Sono circa 200 le delegazioni di altrettanti Paesi che, dall’11 novembre scorso a Baku capitale dell’Azerbaijan, stanno negoziando – nell’ambito della COP29 (Conference of Parties) – le azioni per stabilizzare il clima terrestre e limitare le conseguenze negative sulle popolazioni.

La COP è  uno dei pochi consessi delle Nazioni Unite in cui i Paesi si parlano, ancora provano ad affrontare la crisi climatica come deve essere affrontata.

Per noi europei  rappresenta un appuntamento particolarmente sentito dopo le ferite causate dalle disastrose alluvioni in Emilia Romagna e  Valencia e la pubblicazione allarmante dell’ultimo rapporto Copernicus, che certificava il 2024 come l’anno più caldo di sempre, con un aumento costante della temperatura di +1.5°C.

Copernicus Novembre 2024

Occorre azzerare l’uso dei combustibili fossili, causa di cambiamenti senza precedenti nel sistema terrestre che spingono l’umanità in territori inesplorati, sempre più imprevedibili, rischiosi.

Obiettivo della conferenza, nonostante il Paese organizzatore sia fra i massimi produttori di idrocarburi e il  presidente Ilham Aliyev nel discorso inaugurale abbia definito le fonti fossili un «dono di Dio», è concordare azioni climatiche di contrasto, un compromesso efficace sull’azzeramento dei combustibili fossili, da praticare immediatamente.

In questo contesto si colloca anche l‘intervento di cinque minuti di Giorgia Meloni. La nostra Presidente del Consiglio ha dedicato al vertice il tempo minimo indispensabile: è arrivata dall’Italia poco prima di intervenire, è uscita dalla sala facendo tanti selfie, non ha parlato con la stampa, non si è confrontata con la delegazione italiana, non ha fatto incontri bilaterali ed è tornata a casa prima che facesse buio. Null’altro che “una toccata e fuga”.

L’intervento di Meloni

Un inizio istituzionale: «In questa conferenza i leader mondiali lavoreranno per adottare il nuovo obiettivo di finanza per il clima e l’Italia intende continuare a fare la sua parte con il Green Climate Fund e il Loss and Damage Fund (i temi in discussione nella COP29, ndr), oltre a promuovere il coinvolgimento delle banche di sviluppo».

Segue il mantra della Destra di Governo: la contrapposizione fra ideologico (ciò che non piace, compresi report scientifici sui cambiamenti climatici) e pragmatico (quello che piace anche contro ogni evidenza): «La natura» dice Meloni «va difesa con l’uomo al centro. Un approccio troppo ideologico e non pragmatico su questo tema rischia di portarci fuori strada verso il successo. La strada giusta è quella della neutralità tecnologica perché attualmente non esiste un’unica alternativa all’approvvigionamento da fonti fossili».

Quello che Meloni vorrebbe fare non è esattamente un capolavoro di pragmatismo: «Dobbiamo avere una visione globale realistica. La popolazione mondiale raggiungerà gli 8.5 miliardi entro il 2030 e il PIL mondiale raddoppierà nel prossimo decennio. Ciò aumenterà il consumo di energia anche per il crescente fabbisogno richiesto dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Abbiamo bisogno di un mix energetico equilibrato per migliorare il processo di transizione. Dobbiamo utilizzare tutte le tecnologie a disposizione. Non solo rinnovabili ma anche gas, biocarburanti, idrogeno, cattura della CO2 e in futuro il nucleare a fusione che potrebbe produrre energia pulita sicura e illimitata».

L’ elenco di soluzioni per il problema più urgente dei nostri tempi include “pragmaticamente”: una fonte di energia fossile (il gas), i biocarburanti di cui non si conoscono ancora gli impatti sull’agrcoltura e i terreni agricoli, la cattura della CO2 che sta facendo una fatica incredibile a superare la fase di prototipo e la fusione nucleare che potrebbe forse esistere fra trent’anni.

Ha sorpreso il passaggio sull’energia nucleare. «L’Italia è all’avanguardia sulla fusione» sottolinea Meloni«Vogliamo usare questa tecnologia che potrebbe segnare una svolta, trasformando l’energia da un’arma geopolitica a una risorsa largamente accessibile». Colpisce il fatto che la Presidente non abbia citato la fissione nucleare, cioè la forma di energia dall’atomo attualmente disponibile sul mercato, la tecnologia per cui spingono sia il suo Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin sia il suo alleato Matteo Salvini.

ECCO, export dell’Azerbaijan

Questo passaggio del suo discorso, inoltre, spiega perché Meloni abbia deciso di partecipare alla conferenza di Baku: Meloni non dimentica, infatti, che il suo Governo immagina l’Italia come l’hub europeo del gas e non poteva snobbare il Paese ospitante della COP29. L’Azerbaijan, infatti, è il nostro secondo fornitore di gas (dopo l’Algeria), dato che ci vende il 57% del suo petrolio e il 20% del suo gas.

Cuore pragmatico di mamma

Avviandosi alla conclusione del suo discorso la Presidente del Consiglio non ha esitato a utilizzare una formula retorica che l’ha resa famosa: «Sappiamo che potremmo non beneficiare personalmente dei risultati degli sforzi che stiamo compiendo. Ma non è questa la cosa importante: sono una madre e come madre niente mi dà più soddisfazione di quando lavoro per politiche che consentiranno a mia figlia e alla sua generazione di vivere in un posto migliore».

E, per completare il suo intervento, cita un filosofo americano del pragmatismo vissuto fra il 1842-1910: «Quindi, come direbbe William James, ‘Agisci come se quel che fai facesse la differenza, perché la fa’».

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