Le tre sconfitte di seguito arrivate contro Lazio, Torino e Como rappresentano un campanello d’allarme per l’universo Hellas, e com’è nella natura umana parte implacabile la ricerca dei perché. Difensori scarsi? Problemi di mentalità? Il mister è impreparato? Avversari superiori tecnicamente? La spiegazione non è mai una sola, e se hanno dato il nobel al professor Parisi per la descrizione dei sistemi complessi, un motivo – fidatevi – c’è.

Repetita iuvant: il Verona, come ogni anno, punta a salvarsi all’ultimo minuto del posticipo dell’ultima giornata. Sono politiche aziendali e necessità di borsa. Da questo assunto derivano due conseguenza dirette. La prima: la squadra non può essere il Brasile del 2002; la seconda: gli episodi contano almeno quanto la pianificazione.

Da queste due valutazioni deriva la confusione di opinioni legittime che cercano di spiegare il momento di difficoltà della squadra. Dal più tranchant “semo strassi”, all’ottimista ex-post “senza il rosso non la perdevi mai”, fino al draconiano “Zanetti via subito!”.  Sono le meraviglie del calcio.

Certamente le tre sconfitte sono arrivate in contesti e modi molto diversi. Con la Lazio la differenza tecnica si è vista chiaramente e senza appello, con il Torino le individualità superiori e il fantomatico “Vanolismo” sono stati amplificati da una follia inspiegabile di Dawidowicz, con il Como il Verona ha sbagliato completamente l’approccio e si è scavato una fossa su cui l’arbitro Giuà ha messo una pietra tombale con il suo abbaglio clamoroso.

In tutto questo il Verona sta rinunciando o ha dovuto rinunciare a giocatori fondamentali come Serdar, Duda e Suslov, scoprendo nel frattempo diamanti grezzi che però non possono risollevare una squadra da soli. Diciamolo chiaramente: Belahyane sembra avere tutte le carte in regola per essere un talento cristallino, ma l’unica cosa che potrà fare al di fuori di un sistema efficace è diventare la prossima plusvalenza. Importante, per carità, ma qui parliamo di pallone e non di bilanci.

Il Verona sta segnando, cinque gol in tre partite sono un ottimo bottino, ma concede davvero troppo in fase difensiva. Una difesa a dir poco ballerina che sbaglia moltissimo sul piano individuale. Ogni settimana la croce cade sulle spalle di un centrale diverso: Coppola e il suo retropassaggio, Pawel e la sua gomitata, Magnani e la sua lentezza in chiusura… Quando i difensori sbagliano e si prende gol per un errore individuale la reazione è sempre la stessa. Se un giocatore sbaglia un fondamentale cosa si può imputare al mister? 

Il match report della gara col Como parla chiaro. Il Verona ha giocato per quasi tutta la partita a ridosso della sua area di rigore, nella top5 dei giocatori che hanno corso di più nel Verona – dietro a Tchatchoua che si fa la fascia e all’indemoniato Belahyane che corre un chilometro più degli altri – ci sono i tre dietro: Frese, Coppola e Daniliuc. Il Como ha toccato palla in zona offensiva ben 203 volte, contro le 66 del Verona. Sono numeri che raccontano una partita di pressione assoluta per la fase difensiva. Più palloni, più errori, più gol concessi. Troppi. Un errore è un caso sfortunato, un imprevedibile fatalità che succede a tutti – chi più chi meno -, ma quando gli errori diventano una costante di reparto la mano del tecnico deve intervenire. 

Una componente di atteggiamento nei problemi del Verona c’è senz’altro. Lo ha ammesso con grande onestà Zanetti in conferenza stampa parlando di “primo tempo orribile”, però la difficoltà del Verona nell’affrontare i primi minuti di gara è sotto gli occhi di tutti. Ma nel calcio testa e risultati vanno sempre assieme e a volte risolvere un problema significa cancellare l’altro.

Ora Zanetti deve trovare un equilibrio per questa squadra. Una squadra che segna ma che si fa infilare con troppa facilità. Una squadra che si intimorisce quando la sfida sembra difficile, ma che trova forza e compattezza quando sembra impossibile. Dei cinque gol segnati in queste tre giornate nere, due sono arrivati in inferiorità numerica e con pochi minuti sul cronometro, segno che il Verona non si può dare per morto: deve solo ritrovarsi. 

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