I troppi dubbi e i tanti punti bui sulla vicenda che riguardano l’omicidio di Moussa Diarra avvenuto il 20 ottobre scorso, per mano di un poliziotto della Polfer nel piazzale antistante alla stazione di Porta Nuova di Verona, hanno portato all’interessamento della Senatrice Ilaria Cucchi, che ha voluto organizzare una conferenza stampa in Senato e proporrà un’interrogazione parlamentare sull’accaduto.

La conferenza stampa si è tenuta venerdì mattina presso il Senato della Repubblica, conferenza presenziata appunto dalla senatrice, dal fratello maggiore di Moussa, Djemanga Diarra, insieme al Comitato Verità e Giustizia per Moussa rappresentati da Alberto Modenese e Youssef Moukrim, le due avvocate Paola Malavolta e Francesca Campostrini, il Presidente dell’alto consiglio dei maliani in Italia Mahamoud Idrissa Bouné e Giorgio Brasola del Laboratorio Autogestito Paratodos.

Tutti gli interventi, il primo della Cucchi, poi del fratello di Moussa, e poi a seguire gli altri, si sono concentrati sui tanti punti poco chiari della vicenda, a partire dalla totale assenza di immagini della scena. Immagini a cui hanno fatto riferimento, sin dalle prime ore dopo l’omicidio, la Questura, la Prefettura, politici e a seguire anche qualche testata locale, i quali hanno raccontato di immagini che raccontavano dell’aggressione da parte di Moussa al Poliziotto.

Immagini che poi, in modo del tutto inaspettato e misterioso, spariscono. Il 13 novembre scorso, dietro la pubblica richiesta da parte dell’avvocata Malavolta di poter visionare le immagini, il Procuratore di Verona Raffaele Tito, ammette che la telecamera più vicina all’accaduto non ha ripreso niente in quanto spenta, forse guasta. Tutte le altre telecamere invece sono distanti e le loro immagini risultano essere poco chiare. Tutto in contraddizione di quanto le stesse autorità avevano affermato a ridosso dell’omicidio.

Eppure, come si è potuto evincere delle fotografie mostrate durate la conferenza stampa, le telecamere nei pressi dell’accaduto, sia esterne che interne alla stazione, sono molte e alcune assai vicine al luogo del tragico evento. Sembra, quindi, molto strano che nessuna di queste possa aver registrato in modo chiaro la dinamica.

Il silenzio delle aziende che operano in stazione

Inoltre, da quanto esposto dall’avvocata Malavolta, pare esserci un clima omertoso intorno alla vicenda. L’avvocata raccontata che nella loro ricerca di testimoni, è stata inviata una PEC a tutte le attività che operano in stazione e dintorni (tra queste Trenitalia, Italo, la società dei Taxi di Verona, la Tabaccheria, i bar, ecc.) richiedendo la possibilità di ricevere la lista del personale di turno nel momento dell’accaduto, possibili testimoni. PEC a cui a ieri ha risposto solo Italo, fornendo il nominativo della persona di turno quel 20 ottobre. Per il resto nessuno ha risposto. Questo crea un altro punto oscuro nella vicenda: nessuna immagine da telecamera, nessun testimone da parte di lavoratori della stazione.

Ma sicuramente persone, lavoratori o anche persone di passaggio in quel momento ci sono state. Si parla di momenti concitati e urla che hanno anticipato lo sparo, che avrebbero potuto attirare l’attenzione di persone curiose. E invece nulla, come nella più banale immagine, simbolo dell’omertà: non vedo, non sento, non parlo.

Il giubbotto

Durante la conferenza stampa è stato mostrato da Giorgio Brasola del Paratod@s, un giubbotto identico a quello indossato da Moussa al momento dell’omicidio: «Questi sono i due fori ritrovi sulla giacca di Moussa, uno all’altezza del cappuccio” quello che poi è andato ad infrangersi contro il vetro dell’ascensore del parcheggio, “il secondo buco ad altezza del cuore, quello che ha ucciso Moussa.» Quindi i colpi ad altezza uomo sono stati sicuramente due.

Brasola ribadisce quanto detto da Ilaria Cucchi e dal fratello di Moussa: è necessario fare chiarezza, è fondamentale trovare testimoni perché bisogna fare assolutamente chiarezza sulla vicenda. «Per Moussa, ma anche per i ragazzi che sono vivi ma che potrebbero un domani trovarsi in una situazione simile.»

La speranza di questa interrogazione parlamentare, voluta da Ilaria Cucchi, possa dare una svolta definitiva e portare le indagini verso la strada giusta e farla uscire da questa percezione che, come ha ribadito Brasola, si voglia insabbiare tutto.   

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