Ursula von der Leyen, la riconfermata presidente della Commissione europea ha svelato i nomi dei politici che ha scelto per comporre l’organo esecutivo dell’Unione Europea. I membri rappresentano tutti gli Stati dell’Unione, vengono scelti dai rispettivi Governi nazionali e da questi dovrebbero idealmente “staccarsi” per andare a perseguire sempre e soltanto il bene comune.

Sono nomi potenziali perché i selezionati saranno soggetti allo scrutinio e a veri e propri colloqui pre-assunzione da parte del Parlamento, che ha il vizio di cassarne sempre qualcuno, vuoi per collaborazioni opache o banali conflitti d’interesse. E dietro le quinte si muovono i soliti giochini della politica. Ecco quindi i probabili componenti.

Ursula von der Leyen (Germania)

La Presidente

Medico, ministra in Germania e poi prima donna a capo della Commissione UE. Personaggio forte, capace di gestire crisi toste come il Covid e l’invasione dell’Ucraina, ma che in occasione della campagna di rielezione ha mostrato il suo lato materno. Regina Ursula è famosa per abitare dietro l’angolo rispetto all’ufficio e per lo stile di vita rigoroso, senza alcol e a letto presto. Ha cantato in tv, nel programma “Die actuelle Schaubude” e frequentato la London School of Economics sotto falso nome per minacce alla sua famiglia (non legate alla performance canora).

Teresa Ribera (Spagna)

Vicepresidente esecutiva per la transizione pulita, giusta e competitiva e la concorrenza

Campionessa di tecnocrazia e negoziati, attualmente è ministra per la transizione ecologica e uno dei soldatini fidati del premier Pedro Sànchez. Dichiara a sorpresa che il clima è migliore in Spagna ma che, in fondo, è a Bruxelles per “fare qualcosa”. Paladina della lotta al cambiamento climatico, è temuta e odiata dal centro-destra europeo che però avrà qualche difficoltà a liberarsene, visto che è una delle poche donne.

Raffaele Fitto (Italia)

Vicepresidente esecutivo per la coesione e le riforme

Entra in politica a vent’anni, sulle orme del padre. Cresce nei ranghi berlusconiani e diventa governatore della sua regione, la Puglia, a soli 31 anni. Nel 2018 passa a Fratelli d’Italia. Nel nostro Paese è lui a gestire i fondi post-pandemia e si fa ben conoscere nella bolla UE per i suoi modi cauti e gentili. Strano, per un tifoso juventino.

Kaja Kallas (Estonia)

Vice Presidente e Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza

Avvocata che ama leggere, anche lei segue le orme paterne ma direttamente in Commissione. Ex premier e nemica giurata della Russia, sua madre fu deportata in Siberia e Kallas stessa è sulla black list di Putin. Avrebbe voluto la Nato, andata invece a Mark Rutte, si dovrà accontentare degli esteri. Grande amica di Roberta Metsola, presidente del Parlamento UE, sembra tranquilla di una conferma.

Henna Virkkunen (Finlandia)

Vicepresidente esecutiva per la sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia

Cresciuta nelle lande sperdute finlandesi, ha come von der Leyen la passione per i cavalli. Inizia come giornalista e questo è già un punto a favore tra i suoi ormai ex colleghi, che passano le giornate a tradurre esternazioni orali e scritte dei politici in un linguaggio commestibile. Eurodeputata per tre mandati ed ex ministra dei trasporti e dell’istruzione nel suo Paese. Scelta per il ruolo dopo il gran lavoro fatto sulla digitalizzazione dei lavori del comitato per l’industria. Il governo finlandese è uno dei pochissimi a indicare una candidata donna, scelta premiata con un portafoglio di peso.

Stéphane Séjourné (Francia)

Vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale

Altro “premio” di von der Leyen, stavolta al presidente Emmanuel Macron: un portafoglio di grande peso in cambio dell’epurazione di quel Thierry Breton che per anni è stato una spina nel fianco della Regina. Il nuovo candidato è vicinissimo al presidente e ha svolto diversi ruoli nel gabinetto francese. Eurodeputato dal 2019, è ora leader di Renew Europe, il terzo gruppo politico in Parlamento. Sembra tanto competente quanto intoccabile.

Roxana Mînzatu (Romania)

Vicepresidente esecutiva per le persone, le competenze e la preparazione

Nominata all’ultimo secondo, dopo le pressioni di von der Leyen per la parità di genere, arriva a Bruxelles e si ritrova subito catapultata in un portafoglio esecutivo. La fortuna di essere donna, al posto e nel momento giusto. I fondi europei sono la sua mania: ne parla la tesi di laurea, fonda un’azienda che aiuta le imprese ad accedervi e serve come ministra nel 2019, indovinate? Ai fondi UE.

Magnus Brunner (Austria)

Commissario agli affari interni e migrazione

Frequenta Eton, mica roba da poveri. Ministro delle finanze che ama la montagna e giocare a tennis. Famoso per la sua propensione a cadere e rompere le cose, ma anche per i suoi sorrisi e le doti nel trovare un compromesso. Come non volergli bene.

