Cinque album, ciascuno selezionato da un collaboratore della nostra redazione musicale, per fare un bilancio di questo 2024 giunto quasi al termine e per offrire, perché no, qualche ispirazione per gli ultimi regali di Natale da mettere sotto l’albero. I generi e gli artisti sono vari – come è giusto che sia – per esplorare e comprendere le tendenze musicali di quest’anno, che ha visto grandi ritorni (dai Cure ai Pearl Jam) e anche alcune novità interessanti.

Non pretendiamo, ovviamente, di stupire i nostri lettori con scoperte inaspettate, ma offriamo un resoconto delle emozioni che questi artisti hanno saputo trasmettere ai nostri collaboratori e che, speriamo, possano arrivare anche a chi ci legge.

“Songs Of A Lost World” dei The Cure, consigliato da Giuseppe Noventa

Songs of a Lost World è un album che, in alcuni aspetti, sembra provenire da un’epoca passata. Le canzoni sono lunghe, decisamente non adatte alla radio, e il ritornello non arriva nel primo minuto, contrariamente a quanto richiedono le piattaforme di distribuzione digitale.

Per apprezzare pienamente l’album, è necessario dedicare del tempo e, data la “densità” del suono, anche dello spazio: è fondamentale avere intorno a sé il silenzio necessario per godere appieno della qualità delle registrazioni.

Sembra un testamento, un disco d’addio, ma è chiaro che la potenza e l’intensità di questo lavoro non suggeriscono una band al tramonto. Al contrario, l’album presenta sezioni monumentali e tratti sinfonici che riecheggiano Disintegration e Bloodflowers, a testimonianza della vitalità e della buona salute del progetto.

“Fathers and Sons” di Luke Combs, consigliato da Angelo Callegaro

Il Natale è spesso una celebrazione della famiglia e quale album migliore di “Father and Sons” di Luke Combs per rappresentarlo? Questo lavoro, che ha raggiunto la top ten degli album del 2024, offre un viaggio attraverso le relazioni affettive del cantante, in cui molti possono riconoscersi grazie al richiamo di dinamiche universali.

Un esempio significativo è “In Case I Ain’t Around”, una delle canzoni dell’album, dedicata ai suoi due figli. In questo brano, l’artista esprime le sue preoccupazioni per il futuro, incoraggiandoli a credere nella loro capacità di affrontare le sfide della vita. Musicalmente, l’album rappresenta un’opportunità per esplorare il country, che ha integrato elementi pop, pur mantenendo il fascino del country classico reso celebre da artisti come John Denver. Vi auguriamo un buon Natale e una piacevole scoperta della musica country.

“Alaska baby” di Cesare Cremonini, consigliato da Federico D’Anna

“Alaska baby” di Cesare Cremonini e’ il  disco italiano più importante dell’anno perchè ci riporta al piacevole cliche’ degli album degli anni 80.  Un disco libero, frutto della fonte creativa senza scadenze. Fare un disco in questo modo e’ costosissimo, ma siamo certi che gli oltre 500.000 biglietti venduti del tour 2025, possano essere il ritorno di un investimento che tutti vorrebbero. Il risultato e’un disco moderno, sereno, ispirato.  I duetti con Luca Carboni , Elisa e Meduza sono collaborazioni vere,  non i soliti feauturing. Essenziale scelta concettuale, non contrattuale e discografica.

Il resto del disco, a parte il modernissimo up-tempo di “Ora che non ho piu’te”, e’puro viaggio poetico con una concessione a un tormentone estivo che ci martellerà le orecchie dal titolo “Limoni”. Mettetevi in un angolo, soloni della penna, che scriveste in massa quando Cremonini intraprese la carriera solista che non valeva nulla e che sarebbe sparito.  Avete clamorosamente toppato!

“Short n’ Sweet” di Sabrina Carpenter, consigliato da Francesco Marchiori Zana

Sabrina Carpenter, attrice e cantautrice statunitense, ha fatto molta strada dai tempi di Girl Meets World, evolvendosi da beniamina della Disney a vera e propria pop star in continua ascesa.

Chi non segue attentamente il complesso universo della musica pop potrebbe aver ascoltato “Espresso” di Sabrina Carpenter alla radio numerose volte quest’estate, pensando che fosse una nuova artista. In realtà, Carpenter è nell’industria musicale da dieci anni. “Short n’ Sweet,” il suo sesto album, dimostra che Sabrina Carpenter non solo sopravvive nel mondo del pop, ma prospera, conquistando un pubblico tutto suo. Attraverso dodici brani, Carpenter esplora vari stati d’animo e generi musicali, mescolando pop, R&B, alt-rock e persino country in un insieme vasto ma sorprendentemente coeso. Le canzoni trattano principalmente dell’amore in tutte le sue forme: l’amore vero, l’amore frivolo, le cotte, l’amore che si trasforma in lussuria, la vendetta, il crepacuore e l’infedeltà.

Quello che risalta in questo lavoro è il suo senso dell’umorismo: i testi sono pieni di battute ironiche, esilaranti e affettuose, a volte esplicite con allusioni sessuali e versi impertinenti.

I singoli “Espresso” e “Please Please Please” sono stati entrambi un enorme successo mondiale, con quest’ultimo che ha regalato a Carpenter il suo primo successo in cima alle classifiche di Billboard. Questo album offre un songwriting davvero divertente e intelligente, con una produzione impeccabile e performance vocali eccellenti. In un genere spesso appesantito da un’autenticità emotiva travolgente, “Short n’ Sweet” sta riportando energia alla musica pop e conferma Carpenter come una cantautrice poliedrica e di grande talento.

“Dark matter” dei Pearl Jam, consigliato da Ernesto Kieffer

“Dark Matter” dei Pearl Jam rappresenta un punto di svolta significativo nella carriera del gruppo, fondendo la loro tipica intensità emotiva con un’esplorazione musicale proiettata verso il futuro. Fin dall’inizio con “Touch”, siamo trasportati in un mondo sonoro che unisce grunge e sperimentazione, caratterizzato da riff coinvolgenti e testi che penetrano nelle profondità dell’animo umano.

Il brano “Energy Invisible” è un capolavoro che esplora il mistero dell’universo, intrecciando metafore cosmiche con il tema della resilienza personale. Nel cuore dell’album troviamo “Echoes of Silence”, una ballata struggente che colpisce per la delicatezza della voce di Eddie Vedder, in contrasto con gli arrangiamenti minimali e ricchi di pathos.

“Gravity’s Call” si distingue per l’alternanza tra dolce introspezione e potenti esplosioni sonore, caratteristiche distintive della band. Con “Dark Matter”, i Pearl Jam non si limitano a rafforzare il loro status di icone del rock, ma si spingono oltre, sperimentando pur mantenendo la loro autenticità.

Un lavoro ambizioso e potente, che si candida a essere uno dei dischi più importanti dell’anno. È un album che non solo celebra il passato della band, ma spinge il rock verso nuove dimensioni, lasciando un segno indelebile nella musica contemporanea.

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