Leggendo le relazioni del Piano di Interventi (P.I.), si deduce che la zona principalmente interessata, dove saranno effettuati le operazioni più importanti, è quella di Verona sud. Sia la mobilità prevista sia gli interventi di rigenerazione e di nuova costruzione, infatti, sono definiti soprattutto su quella zona della città, trascurando aree che avrebbero necessità di un’adeguata e corretta pianificazione, quali il centro storico, le cosiddette periferie e le zone ancora inedificate. Sono necessari tempi e priorità d’intervento, altrimenti viene trascurata l’organicità e l’interdipendenza del territorio comunale, evitando di valutarlo come un sistema urbano complesso.

In quest’ottica non risulta comprensibile la fretta che ha spinto la Giunta e il Consiglio comunale ad approvare gli interventi di trasformazione della grande area agricola della Marangona, in una zona per le attività logistiche, produttive e innovative, prima dell’approvazione del P.A.T., così come risulta inspiegabile non aver contattato la Regione per modificare il P.A.Q.E. sulla base dei cambiamenti socio-economici avvenuti dal momento in cui era stato redatto a oggi. 

Inoltre, prima dell’approvazione del cambio di destinazione d’uso della Marangona, sarebbe stato auspicabile attendere la mappatura delle aree industriali dismesse a Verona sud e la loro valutazione sulla possibilità di ospitare le funzioni destinate alla Marangona stessa. In questo modo, si sarebbe evitato un ulteriore consumo e impermeabilizzazione di altro suolo. Va tenuto conto che Verona ha circa 2.000.000 di metri quadrati di verde in meno rispetto alle norme urbanistiche, dei quali 800.000 solo a Verona sud.

Da tutto questo si comprende coome la prima necessità del nostro territorio sia quella di aumentare le superfici verdi e piantumate, non di consumare le poche zone verdi ancora rimaste. Ma, da quanto letto, non si è ancora capito su quali analisi urbanistiche ed economiche si è rilevata l’esigenza di realizzare un polo logistico alla Marangona, nonostante ne siano presenti o in fase di progetto e di realizzazione altri sia a Verona sud che in varie zone del Comune e della provincia.

Evitare ulteriore consumo di suolo

Una corretta pianificazione territoriale, che tenesse conto non solo dell’ambito comunale di Verona ma anche dei contesti provinciali contermini, potrebbe evitare un ulteriore consumo di suolo alla Marangona e favorire la riqualificazione e la razionalizzazione delle diverse aree dismesse.

Nello specifico del P.I., è previsto che il Quadrante Europa diventi un terminale ferroviario e i vecchi binari, sostituiti da quelli dell’alta velocità, siano utilizzati per una grande rete provinciale di metro-tramvia di superficie per la mobilità delle persone.  Si legge che sarebbero rivitalizzate le stazioni di Villafranca, di San Martino e di San Bonifacio, grazie ad un anello circolare che dovrebbe avere al centro di un triangolo, formato dalle linee ferroviarie Verona-Mantova, Verona-Bologna e dall’autostrada Milano-Venezia, proprio la Marangona.   Ma non si aggiunge che l’attuale rete ferroviaria sta collegando egregiamente Villafranca, San Martino e San Bonifacio con il capoluogo provinciale e che non si sente la necessità di un’ulteriore rete provinciale di metrotramvia che faccia gli stessi percorsi.

La stessa Strada di Gronda è funzionale a una grande modifica di parte del territorio che attraversa, preparando la trasformazione delle zone agricole in produttive.

Il tipo di pianificazione descritto per la Maragona assomiglia a una grossa operazione immobiliare che, per non essere intralciata dalla possibilità di utilizzare, per le stesse funzioni previste, le aree industriali dismesse una volta rigenerate e rendendo così inutile e sbagliata la cementificazione della grande zona agricola, è stato approvato il suo cambio d’uso prima del P.A.T., consentendo al Consorzio ZAI di gestire l’intera operazione. Va specificato che il Consorzio, per poter pagare i costi di urbanizzazione dell’intera Marangona, ha dovuto vendere parte dell’area e ora ne possiede meno del 50%. Il rimanente è di proprietà privata e verrà destinato a piattaforme logistiche, ma anche a capannoni produttivi.

Per confermare il mancato bisogno di costruire alla Marangona, va ricordato che circa dieci anni fa, la Provincia aveva destinato 10.000.000 di mq ai Comuni limitrofi a sud di Verona, (Isola della Scala, San Giovanni Lupatoto, Nogarole Rocca, Oppeano e Vigasio) per realizzare strutture produttive e logistiche e non tutte le aree sono state utilizzate.

Alcune possibili soluzioni

Proponiamo, dunque, di annullare l’Accordo di Programma tra il Consorzio ZAI, il Comune e la Provincia di Verona, per l’attuazione delle previsioni del P.A.Q.E., relative alla “Marangona”. 

L’Accordo di Programma contiene la variante urbanistica al Piano degli Interventi e riporta alcune prescrizioni che individuano cinque Ambiti Unitari di Intervento (AIU) dei quali quattro assoggettati a Piano Urbanistico Attuativo (P.U.A.) e uno, l’Ambito Unitario di Intervento n.1, denominato Corte Alberti, a un sistema semplificato e di più celere approvazione, il P.d.C. (Permessi di Costruire convenzionato). 

Un metodo di attuazione che, in base all’art. 28 bis del d.P.R. 380/2001 (Decreto del Presidente della Repubblica) sembra non essere corretto, perché non prevede l’applicabilità delle regole semplificate per la concessione del permesso a costruire nel caso di zone assolutamente inedificate, dove è indispensabile l’approvazione di un P.U.A. di iniziativa pubblica, secondo quanto prescritto dall’art.14 del Piano d’area;

Inoltre, è stata inserita una scheda norma che riguarda l’ambito identificato come C2 dal PAQE, in un’area di oltre 150 ha, quando l’accordo è limitato alla sola AIU 1 Corte Alberti.

Sulla base di quanto esposto, sarebbe auspicabile che alla Marangona venisse realizzato un parco agroalimentare, che salvaguarderebbe l’ambiente e potrebbe dare spazio alla ricerca scientifica e di conseguenza ad opportunità di lavoro qualificato; inoltre sarebbe importante che venisse bloccato il consumo di suolo e utilizzate e rigenerate le aree industriali dismesse, per rispondere alle esigenze dell’economia locale. Per far questo il territorio deve essere analizzato nella sua interezza e complessità, considerandolo come un organismo unico e interdipendente, in modo da superare la struttura urbana monocentrica per sviluppare quella policentrica.

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