Capstan e l’importanza della parola
Podcast Video, Intervista a Capstan, artista della scena rap e hip hop veronese, che ci racconta dei suoi viaggi, della sua musica, delle sue amicizie e del suo rapporto con la città di Verona.
Podcast Video, Intervista a Capstan, artista della scena rap e hip hop veronese, che ci racconta dei suoi viaggi, della sua musica, delle sue amicizie e del suo rapporto con la città di Verona.
Capstan è un artista hip-hop di Verona e nella “conversazione” si esplorano la sua carriera musicale, la sua vita personale e il suo processo creativo.
Nel corso dell’intervista il musicista racconta dei suoi viaggi giovanili (e in particolare della sua permanenza in Australia) e su come queste esperienze abbiano influenzato la sua musica e la sua vita personale. «Viaggiare è stato una fonte di ispirazione sia per il mio percorso artistico sia per la mia crescita personale», ha spiegato l’artista, che ha poi parlato di come il suo primo album, “Lo strano viaggio”, sia stato effettivamente ispirato dalle sue esperienze all’estero.
Il padre è originario di Verona e la madre di Locri, in Calabria: queste le origini familiari che hanno influenzato la sua personalità e la sua musica. Anche se non proviene da una famiglia di musicisti, Capstan ha raccontato che il nonno scriveva poesie e lo ha ispirato indirettamente a esprimere le proprie emozioni attraverso l’arte.
Da qui emerge l’importanza della parola nella vita e nell’arte di Capstan, il quale sottolinea come essa sia alla base di tutto, non solo nella musica, ma anche nella vita quotidiana e nel suo lavoro come copywriter. L’artista descrive la sua passione per la scrittura, parlando del processo di scelta delle parole giuste e della capacità di comunicare emozioni attraverso testi rap. «La musica come una forma di espressione viscerale, una valvola di sfogo che lo aiuta a gestire le sue emozioni» spiega l’artista. «Il rap mi permette di affrontare temi personali e sociali, dalla discriminazione alle difficoltà quotidiane, attraverso testi che cercano di rimanere autentici e profondi.»
Nel corso della chiacchierata è emerso l’inevitabile confronto tra rap e trap. Capstan sottolinea che mentre il rap è spesso più riflessivo e impegnato, con tematiche profonde, la trap tende a essere più semplificata nei suoi messaggi.
Il rapper riconosce l’evoluzione dei generi, ma rimane legato alla tradizione del rap come strumento di autoanalisi e resistenza, specialmente nel contesto di una città come Verona, spesso percepita come conservatrice. Capstan sottolinea «l’importanza di resistere alle avversità, trovando nella musica e nella comunità hip-hop un modo per esprimere se stesso e combattere stereotipi e pregiudizi.» Parla anche della creazione del pezzo “Una famiglia universale”, scritto in risposta a un convegno conservatore sulla famiglia avvenuto a Verona qualche anno fa, in cui esprime il suo dissenso verso tutti i tipi di discriminazioni.
Capstan descrive il suo rapporto di lunga data con Zampa, un altro artista di punta della scena rap veronese. La loro collaborazione ha prodotto numerosi pezzi e album nel corso degli anni. Capstan ammira la capacità di Zampa di esprimere emozioni autentiche attraverso la musica, descrivendolo come un modello di trasparenza emotiva e abilità artistica.
Uno dei momenti più significativi dell’intervista è la discussione sull’album “V-troit”, frutto di una collaborazione con Denki Harv, un artista di Detroit. Capstan racconta di come questa collaborazione sia nata durante un incontro casuale a una festa e si sia evoluta in un progetto artistico condiviso. Descrive il processo di creazione del disco, dai beat ricevuti da Harv alla loro successiva registrazione, sottolineando come il progetto abbia preso forma naturalmente e si sia concretizzato dopo vari anni di lavoro e incontri.
Capstan parla dell’importanza di J Dilla nella sua formazione musicale. Produttore leggendario della scena hip-hop, J Dilla ha influenzato Capstan non solo musicalmente, ma anche nel modo di concepire l’arte e la collaborazione. L’album “V-troit” è una celebrazione di questo legame con la tradizione musicale di Detroit e il lavoro di Dilla, il cui spirito è presente in tutto il progetto.
L’intervista si conclude con una riflessione su come la musica sia un mezzo di resistenza, non solo contro le avversità personali, ma anche contro le pressioni sociali. «Creare musica è un atto di auto affermazione e di rivalsa e attraverso il rap riesco a mantenere viva questa tensione creativa», ha dichiarato l’artista.
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