L’addio al palco dello “Zio Rock”
Omar Pedrini, cantautore solista ma fra i fondatori dei Timoria, ha salutato per sempre le performance live a Verona, al The Factory, con un concerto che non ha fatto sconti.
Omar Pedrini, cantautore solista ma fra i fondatori dei Timoria, ha salutato per sempre le performance live a Verona, al The Factory, con un concerto che non ha fatto sconti.
Quando arriva Senza Vento siamo ancora all’inizio, al quarto pezzo. “Le scelte sono sempre difficili nella vita”, dice poi Omar, “ma con un pubblico così che cazzo ci vado a fare a Londra?” E parte quel pezzo, uno dei singoli che trovo più riusciti della sua avventura solista: Cosa vado a fare a Londra?. E al termine ci scappa pure un ritornello di Shine on you crazy diamond. È stato uno dei momenti più intensi di tutto il live, l’ultimo a suo dire, che Omar Pedrini ha tenuto sabato 5 ottobre sera nella The Factory di San Martino Buon Albergo (VR).
Lo “zio rock” non è stato molto fermo nella sua vita. Ma ora, come narrerà anche durante la serata, è giunto il momento di dar tregua al suo malandato cuore. Tuttavia anche sabato non si è risparmiato, e ha suonato come sempre, cioè come fosse l’ultimo concerto. Può sembrare una frase fatta, per chi non c’era, ma per chi invece ha garantito uno splendido sold out è stato lampante il senso di umanità e di trasporto con cui ci si è uniti, tutti, alla storia di chi, specie con i Timoria, ha dato nerbo al rock italiano degli anni ’90.
Se di tutti i musicisti si può parlare bene, quello che davvero ha spiccato, e non solo per il roboante assolo durante Amsterdam, é stato Carlo Poddighe. Anch’egli bresciano, vista la fine carriera di Omar Pedrini invito qualunque nome, anche grosso, della musica a tenerlo seriamente d’occhio, o meglio ad assumerlo seduta stante. Proprio di Amsterdam notevole la lunga parte strumentale reggata con tanto di pezzo di Last night a dj saved my life.
Pedrini non si è lasciato andare a smancerie vere e proprie. Per capirsi non è stato un concerto di contorno a pianti e stridor di denti per una fine di carriera anninciata, bensì una festa con una grande performance. E certo, con inserti emotivi qua e là, ma non poteva essere diversamente.
Come quando l’ex Timoria ha alzato lo sguardo al cielo e, sorridendo, ha dedicato al fan Marco, e a moglie e figlio presenti in suo onore, Sangue impazzito, la sua canzone preferita. Difficile dissentire, vista la bellezza del pezzo.
L’atmosfera é splendida, l’unione dei presenti importante. Quello che colpisce, anche dopo tanti concerti vissuti, è la capacità comunicativa sopra la media di questo figlio del rock bresciano, in grado di essere onesto ed energico, e al contempo sensibile e pienamente conscio del proprio pubblico, presente anche con tanti rappresentanti fuori area, da Roma, Napoli, Milano, Firenze ecc.
Verso Oriente é stato un altro momento magico, che va ad aggiungersi all’oltre decina di pezzi dei Timoria proposti, in questo caso fatta per soddisfare la richiesta di un fan. Tanti anche gli ospiti, tra i quali Beppe Facchetti alla batteria. Ma molto anche i ringraziamenti a chi lavora fuori palco, come Adriano Zappa e il luciaio Luciano, che lavora in analogico e questo si é visto durante tutto lo show.
“Gettiamo il cuore oltre l’ostacolo, nel mio caso non é un gioco di parole” ha detto ad un certo punto Omar Pedrini. E dopo cotanto concerto non posso che sperare che lo getti ancora e ancora, ma avendone cura. La stessa che ha avuto per il suo pubblico in tanti anni, terminando il concerto con Freedom e proponendo ancora prima un brano che ha segnato la mia adolescente: Sole spento.
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