Al Mescolanze Festival un viaggio nell’immaginazione
Il 26 ottobre il Teatro Cerro farà da palcoscenico per la prima assoluta di "C’è un Luogo. Un Luogo che non C’è. Storie per Immaginazione" di Marco L. Zanchi.
Il 26 ottobre il Teatro Cerro farà da palcoscenico per la prima assoluta di "C’è un Luogo. Un Luogo che non C’è. Storie per Immaginazione" di Marco L. Zanchi.
Il 26 ottobre alle ore 20:45, il Teatro Cerro (Piazza Don Angelo Vinco, 2, a Cerro Veronese) farà da palcoscenico per la prima assoluta di C’è un Luogo. Un Luogo che non C’è. Storie per Immaginazione, il nuovo film diretto da Marco L. Zanchi, all’interno della programmazione del Mescolanze Festival.
Quest’opera cinematografica, che fonde elementi di riflessione esistenziale e voli di fantasia, si preannuncia come un’esperienza sensoriale e intellettuale in grado di trasportare lo spettatore in un universo unico.
Al centro del film di Zanchi c’è un concetto semplice e al tempo stesso profondamente evocativo: l’immaginazione. Questa viene presentata come un’entità avvolgente, protetta da un “silenzioso e produttivo oziare”. È in questo spazio sospeso che il film invita lo spettatore a perdersi, esplorando luoghi che non esistono, ma che si materializzano attraverso il pensiero e la fantasia.
L’opera si muove su due binari paralleli: da una parte c’è la narrazione di un viaggio, un’avventura coraggiosa che spinge il protagonista a esplorare l’ignoto; dall’altra parte, c’è l’introspezione, il tentativo di familiarizzare con quei luoghi interiori che spesso sfuggono alla razionalità.
Questo viaggio interiore viene scandito dal ritmo della natura, dal silenzio e dall’inoperosità, che diventano le vere forze motrici del film. L’immaginazione non è semplicemente un mezzo di fuga dalla realtà, ma piuttosto una lente attraverso la quale osservare e trasformare il mondo stesso. Il quotidiano diventa fantastico, e la bellezza – descritta come una “presenza seduttiva” – si siede al fianco dello spettatore mentre attraversa la vita.
Il film sembra voler affermare che la bellezza non risiede tanto nelle risposte, quanto nelle domande. L’immaginazione diventa il veicolo principale attraverso cui l’ignoto prende forma e diventa accessibile. Tuttavia, questa accessibilità è ambigua e mutevole.
Zanchi costruisce un mondo in cui la razionalità e l’ordine lasciano spazio all’inaspettato, all’inconsueto. Il titolo stesso, C’è un Luogo. Un Luogo che non C’è esprime questa dualità: esiste un luogo che può essere visitato solo con la mente, un luogo che sfugge alle regole del tempo e dello spazio ma che, paradossalmente, è più reale di molti altri.
L’immaginazione è anche presentata come una figura complessa, quasi umana. Viene descritta come “forte e fragile, inclusiva e materna”, un’entità che osserva la vita con uno sguardo accogliente e non giudicante. Abita “nell’enorme, non nelle norme”, suggerendo la sua natura ribelle, capace di andare oltre i confini della logica e della convenzione sociale.
Il film sembra voler esplorare come questa immaginazione possa diventare un mezzo per superare i limiti della realtà. Se qualcuno pone dei limiti, è proprio l’immaginazione a suggerire delle soluzioni. C’è una libertà implicita nel modo in cui questa forza viene rappresentata: ama “camminare a piedi nudi sulla vita”, stendendo ogni giorno nuovi sogni sotto i nostri piedi.
L’aspetto visivo e sonoro del film gioca un ruolo cruciale nell’immersione dello spettatore in questo mondo di immaginazione. La pellicola è impreziosita da un cast di attori e musicisti di talento: Anna Ferrari, Antonella Burato, Alice Pellegatta e Giovanni Erbisti sono solo alcuni dei nomi coinvolti, che porteranno sullo schermo personaggi complessi.
La colonna sonora, che include cameo musicali di Fabio Vidali e Riccardo Rea, contribuirà a creare un’atmosfera sospesa, quasi onirica. Le voci narranti di Antonella Zanchi e Lio Pike, inoltre, aggiungeranno una dimensione intima e personale al film, quasi come se gli spettatori fossero condotti per mano lungo il percorso della narrazione.
Il soggetto e la sceneggiatura, firmati da Anna Ferrari e Marco L. Zanchi, offrono una riflessione profonda sulla natura della creazione artistica e sul ruolo che l’immaginazione può svolgere nella vita quotidiana.
“Il suo nome? Immaginatelo, se vi pare.” Con questa frase si chiude il comunicato stampa, lasciando allo spettatore il compito di dare un nome e un volto all’immaginazione. Non ci sono risposte definitive nel film C’è un Luogo. Un Luogo che non C’è: ogni spettatore è chiamato a interpretare, a trovare il proprio significato in un’opera che vive di ambiguità e molteplicità.
Con l’ingresso libero per la serata della première, il Mescolanze Festival offre al pubblico un’opportunità imperdibile per partecipare a un’esperienza cinematografica che non si limita a raccontare una storia, ma invita ciascuno a partecipare attivamente alla creazione di significati.
Il film di Marco L. Zanchi si preannuncia quindi non solo come un viaggio personale nel mondo della fantasia, ma come un’occasione per riflettere sul ruolo dell’immaginazione nelle nostre vite.
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