“La rivoluzione di fuochi di artificio”: la Georgia sull’orlo della crisi
Da dieci giorni Tbilisi e altre città della Georgia sono scosse dalle proteste. Migliaia sono scesi in piazza contro la svolta antieuropea.
Da dieci giorni Tbilisi e altre città della Georgia sono scosse dalle proteste. Migliaia sono scesi in piazza contro la svolta antieuropea.
«Abbiamo deciso di non mettere la questione dell’adesione all’Unione europea all’ordine del giorno fino alla fine del 2028», ha affermato i Georgia il premier rieletto Irakli Kobakhidze il 28 novembre scorso. Una dichiarazione vista come una reazione alle critiche dei Paesi europei riguardo ai risultati delle elezioni parlamentari tenutesi nel Paese lo scorso 26 ottobre. Il Parlamento europeo, infatti, aveva adottato una risoluzione che respinge i risultati delle elezioni denunciando “irregolarità significative” .
«Abbiamo deciso di non includere la questione dell’adesione all’Unione Europea nell’agenda fino alla fine del 2028», ha dichiarato il premier rieletto della Georgia Irakli Kobakhidze il 28 novembre scorso. Questa dichiarazione è stata interpretata come una reazione alle critiche dei Paesi europei riguardo ai risultati delle elezioni parlamentari tenutesi nel Paese il 26 ottobre. Il Parlamento Europeo, infatti, aveva adottato una risoluzione che respingeva i risultati delle elezioni, denunciando “irregolarità significative”.
La dichiarazione del Primo Ministro implica che durante l’intero mandato dell’attuale partito al potere non ci saranno progressi verso l’Europa, nonostante oltre l’80% della popolazione del Paese sia favorevole all’integrazione nell’Unione Europea. Inoltre, l’obiettivo dell’integrazione nell’Unione Europea e nella NATO è sancito dall’articolo 78 della Costituzione georgiana, il che significa che il mancato rispetto di questo percorso costituisce una violazione della legge fondamentale del Paese.
Proteste significative si sono verificate in Georgia in molte occasioni. Tuttavia, ciò che sta accadendo attualmente è diverso dalle manifestazioni della primavera di quest’anno, quando il governo ha approvato la legge “sulla trasparenza dell’influenza straniera”, che limita notevolmente la libertà delle ONG e di varie istituzioni indipendenti.
“Ho seguito le proteste in Georgia per tutta la mia vita, ma non ho mai percepito una tale tensione. C’è un momento storico nell’aria“, ha scritto su Facebook la giornalista georgiana Katya Kotrikadze, direttrice del servizio d’informazione del canale televisivo indipendente in lingua russa TV Rain.
Cosa rende queste proteste diverse dalle precedenti? Innanzitutto, il numero di partecipanti è significativamente aumentato e la portata geografica si è ampliata: se prima le manifestazioni principali si svolgevano nella capitale del paese, oggi le proteste si stanno diffondendo con successo in più di 20 città della Georgia.
I manifestanti vedono il rifiuto di negoziare l’adesione all’Unione Europea come un attacco alle loro libertà e diritti civili, conquistati nel 2003 durante la cosiddetta “Rivoluzione delle rose”. Le persone temono che il Paese scivoli tra le braccia della Russia putiniana, percependo questo come una minaccia alla sovranità e sicurezza, oltre che al futuro del Paese.
La polizia antisommossa ha utilizzato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per cercare di interrompere le manifestazioni notturne e ha picchiato ferocemente decine di manifestanti. Molti di questi hanno lanciato fuochi d’artificio contro gli agenti e costruito barricate su Prospettiva Rustaveli, un viale centrale della capitale Tbilisi.
Dopo le notti di brutalità della polizia contro i manifestanti scesi in piazza, sono iniziati gli arresti di massa e le perquisizioni nelle sedi dei partiti di opposizione. Sono oltre 300 le persone detenute, con decine di feriti, tra cui anche giornalisti.
Questo atteggiamento delle forze dell’ordine ha provocato una forte indignazione tra i cittadini, che hanno iniziato a scendere in piazza in numero ancora maggiore. I partecipanti alle proteste con cui abbiamo parlato affermano: «Per noi andare in piazza è diventato come un lavoro; chi ha famiglia e bambini, si organizza a turni. Non possiamo non farlo!»
Katya Kotrikadze spiega: «Le azioni delle autorità stanno sconvolgendo i rappresentanti dell’élite georgiana. Questo non era mai successo prima, almeno negli ultimi anni, probabilmente dalla “Rivoluzione delle Rose” del 2003, quando il presidente Saakashvili è salito al potere. Ora c’è un’unità straordinaria, anche tra le persone che in qualche modo dipendono dalle autorità e quindi hanno qualcosa da perdere, come i dipendenti del settore pubblico, gli insegnanti, e i medici.» Questa volta, infatti, sono stati i lavoratori delle istituzioni ministeriali a sostenere i manifestanti.
