Nei giorni scorsi una serie di movimenti, associazioni e singoli cittadini e cittadini, si sono riunite nuovamente in Via Villa 12 a Quinzano, per continuare il recupero dell’enorme spazio che versa in completo stato di abbandono da 20 anni.

Sabato 2 novembre, dunque, è quindi una terza giornata, dopo quelle del 19 e 20 ottobre scorso, di auto-recupero a cui hanno partecipato attivisti e attivate del Circolo Pink, Laboratorio Autogestito Paratod@s, Ghibellin Fuggiasco, Mediterranea Saving Humans EDT di Verona, Sesamo Odv, Non una di Meno, Ultima Generazione, Osservatorio dei Migranti e molte altre realtà che stanno portando avanti in modo compatto questa lotta.

Hanno effettuato le pulizie e poi si sono riuniti in altrettante assemblee pubbliche, in cui si sono confrontati su ciò che potrebbe diventare questo luogo e su come portare avanti questa battaglia. Una battaglia portata avanti anche in onore di Moussa Diarra, uno dei ragazzi che abitava al Ghibellin Fuggiasco e che stato ucciso domenica 20 ottobre in stazione. Molti dei movimenti impegnati al recupero di Via Villa, infatti, fanno parte del comitato “Verità e Giustizia per Moussa”.

Foto di Claire Adams

Una battaglia, quello dell’auto-recupero dello spazio, che vuole cercare di risolvere in modo emergenziale la questione abitativa per i 40 abitanti e lavoratori del Ghibellin Fuggiasco, in quanto la struttura dovrà essere chiusa a breve per la totale mancanza di sicurezza e vivibilità in cui versa. Ma è un’auto-recupero che vuole essere anche una risposta strutturale al diritto ad avere una casa, un diritto a cui sempre meno persone riescono ad accedere, per via dei prezzi delle abitazioni, sia in affitto sia per l’acquisto, ormai esorbitanti e sempre più inaccessibili.

Difficoltà a trovare una casa anche per la mancanza delle stesse, dato che sempre più proprietari preferiscono affittarle ai turisti piuttosto che a residenti, per trarne maggior guadagno. Inoltre, per le persone straniere, oltre che per una questione economica, la difficoltà a trovare una casa è legata soprattutto ad una questione razzista.

Un problema, quindi, che riguarda tutti, lavoratori precari di ogni nazionalità, compresa quella italiana, lavoratori con contratti a tempo indeterminato ma appartenenti a categoria con basse retribuzioni. Interessa studenti e studentesse fuori sede che spesso, con l’inaccessibilità economica ad una stanza in affitto, viene tolto loro un altro diritto fondamentale: il diritto allo studio. Un problema, quello della casa, che interessa anche le persone separate, così come molte altre tipologia di persone. Nessuno può dirsi esente da questa crisi.

Foto di Claire Adams

L’auto-recupero dello spazio in Via Villa va quindi inquadrato in quest’ottica: recuperare luoghi pubblici abbandonati per restituirli alla cittadinanza, attraverso abitazioni sociali ma anche attraverso luoghi di socialità. L’edificio in questione avrebbe sufficiente spazio per ospitare anche associazioni ed eventi culturali e può diventare luogo per dibattiti, presentazione di libri, concerti e spettacoli teatrali. Vi si potrebbe anche creare un grande orto sociale. Insomma, un luogo oggi abbandonato, ma se recuperato potrà essere vissuto quotidianamente da tutta la cittadinanza, soprattutto quella del quartiere, data grandezza e la potenzialità del posto.

Dopo queste azioni la proprietà, ovvero l’ICISS, aveva diffidato le associazioni nel continuare a portarle avanti. A breve, pare, ci sarà finalmente un incontro tra l’ICISS stessa e le associazioni impegnate nell’auto recupero, oltre al Comune do Verona.

Dato lo stato di totale abbandono in cui versava la villa e l’enorme lavoro di recupero in corso da parte delle associazioni in questa tre giorni, l’auspicio è che questo incontro porti a un accordo per ridare finalmente vita ad un luogo trascurato per troppo tempo. L’accordo porterebbe anche a una soluzione per i ragazzi del Ghibellin Fuggiasco, che reclamano una casa dignitosa. L’auspicio è che questa lotta funga anche da esempio e stimolo per altri luoghi sparsi in giro per la città, che versano ancora – come l’edificio di via Villa prima dell’intervento – in totale abbandono.

Foto di Claire Adams

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