Hadja Lahbib (Belgium)

Commissaria alla preparazione, gestione delle crisi, equità

Ex giornalista tv trasformata in ministro degli esteri belga e ora nominata a sorpresa, invece del candidato atteso, Didier Reynders. Forse il Belgio si aspettava una gratificazione ma finisce con un portafoglio modesto e con una candidata deboluccia. Famiglia immigrata dall’Algeria, dovrà affrontare un interrogatorio in Parlamento su un suo viaggio in Crimea a spese della Russia (era solo una giornalista ma certe cose restano) e per la concessione “leggera” di visti a personalità iraniane. A proteggerla dalla scure dei deputati gioca la nomina in un posto davvero poco ambito, oltre alle quote rosa.

Ekaterina Zaharieva (Bulgaria)

Commissaria per le start-up, ricerca e innovazione

Altra donna, altro possibile “licenziamento”. Avvocata, svolge per anni ruoli all’interno del governo di Boyko Borissov, ai lavori pubblici e sviluppo regionale, alla giustizia e infine agli esteri. Nel 2018 viene coinvolta in uno scandalo di vendita di cittadinanza e, anche se scagionata da un ruolo attivo, resta la sua inedia nel bloccare il traffico illecito.

Costas Kadis (Cipro)

Commissario per pesca e oceani

Scienziato specializzato in biodiversità e sviluppo sostenibile, è preside di facoltà alla Frederick University del suo Paese. Copre negli anni varie posizioni ministeriali, alla salute, istruzione e cultura, ambiente e agricoltura. Famoso per i suoi litigi con gli agricoltori che “devono usare meno acqua” e per le discussioni con i pastori su come si debba produrre il formaggio Halloumi. E mettiamo il signor Costas sia agli oceani, avrà pensato la Regina, cosa può andar male?

Dubravka Šuica (Croazia)

Commissaria per il Mediterraneo

Prima sindaca donna di Dubrovnik, dove è famosa per aver rilanciato il turismo ben prima de Il trono di Spade. Sposata a un capitano navale in pensione, si dice possieda numerosi immobili e perfino un lussuoso yacht, alimentando dubbi su come un dipendente pubblico possa aver accumulato tale fortuna. Ci saranno domande spinose anche per lei.

Dan Jørgensen (Danimarca)

Commissario per l’energia e gli alloggi

Ministro per il clima dal 2019, è tra i promotori dei più ambiziosi target climatici della UE. Ha scritto libri sulle politiche ambientali, sul ruolo della UE nella politica mondiale e anche sulla storia del partito socialdemocratico danese. Prevediamo presto un tomo sull’edilizia residenziale a sussidio.

Apostolos Tzitzikostas (Grecia)

Commissario ai trasporti sostenibili e turismo

Alleato storico del premier Kyriakos Mitsotakis e figura prominente in Nuova Democrazia. Ha un problema con i nomi: il suo gli ha impedito – per un errore, poi rettificato – di entrare in Turchia e viene popolarmente abbreviato in “tzizi”. Ma detesta anche lo stato della Nord Macedonia, reo di chiamarsi in modo troppo simile alla sua regione d’origine, la Macedonia centrale. E allora lui chiama il Paese balcanico semplicemente Skopje. Vezzi di Zizi.

Michael McGrath (Irlanda)

Commissario per democrazia, giustizia e stato di diritto

Ha sette figli, come la sua nuova capa, ed è conosciuto come capace e astuto. Contabile di formazione, è ministro delle finanze irlandesi dal 2022. Il suo governo è stato tra i primi a inviare la candidatura, peraltro senza l’opzione femminile e sfidando quindi il volere della Regina. Per di più, il suo partito (Fianna Fàil) ha votato contro la riconferma di von der Leyen. Potrebbe avere i minuti contati o farci divertire a lungo.

Valdis Dombrovskis (Lettonia)

Commissario per economia e produttività, implementazione e semplificazione

Entra in politica dalla cima, diventa ministro delle finanze a 31 anni e poi premier durante la crisi economica del 2008, quando si rende impopolare con tagli al bilancio e ai salari. Un tecnocrate pragmatico, forse sottovalutato per il tono soporifero della voce. Ama andare in barca e non disdegna una birretta dopo il lavoro. Un cuore nero per lui.

Andrius Kubilius (Lituania)

Commissario a difesa e spazio

Sostenitore dell’Ucraina, fa parte da subito del movimento che porterà all’indipendenza dall’Unione sovietica. Anche lui premier negli anni della crisi finanziaria 2008, pensava di aver faticato abbastanza. Era sereno nel suo Parlamento ma viene chiamato al posto di commissario. Qualcosa dovrà inventarsi.

Christophe Hansen (Lussemburgo)

Commissario per agricoltura e alimentazione

Fa ormai parte degli arredi urbani di Bruxelles. Membro delle missioni diplomatiche prima, eurodeputato dal 2018 e membro del Partito Popolare europeo. Viene da una famiglia di contadini e sua cugina è ministra dell’agricoltura in patria. Praticamente un predestinato.

