Tanto rumore per nulla. Parafrasando il titolo di una celebre opera di William Shakespeare, è con queste quattro parole che si può riassumere quanto avvenuto a Verona negli ultimi tre giorni, fra domenica pomeriggio, nel terribile post-Empoli, e mercoledì mattina, quando – sciolto il conclave nella sede di via Olanda fra il direttore sportivo Sean Sogliano e il presidente Maurizio Setti – si è deciso finalmente… di non decidere e rimandare la questione al futuro. Le sorti dell’Hellas Verona, dunque, al momento rimangono ancora nelle mani di Mister Paolo Zanetti. Il quale avrà quantomeno un’altra chance di sopravvivenza, nell’ennesimo scontro diretto con il Parma, in programma domenica alle 15 al Tardini.

Una trasferta però che, a meno di clamorosi ribaltoni, potrebbe comunque non risultare decisiva per le sorti del tecnico vicentino, che a questo punto dovrebbe poter proseguire la sua avventura in gialloblù almeno fino agli inizi di gennaio, quando sarà effettivo – se avverrà davvero – il cambio della guardia in capo alla società. Già, perché in tutto questo guazzabuglio si mescolano le débâcle in serie (clamorose le “batoste”, tutte maturate nel primo tempo, contro Atalanta, Inter e appunto Empoli) e la transizione societaria, in atto da diverse settimane ma che proprio in questi giorni sta arrivando, secondo indiscrezioni, alle sue battute conclusive.

“Arrivano gli americani!”

No, non è un film di guerra in cui i battaglianti vengono soccorsi in extremis dall’arrivo dei soldati a stelle e strisce, ma poco ci manca. In effetti il fondo Presidio Investors, con sede in Texas (Stati Uniti d’America) sta acquisendo le quote societarie per diventare il primo azionista dell’Hellas Verona. Un affare che permetterebbe, probabilmente, a Setti di rimanere in sella al Verona e proseguire con la gestione della squadra, magari “con qualche dollaro in più”, per semicitare un celebre capolavoro di Sergio Leone.

Foto dalla Boston Public Library

Non è detto, in realtà, che questo avvenga, anche perché le mire del fondo americano vanno in primis – come sempre in questi casi – verso la costruzione del nuovo stadio. In questo senso con il Sindaco Damiano Tommasi, ben disposto da uomo di calcio qual è ad abbinare la propria amministrazione con la costruzione di un nuovo impianto più moderno ed efficiente, ci sono già stati i primi contatti e se il passaggio di società dovesse andare effettivamente in porto il “nuovo Bentegodi” potrebbe diventare una realtà molto più concreta delle tante chiacchiere che sono state fatte in passato sull’impianto e mai realmente concretizzate.

Detto questo, su Zanetti pende comunque un’enorme spada di Damocle. A meno di una clamorosa inversione di tendenza in termini di prestazioni e soprattutto risultati, la nuova proprietà dovrà quasi sicuramente prendere in questo senso decisioni dolorose. Non aveva, d’altronde, troppo senso cambiare un allenatore ora, a pochi giorni da un passaggio di consegne che potrebbe portare presto i nuovi proprietari a dover e poter legittimamente decidere sulle sorti tecniche della squadra.

La resa dei conti… rimandata

Zanetti è uomo di passione. Ha cercato di trasmettere ai suoi giocatori l’orgoglio di appartenere a una società che per molti aspetti è considerata gloriosa, ancor più nel quarantennale della storica vittoria dello scudetto 1984-85. Certo, non sarebbe il caso di celebrare questa ricorrenza con un’umiliante retrocessione e proprio per questo va comunque corretto il tiro. D’altronde delle due l’una: o la squadra consegnata all’allenatore non è all’altezza del compito e qualunque tecnico avrebbe incontrato le difficoltà finora incontrate dall’allenatore vicentino o, al contrario, la squadra è considerata adeguata all’obiettivo-salvezza e allora è il tecnico a dover essere messo sul banco degli imputati non avendo ancora trovato il bandolo della matassa.

Paolo Zanetti – foto dal profilo Facebook Hellas Verona FC

In realtà è probabile che la verità stia nel mezzo e cioè che una squadra non certo eccezionale (ma forse, vista anche la caratura degli avversari, sufficientemente dotata per il compito prefissato) è stata affidata a un allenatore che avrebbe anche la giusta personalità e idee per il ruolo ma che evidentemente fino ad ora non è riuscito a trasmettere completamente ai suoi giocatori il suo credo.

In ogni caso se la società ha dovuto suo malgrado pensare a un sostituto e gli unici nomi veramente presi in considerazione sono stati quelli di Salvatore Bocchetti (che, insieme a Zaffaroni, realizzò la disperata impresa di salvare l’Hellas nella stagione 2022-2023, complice anche – va detto – il harakiri dello Spezia) e Paolo Sammarco (allenatore capace della Primavera, ma senza nessuna esperienza in Serie A), si comprende anche meglio la decisione, come si diceva all’inizio, di non decidere e prendere tempo.

Le uniche vere alternative consentite dal budget a disposizione, infatti, non offrivano grandi garanzie di successo e il rischio era quello di commettere l’ennesimo errore di questa stagione e “far piovere sul bagnato”. Certo, proseguendo con Zanetti occorre doverosamente anche un’assunzione di responsabilità da parte dei giocatori, che hanno – ricordiamolo – la maggior parte delle colpe di quanto sta succedendo.

Responsabilità… di chi?

Perché se da una parte è vero che molte delle scelte compiute da Zanetti hanno lasciato più di una volta interdetti, a cominciare da quella di schierare nelle ultime giornate un inguardabile Dawidowicz al centro della difesa, è vero anche che poi in campo ci vanno i giocatori. Se certe “imbarcate” possono anche in qualche modo essere tollerabili, in particolare quella contro l’Atalanta a Bergamo o quella casalinga contro i Campioni d’Italia dell’Inter alcune giornate fa, è vero anche che – come ha sottolineato lo stesso ds Sogliano nell’immediato dopo-partita, domenica scorsa – certe “uscite dal campo” particolarmente precoci, non sono in alcun modo giustificabili a questi livelli. Si può perdere in tanti modi, ma non senza lottare fino all’ultimo istante di gara, con l’onore delle armi.

Combattere su ogni pallone, non lasciare le praterie agli attaccanti avversari, compattarsi a centrocampo e difesa e magari giocare, perché no, in contropiede, come farebbe qualsiasi formazione che si deve salvare, sarebbe già tantissimo per il Verona attuale. D’altronde è quello che ha già dimostrato di saper fare al cospetto della Roma, all’inizio di novembre, o addirittura contro il Napoli, a inizio stagione. Riflessioni e contro-riflessioni a parte, è solo e unicamente questo quello che vorrebbero i tifosi dell’Hellas dalla propria squadra. Dedizione alla maglia. Tutto il resto conterà, ma solo fino a un certo punto.

​© RIPRODUZIONE RISERVATA