, trasformando la città in un’oasi verde. Questi interventi non solo attenuano gli effetti climatici, ma offrono anche spazi rigenerativi per la comunità.
Verona, con il fiume Adige e i suoi parchi urbani offre una solida base per lo sviluppo. Una strategia per valorizzare la natura in città potrebbe prevedere la creazione di corridoi ecologici lungo il fiume, l’espansione del verde pubblico e l’integrazione di giardini verticali negli edifici. Questi interventi non solo migliorerebbero l’estetica urbana, ma apporterebbero anche vantaggi significativi per il benessere mentale e fisico dei cittadini.
Rigenerare i fronti commerciali
I fronti commerciali ben progettati e integrati nel tessuto urbano sono fondamentali per la vitalità economica e sociale delle città. Vetrine, spazi pubblici e architetture definiscono l’identità e l’attrattiva di un quartiere. A Parigi, il quartiere del Marais è un esempio di successo, grazie alla combinazione di botteghe locali, spazi culturali e progetti di riqualificazione urbana. Questo approccio ha non solo rafforzato l’economia locale, ma ha trasformato il quartiere in un punto di riferimento per socialità e turismo.
Nel cuore di Verona, il centro storico vanta una vivace rete di attività commerciali e artigianali, ma affronta sfide come l‘uniformità dell’offerta e l’abbandono di alcuni spazi. Un piano di rigenerazione potrebbe prevedere incentivi per le imprese locali e il recupero di edifici dismessi.
Un uso più intelligente delle auto
Ripensare l’uso delle automobili rappresenta una delle sfide più significative per le città moderne. Non si tratta di imporre divieti totali, ma di promuovere un approccio più bilanciato che riduca l’impatto delle auto e restituisca spazio ai cittadini. A Oslo, la graduale eliminazione dei parcheggi su strada nel centro ha permesso di creare piazze, parchi e aree pedonali. Questo è stato accompagnato dal potenziamento del trasporto pubblico e dalla costruzione di parcheggi strutturati, offrendo valide alternative a residenti e visitatori.
A Verona, si potrebbero costruire parcheggi di interscambio nelle zone periferiche, integrandoli con un sistema di trasporto pubblico efficiente ed economico. Questo approccio consentirebbe di liberare il centro storico e le aree circostanti dalla presenza eccessiva di auto, rendendo questi spazi più vivibili e attraenti. Inoltre, trasformare progressivamente i parcheggi a bordo strada in aree verdi o spazi pubblici condivisi rappresenterebbe un intervento simbolico e pratico per restituire le città ai cittadini.
Una città per tutti: sostenibilità e inclusività
Una città sostenibile e inclusiva deve essere progettata tenendo conto delle necessità di tutti i suoi abitanti, assicurando accessibilità, sicurezza e benessere. Questo implica integrare nei piani di rigenerazione urbana non solo elementi ambientali, ma anche sociali ed economici. Malmö, con il quartiere Västra Hamnen, rappresenta un esempio di come un approccio integrato possa dar vita a un ambiente accogliente e a basse emissioni, senza escludere nessuna parte della popolazione. Il quartiere unisce alloggi sociali, spazi verdi e infrastrutture innovative, creando un modello di coesione sociale e sostenibilità.
Verona può mirare a una trasformazione simile, sviluppando una visione inclusiva che coinvolga amministrazioni, cittadini e imprese. La valorizzazione del fiume Adige come collegamento principale tra il centro storico e le periferie, il recupero di aree dismesse e il miglioramento delle infrastrutture verdi e culturali rappresentano alcune opportunità per la città. Inoltre, un forte coinvolgimento della comunità, tramite processi partecipativi e consultazioni pubbliche, assicurerà che ogni intervento risponda effettivamente ai bisogni della popolazione.
Attraverso un impegno collettivo, Verona ha il potenziale per emergere come esempio di rigenerazione urbana in Italia. Le città non sono semplicemente spazi fisici, ma veri e propri organismi viventi, dove sostenibilità, inclusività e opportunità si fondono per costruire un futuro più promettente per tutti.
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