Gli ambasciatori georgiani in vari Paesi si stanno dimettendo in massa a causa delle azioni delle autorità: i diplomatici georgiani negli Stati Uniti, nei Paesi Bassi, in Bulgaria, nella Repubblica Ceca, in Italia e in Lituania hanno lasciato i loro incarichi.
«Condanno qualsiasi violenza e lascio la carica di Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Georgia presso il Regno dei Paesi Bassi», ha dichiarato David Solomonia, ambasciatore georgiano nei Paesi Bassi. Tra i sostenitori delle proteste di oggi ci sono rappresentanti del Ministero della Difesa, del Ministero dell’Istruzione, del Ministero degli Esteri e di altre strutture governative.
L’indignazione per quanto sta accadendo ha colpito anche la comunità imprenditoriale georgiana. Le due maggiori banche del paese – Bank of Georgia e TBC Bank, gli operatori di telecomunicazioni Magticom e Silknet, l’azienda edile ORBI Group, nonché la più grande società di concessionari automobilistici del Paese, Tegeta – si sono opposte sia alla decisione del Governo di sospendere l’integrazione europea sia alle violenze della polizia.
Le proteste si svolgono principalmente di notte e, nonostante le temperature siano insolitamente basse in questi giorni, le persone non si scoraggiano: accendono fuochi e si riscaldano con bevande calde e cibo, forniti gratuitamente dalle catene di alimentari, che mostrano così solidarietà al popolo. È diventato virale il video di una ragazza, colpita da un “cannone d’acqua” della polizia, che sorride e fa finta di lavarsi i capelli come se fosse a casa.
Nella prospettiva di Rustaveli, la strada principale della capitale georgiana e centro della protesta, i volontari hanno allestito una tenda medica, dove i sanitari-volontari assistono i manifestanti feriti dalla polizia. Si percepisce un forte clima di solidarietà e supporto reciproco tra le persone, che si organizzano tramite i social network. Questa protesta non ha un vero leader, ma certamente ha un “simbolo”: la presidente Salome Zurabishvili. Lei è scesa in piazza insieme ai manifestanti e ha dichiarato: «Sono qui con queste persone. Sarò dove posso, sempre. Sta iniziando una resistenza che non finirà finché non avremo nuove elezioni. Questo è l’obiettivo… Non dobbiamo arrenderci.» Si è rivolta anche alle forze speciali presenti sul luogo della protesta, chiedendo loro: «Chi servite? La Georgia o la Russia?»
Zurabishvili, come i leader dei paesi occidentali, non riconosce i risultati elettorali e la vittoria di Sogno Georgiano. Secondo la legge, il 14 dicembre dovrebbero svolgersi le elezioni presidenziali, che per la prima volta non saranno dirette, ma verranno effettuate da un collegio elettorale composto da membri del Parlamento e rappresentanti dei governi locali. L’opposizione intende boicottare queste elezioni, e l’attuale presidente non riconosce la legittimità del nuovo Parlamento e non intende lasciare il suo incarico, come ha già dichiarato.
Molti osservatori sottolineano che il governo georgiano ha provocato queste proteste annunciando la sospensione dei negoziati di adesione all’Unione Europea e reprimendo duramente le manifestazioni.
Katya Kotrikadze condivide questa opinione: «Le autorità georgiane si stanno danneggiando da sole. Non è chiaro perché Kobakhidze abbia fatto questa dichiarazione, dato che le azioni precedenti del “Sogno Georgiano” avevano già indicato che l’integrazione con l’UE era sospesa; in pratica, hanno detto apertamente “non la vogliamo ora, mettiamola in pausa”.» La giornalista suggerisce che Ivanishvili voglia “svelare tutte le carte” e già attuare un cambio di rotta in politica. L’esperto georgiano Gela Vascadze concorda con la giornalista: «Credo che Sogno Georgiano voglia provocare azioni violente da parte dei manifestanti, perché ne hanno bisogno, forse per il successivo riassetto dello spazio politico, per la messa al bando totale dell’opposizione e per le restrizioni alla libertà di parola.»
Se l’interpretazione di Vascadze si dimostrerà corretta, potrebbe rappresentare l’applicazione della “strategia” di Vladimir Putin, sperimentata con successo in Russia già 12 anni fa. Questo scenario potrebbe concretizzarsi, soprattutto perché il Primo Ministro Kobakhidze non accetta le accuse di brutalità della polizia, difendendola con il pretesto delle “misure di prevenzione”. Anzi, ha respinto le accuse dichiarando, durante una recente conferenza stampa, che “150 agenti di polizia sono stati feriti a causa dell’aggressione dei manifestanti”.
