Una ventina e passa di anni fa quando vedevi un ragazzo della tua età esordire in Serie A, mentre tu non avevi ancora combinato nulla, era il segnale di iniziare a pensare a qualche altra carriera oltre a quella di calciatore. Quando però quel giocatore si ritira definitivamente, la carta d’identità si fa pesante, e guardare a ciò che è stato diventa più di un esercizio di flebile nostalgia.

Rafael Nadal lascia il tennis e, benché tutto il mondo fosse consapevole che al campione spagnolo restassero davvero poche cartucce da sparare, la notizia è calata come una mannaia su chi, come il sottoscritto, ancora lo vede in canotta fluo e capelli al vento mentre spara bolidi da fondo campo.

Quando è apparso sulla mappa del grande tennis internazionale, Rafa era il manifesto estetico della classe 1986. Una generazione che si lasciava l’adolescenza alle spalle, prendendo velocemente consapevolezza di trovarsi a cavallo tra il boom di internet e l’alba dei social network. Il tutto condito da un buongusto ancora da affinare. È chiaro, infatti, che non ci siamo ribellati abbastanza ad una moda che imponeva magliette attillate, jeans opinabili, e frange piastrate. Alcuni di noi in capo a pochi mesi avrebbero anche esposto con orgoglio insulti alla propria madre su t-shirt dai colori improbabili. Ma questa è un’altra storia.

Un giovane Rafael Nadal (pagina FB Rafa Nadal)

Le prime immagini di Nadal praticamente le potevi vedere solo pochi istanti prima dei titoli di coda di Studio Sport, appuntamento sacro prima di Dragon Ball e i Simpson. Quel ragazzino con la fascetta e i bicipiti in evidenza, che pareva uscito da una puntata di Paso Adelante, sarebbe diventato un titano del tennis, oltre che uno dei più grandi atleti di sempre.

Dalla Coppa Davis del 2004 agli ultimi lampi di classe cristallina in Australia e Francia di un paio di anni fa, seguire l’andamento della carriera di Rafael Nadal è stato come guardarsi allo specchio. Crescere insieme a lui. L’esuberanza e lo strapotere fisico dei primi anni, ad esempio, culminati con la più bella finale nella storia degli Internazionali d’Italia, nel 2006. Al Foro Italico, 5 ore e 5 minuti di puro spettacolo contro Federer, il rivale/amico col quale scriverà l’epica del tennis.

E poi gli anni dell’università, quando sei convinto di poterti arrampicare fino al cielo. Estate del 2008. Gli ultimi esami prima di un viaggio all’estero con gli amici, l’immagine iconica del campione maiorchino che urla al cielo sdraiato sull’erba del Queen’s. La prima vittoria a Wimbledon, sempre di fronte a Federer, in una delle più belle esibizioni di sport a cui ho avuto la fortuna di assistere.

Rafa e Roger. Roger e Rafa. Sì perché quando parli dell’uno, non puoi fare a meno di citare anche l’altro. L’eleganza e la classe adamantina dello svizzero. Il corpo e i muscoli portati al massimo dell’efficienza nello spagnolo. Ai due, in capo a pochi anni, si sarebbe aggiunto Djokovic. Che ha preso un po’ dell’uno e un po’ dell’altro, unendo il tutto ad una tempra caratteriale che l’ha portato a rivaleggiare, e infine superare, Federer e Nadal. Ci pensate mai a che fortuna abbiamo avuto a poterci godere questi tre praticamente nello stesso momento?

In più di vent’anni di carriera Nadal lo abbiamo visto cambiare, fare i conti col proprio corpo più volte. Dal sorridente ragazzo da spiaggia all’uomo maturo, che deve scendere a patti con due decenni in cui ha portato fisico e mente allo stremo. Puoi aver fatto qualsiasi sport a qualsiasi livello, ma quel momento in cui ti accorgi di non riuscire più a fare un movimento che è sempre stato semplice, quasi automatico, se lo ricordano tutti.

Un fotogramma del video d’addio di Rafael Nadal

Niente più canottiere e pantaloncini. Il Rafael Nadal del video d’addio è un uomo di 38 anni, ma che potrebbe anche averne qualcuno in più. Non l’avessi visto giocare decine e decine di volte, c’è il rischio di scambiarlo per un erede della corona di Spagna che parla al suo popolo. Le parole pesate, lo sguardo consapevole. Di chi sa che è arrivato il momento di posare la racchetta.

La nuova generazione di campioni è cresciuta ammirando Nadal. Toccherà a loro scrivere pagine nuove. Anche se ciò che abbiamo visto fare allo spagnolo sulla terra rossa difficilmente sarà ripetibile. Per tutto questo, per i 22 Slam, per questi vent’anni. Gracias Rafa. Me quito la gorra.

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