Il mito, come descritto da Ovidio, narra di un abile scultore di Cipro, Pigmalione, che dedica la sua vita all’arte e crea una statua di una donna così bella e perfetta da innamorarsene, ritenendola più bella di qualsiasi donna in carne e ossa.

Disperato perché non poteva essere ricambiato dall’amata statua, Pigmalione prega Afrodite, la dea dell’amore, di dare vita alla sua creazione. Mossa dalla richiesta, la dea esaudisce il suo desiderio e la statua prende vita, trasformandosi in una giovane donna reale con la quale Pigmalione si sposa.

L’effetto Pigmalione-Rosenthal

Pigmalione e la sua statua

L’effetto Pigmalione è stato portato alla luce negli anni ’60 da Robert Rosenthal e Lenore Jacobson, i quali condussero uno studio su un gruppo di studenti in una scuola. I ricercatori informarono gli insegnanti che alcuni studenti avevano un potenziale di apprendimento superiore rispetto agli altri. Tuttavia, a insaputa degli insegnanti, questi studenti erano stati selezionati in modo casuale!

Nonostante ciò, gli insegnanti iniziarono a trattare in maniera più favorevole gli studenti che i due ricercatori avevano riferito essere migliori. Gli studenti in questione iniziarono a mostrare miglioramenti significativi nei loro risultati scolatici, non per via di favoritismo degli insegnanti, ma perché ottenevano prestazioni oggettivamente migliori. Le aspettative positive degli insegnanti avevano dunque plasmato le abilità e i risultati degli studenti.

L’effetto Pigmalione, come sopra descritto, mette chiaramente in luce un importantissimo principio pedagogico. Tuttavia, si può andare anche oltre.

Oltre la scuola: amare una fantasia

L’innamoramento di Pigmalione per una sua creazione, ritenuta essere più bella di qualsiasi altra donna reale, rimanda a una dinamica che osserviamo di frequente nelle relazioni affettive. Ciò avviene quando sono proiettate sul partner delle aspettative idealizzate che “prendono vita” impedendoci di vedere la realtà sottostante o l’individuo dietro l’oggetto d’amore (o, più propriamente, l’oggetto dell’ossessione!).

Pigmalione è insoddisfatto di ogni donna reale, con i suoi pregi e i suoi difetti. Si costruisce da sé, scolpendola, la sua donna ideale che in tutto e per tutto rispecchia i suoi desideri e le sue aspettative.  Analogamente, molte persone cercano il partner ideale o l’idealizzata anima gemella e la costruiscono, non con martello e scalpello, ma investendo l’altro di proiezioni, aspettative e fantasie.

Il risultato è l’appagamento di una personalissima gratificazione, al “semplice prezzo” di aver perso di vista la realtà. Questa è una spada a doppio taglio.

Da un lato, come Pigmalione, si può continuare a vivere nella propria fantasia divenuta, solo apparentemente, realtà. In questo scenario, la persona “amata”, non è veramente un individuo, visto nei suoi pregi e nei suoi difetti, in altre parole, nel suo essere carne e ossa. Il partner esiste solo per la gratificazione dell’altro: diviene uno specchio che restituisce solo le immagini dell’altro senza possibilità di mostrarsi veramente per chi è.

Dall’altro lato, la fantasia d’amore può essere il rifugio di un partner insoddisfatto che, piuttosto di riconoscere di essere invischiato in una relazione insoddisfacente, idealizza l’altro per mantenere vivi i propri sentimenti d’affetto, chiudendosi in un sogno a occhi aperti.

In entrambi i casi, l’altro non è visto per quello che realmente è. Ma è il riempitivo del vuoto interiore di una persona che non riesce a darsi veramente all’altro in una relazione: non ama la persona, ma ama le sue fantasie e l’idea di essere innamorato.

Foto da Unsplash di Belinda Fewings

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