«Ivanishvili ha promesso la pace, ma ha dichiarato guerra al suo stesso popolo. Aveva promesso l’Europa, ma ci siamo risvegliati in Russia», dichiara la leader del sindacato d’opposizione “Movimento Unità Nazionale” Tina Bokuchava. Esprime i sentimenti attuali di coloro che scendono nelle piazze delle città georgiane nelle notti d’inverno.
Non è del tutto chiaro se la Russia sia dietro l’attuale decisione del governo di sospendere i negoziati per l’adesione all’Unione Europea, e non esiste alcuna prova diretta.
Tuttavia, le autorità spesso usano l’immagine minacciosa del loro vicino settentrionale per i propri scopi politici. Anche se non tutti ricordano l’epoca dell’URSS, molti hanno un brutto ricordo della cosiddetta “guerra dei cinque giorni” dell’agosto 2008, quando la Russia invase la Georgia a sostegno della regione separatista dell’Ossezia del Sud. Dopo l’invasione russa su larga scala in Ucraina nel 2022, “la minaccia russa” spaventa ancora di più i cittadini del Paese.
Tanto che, durante l’ultima campagna elettorale, Sogno Georgiano ha utilizzato cartelloni pubblicitari con la scritta “Vuoi trovarti come in Ucraina?” accompagnata da immagini delle città ucraine bombardate dalla Russia, confrontate con quelle che descrivevano “la vita pacifica” in Georgia.
Secondo Sogno Georgiano, la Georgia dovrebbe sottomettersi completamente alla Russia, dimenticare tutte le libertà e lo sviluppo democratico e trasformarsi in un regime dittatoriale autoritario sotto il controllo del Cremlino. Questa posizione è errata e consente ai governanti di manipolare i propri cittadini, spiega Kotrikadze.
Anche se l’opposizione accusa Ivanishvili di seguire le direttive del Cremlino, Kotrikadze ritiene improbabile che le autorità georgiane ricevano istruzioni dirette da Mosca. «Non credo che Putin sia letteralmente alle spalle di Ivanishvili, ma allo stesso tempo è impossibile prevedere cosa farà Putin. Nessuno può garantire che i carri armati russi non appariranno per le strade di Tbilisi, se la situazione dovesse peggiorare.»
Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, “Sogno Georgiano” non ha aderito alle sanzioni occidentali contro la Russia e ha evitato di condannare e criticare l’invasione. Le autorità hanno giustificato questo comportamento con il pragmatismo. La Georgia, infatti, confina con la Russia e dipende economicamente da essa, e negli ultimi anni la collaborazione economica è cresciuta notevolmente. Il contesto delle sanzioni occidentali e l’isolamento della Russia dall’Occidente rendono la Georgia un partner ancora più importante. La Russia ha la capacità di esercitare pressioni sulla Georgia, soprattutto perché a soli 35 chilometri dalla capitale del paese si trova una base militare russa.
Secondo Putin, la situazione in Georgia ha un’importanza considerevole. Negli ultimi anni, la Georgia è passata da Paese ostile a alleato del Cremlino. Il leader russo desidera quindi replicare il modello georgiano in Ucraina per un periodo più lungo. Se il conflitto finisse, a Kiev si svolgerebbero elezioni presidenziali e parlamentari, e Putin vorrebbe insediare un politico “amico” al potere, con lo slogan “l’importante è prevenire la guerra”. Forse non una figura apertamente filo-russa, ma sicuramente favorevole agli interessi di Putin. Tutto ciò richiede il successo dell'”esperimento georgiano”.
Molti commentatori osservano che gli eventi in Georgia ricordano in qualche modo quelli di “Euromaidan” in Ucraina, o come gli stessi ucraini la chiamano, la “rivoluzione della dignità”, iniziata il 21 novembre 2013. Quella “rivoluzione” è stata scatenata dal rifiuto del presidente filo-russo Yanukovich di firmare un accordo sull’integrazione europea.
L’azione del Presidente spinse la popolazione ucraina in piazza, costringendolo a cedere il potere e a fuggire dal Paese verso il suo protettore russo. Di conseguenza, le forze filo-europee assunsero il controllo in Ucraina, rappresentando una significativa sconfitta per Putin. Pertanto, è lecito supporre che il Cremlino stia osservando attentamente gli eventi in Georgia, temendo che forze politiche meno fedeli al regime russo possano giungere al potere.
Le proteste continuano anche oggi e la situazione rimane tesa. Nessuna delle parti in conflitto è disposta ad arrendersi. La Georgia sta attraversando una grave crisi politica. Il Governo si trova attualmente in un “vicolo cieco”: non sembra pronto ad avviare negoziati con l’opposizione e a indire nuove elezioni parlamentari, né dispone delle risorse per fermare le proteste con la forza.
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