Fra Eracle ed Ermes: le frontiere dell’Umano nell’era della complessità
Il Festival della Cultura Umanistica di Figline Valdarno (Firenze) torna nel 2025, quando, dal 9 all'11 maggio, si terrà il sesto simposio di riflessione e studio.
Il Festival della Cultura Umanistica di Figline Valdarno (Firenze) torna nel 2025, quando, dal 9 all'11 maggio, si terrà il sesto simposio di riflessione e studio.
Anche per il prossimo anno 2025 l’Accademia Marsilio Ficino di Figline Valdarno (FI) promuove il Festival della Cultura Umanistica, sesto simposio di riflessione fra cultura ed educazione, fra impegno e riflessione. La commissione tecnico scientifica è ancora al lavoro, ma possiamo anticipare che il titolo sarà: Fra Eracle ed Ermes: frontiere dell’Umano nell’Era della Complessità. Il tema intorno al quale si snoderà la serie degli incontri affidata a esperti e studiosi si pone dunque nella prospettiva dei “limiti”: si cercherà di indagare quali sono i confini di una ricerca scientifica e tecnologica che sembra incontenibile, fino a creare sgomento e timore, e in quale misura le frontiere della conoscenza possono coincidere o sfasarsi rispetto a quelli dell’etica e della psicologia umana.
Gli archetipi mitici di riferimento sono: da un lato Eracle, l’eroe dalla forza invincibile e dall’ energia straripante che compie imprese straordinarie (le celebri Dodici Fatiche) ma pone anche agli estremi confini del mondo noto quelle Colonne che Dante ben definisce come
… li suoi riguardi,
acciò che l’uom più oltre non si metta
(DANTE, Inferno XXVI 108, sg.)
Dall’altro Ermes, il dio che porta i messaggi degli dèi e quindi si muove ovunque; è astuto, ha mille risorse intellettuali, protegge i commerci e le relazioni e alla fine della vita accompagna le anime oltre il limite dell’esistenza, le porta nelle cupe regioni dell’oltretomba, lui che attraversa l’etere luminoso e aperto e non teme le distanze. Due figure del mito, ciascuna delle quali vive in se stessa l’antitesi conflittuale fra limite e superamento, fra norma e violazione, fra sudditanza e autonomia. Si fondono e confrontano, infatti, in questi personaggi del mito la forza e l’intelligenza, il Confine estremo e l’Otre inquietante.
Fra questi poli carichi di significato si muove la ricerca di un senso, di un valore, di un fine della creatura umana, affamata di conoscenza, disposta a tutto pur di oltrepassare i propri “limiti”, ma timorosa di un ignoto che sembra farsi sempre più vicino e connaturato alle proprie insopprimibili “esigenze di scoperta”. Una dialettica continua, quindi, fra voluntas noscendi e cupio dissolvi, fra horror vacui e studium vitae animata dal
soffio possente d’un fatale andare,
oltre la morte;
… (PASCOLI, Alexandros, 34, sg.)
E così i “limiti” diventano “frontiere”, “termini”, che, se da un lato dividono e separano, dall’altro sembrano provocare e chiedere di essere scardinati e rifondati in un gioco continuo fra creatività e responsabilità, fra potenza e inganno, fra illusione e angoscia, fra timore e fiducia.
L’Umano, l’Anthropinon, si fa quindi, spazio dell’infinito, ma si riconosce anche come ristretto territorio che non accetta di essere “contenuto”. E dunque il Limite è un ostacolo o una risorsa? Dove collocheremo il prossimo limes, la nuova frontiera della scienza, delle tecniche e dell’etica? Tutto questo, mentre intorno a noi cresce “l’entropia culturale”: la società si ormai liquefatta, le istituzioni sembrano evaporare in una nube confusa e solo chi sa tracciare con competenza le proprie rotte di navigazione riesce a vincere l’angoscia e il narcisismo che dominano la psicologia comune.
L’Era della Complessità è appunto questo contesto globale, nel quale i confini di spazio e tempo sembrano non esistere più. La scansione rassicurante del tempo “discreto” sembra essersi dissolta in una continuità senza pause e lo spazio non ha che i limiti imposti agli individui dai loro mezzi. L’affacciarsi sul mercato e sulla comune convivenza dell’Intelligenza Artificiale potrebbe essere un’occasione di rilancio dell’Intelligenza Naturale o come dice Max Tegmark: “Così facendo, mentre scopriamo chi siamo, in parallelo ci stiamo inevitabilmente rendendo obsoleti? Sarebbe poeticamente tragico.” Il sesto simposio di studi promosso dall’Accademia Marsilio Ficino si propone di indagare questa dimensione poetica e scientifica, etica ed economica per offrire un contributo di pensiero che possa servire da “cassetta degli attrezzi”, soprattutto ai giovani che vivono questa fase storica con il desiderio di capire e con il rischio di non comprendere, ma di adeguarsi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA