Nella giornata di ieri, 14 ottobre 2024, si è celebrato a Verona (ma non solo) il quarantesimo anniversario di un evento che è rimasto inciso a fuoco nella memoria dei tifosi dell’Hellas Verona. Il 14 ottobre 1984, infatti,, durante la quinta giornata del campionato 1984-85, Preben Larsen Elkjær, l’attaccante danese della squadra gialloblù realizzò uno dei gol più rappresentativi della storia del calcio italiano. Quella rete, siglata durante il match contro la Juventus, non solo decretò il 2-0 definitivo per la squadra scaligera in quel match, ma divenne il simbolo di un’annata irripetibile: quella che portò il piccolo Verona di Osvaldo Bagnoli a vincere il suo primo, e finora unico, Scudetto.

La stagione 1984-85 è considerata ovviamente la più gloriosa nella storia dell’Hellas Verona. Allenati da “il mago della Bovisa” (uno dei tanti soprannomi che il mitico Gianni Brera aveva dato all’allenatore dei veronesi), i gialloblù costruirono una squadra solida, compatta, e capace di competere ad armi pari con le grandi del calcio italiano. Con giocatori di grande talento come Hans-Peter Briegel, Antonio Di Gennaro, e, naturalmente, Preben Elkjær, il Verona riuscì a battere formazioni storiche e a costruire una cavalcata verso il titolo che sembrava impossibile fino a pochi mesi prima.

Nel corso della quinta giornata di quel campionato, il Verona affrontava la Juventus campione d’Italia allo Stadio Bentegodi. Fra le fila dei bianconeri, allenati da Giovanni Trapattoni, si contavano numerosi campioni, fra cui elementi del calibro di Michel Platini e Paolo Rossi. Ma quel giorno per loro non ci fu scampo. Il 14 ottobre 1984 sarebbe stata segnato indelebilmente dal gesto atletico di Elkjær.

Il gol “senza scarpa”

Il gol del 2-0 segnato da Preben Elkjær è passato alla storia per una serie di motivi che vanno oltre la sua pura esecuzione tecnica. La partita era già incanalata verso una prestazione di grande spessore da parte del Verona (che era passato in vantaggio grazie a una rete del “solito” Nanu Galderisi, abile a sfruttare un errore in uscita del portiere bianconero Tacconi), ma ciò che accadde al 76° minuto fu un episodio che i tifosi gialloblù non dimenticheranno mai.

Elkjær, raccogliendo un lunghissimo lancio che arrivava dalle retrovie, raccolse palla a centrocampo e, dopo aver spiazzato il diretto marcatore con una finta, iniziò una progressione potente verso la porta juventina. Con la sua forza e la sua corsa, superò dapprima Dario Bonetti e poi il giovane Stefano Pioli. Tuttavia, fu l’intervento di Luciano Favero a rendere la storia ancora più incredibile: il difensore juventino cercò di fermare Elkjær con un intervento deciso, ma ciò che riuscì a fare fu solamente sfilargli la scarpa destra.

A quel punto, qualsiasi altro giocatore avrebbe potuto interrompere la corsa per cercare l’attenzione dell’arbitro, che non avrebbe potuto far altro che fischiare un calcio di rigore. Qualsiasi altro giocatore, ma non certo Elkjær. Il danese, noncurante del problema, proseguì la sua corsa e, senza pensarci troppo, calciò di destro, infilando il pallone nell’angolino basso alla sinistra di Stefano Tacconi. L’urlo del radiocronista Roberto Puliero (lo si ascolta nel video qui sotto) ancora risuona nelle orecchie di tanti tifosi gialloblù. L’esultanza del Bentegodi fu esplosiva. Quel gol non solo sigillava la vittoria contro la Juventus, ma simboleggiava lo spirito indomabile del Verona di quella irripetibile stagione.

