Storie di rinascite, di resurrezioni nel ponte dei morti. Storie di un Verona che di fronte alla Roma si rialza come Rocky con la faccia tumefatta dopo i gol di Bergamo e i rossi di Lecce. Storie di un allenatore che per alcuni era già ai titoli di coda e invece dimostra di avere sia gli attributi fumanti sia lo spogliatoio in mano. Storie di quelle che, nella sceneggiatura di una stagione, potrebbero bastare a girare le sorti di un campionato ancora all’inizio. Purtroppo però la Serie A non è un film, e il campionato del Verona è ancora lungo e insidioso.

A nessuno piace un guastafeste, e qui nessuno vuole far piovere sulla parata gialloblù. E allora – per tenere alto il morale senza rinunciare alle giuste critiche – potrebbe tornare comoda la tecnica del “complimento a sandwich”: un elemento positivo – una critica costruttiva – un altro punto forte. Procediamo.

Carattere e coesione

Il Verona è stato bravissimo a riprendersi e a sfruttare il momento di totale confusione della Roma, così come aveva fatto con il Napoli alla prima di campionato. Cogliere l’occasione del caos giallorosso per rimettersi in pista con slancio dopo le brutte uscite contro Atalanta e Lecce è un po’ come insaccare freddamente il regalo di Zalewski: bisogna saperlo fare.

La squadra di Zanetti ha dimostrato ancora una volta di avere nelle sue caratteristiche i punti di forza del proprio mister: coraggio, coesione del gruppo e capacità di tirar fuori il meglio sotto pressione. L’ha ammesso il coach: “questa squadra deve saper tenere alta la tensione anche nelle partite normali” cioè non solo quando l’acqua è alla gola. Forse questo collettivo non è ancora una squadra dal punto di vista tecnico, ma certamente è un gruppo unito nello spogliatoio, a dimostrazione di ciò è la disponibilità di giocatori nuovi come Mosquera, Harroui e Livramento (ma la lista potrebbe continuare) a dare il massimo quando chiamati in causa, anche se al momento non si trovano al vertice delle gerarchie.

L’Hellas deve trovare il suo gioco

Il Verona si è rialzato dunque. È riuscito a crearsi un’occasione di entusiasmo che serviva come una cima di salvataggio per non scivolare in un possibile vortice di negatività. Attenzione però a non attribuire alla vittoria contro i giallorossi un valore di rinascita di gioco. Proprio come contro il Napoli nella prima partita di campionato i gialloblù sono stati micidiali nel capitalizzare il momento di appannamento di un avversario oggettivamente più forte. L’hanno fatto con tutte le armi che le piccole devono sfruttare di fronte alle grandi: cuore, talento, culo. In quest’ordine.

Se ci limitiamo a considerare l’aspetto tecnico, i problemi nel gioco del Verona rimangono. L’Hellas è stato costruito con un DNA offensivo, esterni che spingono più che coprire, centrocampisti di qualità, una buona scelta di attaccanti diversi tra loro. I numeri offensivi rispecchiano questa impronta, il Verona segna come una squadra da settimo-ottavo posto, ma il gioco nel suo insieme non ha un equilibrio, e le strutture offensive spesso si affidano alla verticalizzazione immediata o all’iniziativa del singolo. La coperta in difesa, si sa, è ben più corta, e l’Hellas dietro incassa più gol di tutti in Serie A.

Zanetti ha parlato dei due gol della Roma definendoli “due gol che puoi concedere alla bravura degli avversari”. Da una parte il discorso del mister è comprensibile: le reti sono arrivate – dice Zanetti – per meriti della Roma e non errori della fase difensiva”. D’altro canto questa riflessione solleva un problema: il Verona è obbligato a segnare due reti per strappare punti ad avversari come la Roma? Non sempre lo Zalewski di turno regalerà palloni indietro. Non sempre la Roma di turno avrà i nervi a pezzi.

Il margine di manovra

Il terzo elemento del compliment-sandwich, come promesso ancora positivo, è la presenza di talento in questa squadra e il margine che ha Zanetti per metterlo a frutto. Il potenziale tecnico del Verona c’è, e a tratti emerge, ma il mister non può puntare solo sul necessario carattere e fame, ci vuole un’idea chiara di come organizzare i talenti che Sogliano gli ha messo a disposizione. Ora il Verona è fuori dalla zona rossa, può respirare e sta recuperando infortuni e squalifiche: condizioni perfette per il lavoro del coach.

La prossima sfida è contro la Fiorentina, squadra in buona salute che vince da cinque partite e sa prendersi i tre punti sia di goleada che di “corto muso” per citare Massimiliano Allegri. Una partita importante per il morale oltre che per i punti: continuare una striscia positiva aumenterebbe lo spazio di manovra di Zanetti, ma sarebbe sbagliato definirla un banco di prova.

Il Verona qualche punto lo sta raccogliendo e la posizione di classifica consente di lavorare senza lo spettro delle ultime spiagge. È vero per la squadra e anche per chi la segue. Il momento è quello giusto per tirare un sospiro di sollievo e ritrovare la lucidità per guardare ai progressi del gioco.

Zanetti ha davanti a sé la sfida del lungo termine, non le gare da dentro o fuori. Ora la missione è trasformare questo gruppo in squadra.

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