Video tratto da Hellas Live (sito a cura di Alberto Fabbri)

Il gol segnato senza una scarpa è diventato immediatamente il simbolo di quella vittoria e dell’intero campionato del Verona. In quell’azione c’era tutto: forza, coraggio, determinazione e, se vogliamo, anche una buona dose di fortuna, elementi che si sarebbero rivelati cruciali per il Verona durante il suo percorso verso lo Scudetto. Elkjær divenne l’eroe indiscusso, non solo per la sua abilità, ma per quella capacità di trasformare un momento di difficoltà – perdere una scarpa – in una straordinaria opportunità.

La partita contro la Juventus vebbe vista da molti come la prima vera dimostrazione di forza di quell’Hellas. Quella vittoria, condita dal gol spettacolare di Elkjær, diede alla squadra la consapevolezza della propria forza e del proprio valore e del fatto che ce la si poteva giocare contro tutti.

Il Verona 1984-85: una squadra leggendaria

La vittoria sul campo – dopo quella alla prima giornata contro il Napoli di Diego Armando Maradona – fu forse il vero inizio di una cavalcata. Guidati da Bagnoli, i gialloblù mostrarono una solidità difensiva impressionante, con il portiere Claudio Garella spesso decisivo, e un gioco corale capace di mettere in difficoltà le grandi potenze del calcio italiano.

I giocatori chiave furono tanti: Hans-Peter Briegel, il mastino tedesco, fornì forza fisica e copertura; Antonio Di Gennaro orchestrava il gioco a centrocampo con intelligenza e precisione; Nanu Galderisi dava velocità e concretezza in attacco, Piero Fanna (il vero fuoriclasse di quella squadra) che sgroppava sulla fascia senza che gli avversari riuscissero a fermarlo. E poi proprio Preben Elkjær, che con i suoi gol e la sua personalità trascinante, rimase il simbolo di quella stagione indimenticabile, anche se rimane a lungo fermo a causa di qualche infortunio.

A fine campionato, l’Hellas Verona si laureò a sorpresa Campione d’Italia per la prima volta nella sua storia, coronando un percorso che era cominciato con un sogno lontano e si era concretizzato con un lavoro di squadra eccezionale. Lo Scudetto gialloblù del 1984-85 rimane un unicum nella storia del calcio italiano e viene ricordato ancora oggi come uno degli episodi più romantici di questo sport.

L’Hellas Verona campione d’Italia 1984-85

“Cavallo Pazzo” forever

Preben Elkjær, soprannominato “Cavallo Pazzo” per la potenza atletica e la sua corsa (e per quel suo modo di essere un po’ fuori dagli schemi), non è stato solo un grande attaccante: è stato un vero e proprio simbolo per l’Hellas Verona e per tutta la città. Il suo carattere irriverente, la sua determinazione e il suo stile di gioco “tutto cuore” hanno fatto di lui un eroe immortale per i tifosi gialloblù. Quando arrivò in Italia, nell’estate del 1984 insieme ad Hans Peter Briegel, in una delle prime interviste rispose, al giornalista che gli chiedeva quale fosse l’obiettivo del Verona per quella stagione, “Vinceremo lo Scudetto”. Tutti pensarono a una battuta e la risposta provoco qualche sorriso. E invece quella che sembrava essere una risposta irriverente, al cospetto di un campionato che poteva vantare all’epoca i più grandi campioni del calcio mondiale, si rivelò una profezia più che azzeccata.

Quel gol del 14 ottobre 1984, a dirla tutta, rimane solo uno dei tanti episodi che hanno contribuito a creare la leggenda di Elkjær, ma rimane senza dubbio il più significativo. E oggi, ogni volta che si rievoca la straordinaria impresa dello Scudetto 1984-85, il nome di Elkjær è quasi sempre il primo a essere menzionato. Quel gol contro la Juventus, senza una scarpa e con un cuore pieno di passione, è diventato il simbolo di un sogno realizzato.

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