Glenn Micallef (Malta)

Commissario per equità intergenerazionale, gioventù, cultura e sport

È il candidato più giovane (35 anni) ma conosce la politica molto bene. Prima direttore del coordinamento europeo e poi capo dello staff del premier maltese Robert Abela. Rimpiazza la prima scelta, Chris Fearne, coinvolto in un caso di frode. Non ha un curriculum pesante come i colleghi ma ha dalla sua il desiderio della Presidente di ringiovanire il roster. E poi tifa Liverpool, una garanzia.

Wopke Hoekstra (Paesi Bassi)

Commissario al clima, crescita pulita e obiettivi net-zero

Istruzione elitaria, a Leiden e poi Fontainebleau, infine Singapore e Roma. Famoso per l’acidità e il disprezzo con cui si riferiva ai Paesi europei meridionali più colpiti dal Covid. Stranamente, non fa parte dell’attuale governo olandese ma per il premier Geert Wilders è la “scelta migliore”. Probabilmente anche l’unico a non aver declinato.

Piotr Serafin (Polonia)

Commissario al bilancio, anti-frode, pubbliche amministrazioni

Ambasciatore polacco presso la UE e braccio destro di Donald Tusk quando l’attuale premier polacco era presidente del Consiglio europeo, a lui vengono affidate le chiavi del Tesoro. Dicono che il suo cervello sia meglio di un computer. Ama andare a cavallo, correre e mangiare. Certo, è cibo polacco, ma anche per lui abbiamo un pensiero gentile.

Maria Luís Albuquerque (Portogallo)

Commissaria ai Servizi finanziari

Ministra delle finanze dal 2013 al 2015, durante i durissimi anni della crisi economica portoghese, con tanto di condizioni della Troika da rispettare. Si guadagna il rispetto di Bruxelles rimborsando i prestiti in anticipo, meno amata in patria per i tagli drammatici alla spesa pubblica e per la sua brutalità nel comunicare. Era attesa commissaria nel 2014 ma qualche pasticcio brutto in patria glielo ha impedito. Ora il premier Luis Montenegro ripara gli errori del passato. Tifiamo per lei.

Jozef Síkela (Repubblica Ceca)

Commissario ai partenariati internazionali

Ministro dell’industria e commercio in patria, in sede UE è lui a coordinare la risposta comunitaria alla crisi dell’energia scatenata dall’invasione russa. Vince l’internet il giorno in cui si presenta in conferenza stampa con una maglia che recita “faremo tutti i Consigli per l’energia che servono”. Ampia esperienza politica e finanziaria, è stato anche Banchiere dell’anno. Parla ceco, russo, inglese e tedesco ma solo se costretto.

Maroš Šefčovič (Slovacchia)

Commissario a commercio e sicurezza economica, relazioni istituzionali e trasparenza

L’uomo dei record. A Bruxelles da 15 anni, terzo per gettoni da Commissario e primo ad arrivare al quarto mandato. Okay, voleva diventare presidente della Slovacchia ma ha perso. Si è buttato sulla presidenza della Commissione ma ha perso (si è ritirato, ufficialmente). Praticamente ha già visto tutto in ogni ruolo. Praticamente Bob Aggiustatutto.

Marta Kos (Slovenia)

Commissaria per l’allargamento

Altra donna, altra storia complicata. Rifiuta l’offerta in primavera ma poi il suo contendente si ritira e lei dimentica le “altre priorità”. Ambasciatrice in Germania e Svizzera, è giornalista e campionessa di nuoto, oltre a scalatrice di 4000 e gattara impenitente. Non passeranno inosservati i suoi rapporti con Kreab, società di consulenza e comunicazioni tra le maggiori lobby al mondo. E potrebbe anche doversi difendere, di nuovo, dalle “accuse infondate” che la vedono legata alla polizia della ex-Jugoslvaia

Jessika Roswall (Svezia)

Commissaria per ambiente, resilienza idrica ed economia circolare competitiva

Avvocata con specializzazione in diritto di famiglia, nel 2010 viene eletta deputata e poi nominata ministra degli affari UE dal premier Ulf Kristersson. Anche lei, come già visto, sembra sia stata candidata soltanto dopo il rifiuto del ministro degli esteri dimissionario, Tobias Billström. Un’occasione.

Olivér Várhelyi (Ungheria)

Commissario a salute e benessere animale

Atteso da uno scrutinio pesante e probabile candidato all’esclusione. Dal famoso stile aggressivo, fatto di urla e insulti al suo staff, è lui che l’anno scorso annunciò la sospensione degli aiuti UE alla Palestina, per poi essere smentito da von der Leyen. Da commissario all’allargamento sembra favorire nazioni non proprio brillanti in termini democratici e gli eurodeputati ricorderanno bene quando li chiamò “idioti”. Nonostante la richiesta di trovare un altro candidato, il premier Viktor Orbàn lo definisce unica opzione, ben sapendo che in caso venisse rifiutato, terrebbe in scacco l’intera Commissione.

Tirando le somme

Sarà una Commissione dominata dal PPE, che conta 14 membri su 27 del partito che ha vinto le elezioni di giugno. contro quattro Socialisti. Nonostante il crollo elettorale, Renew Europe riesce ad aggiudicarsi cinque commissari, due vicepresidenti e portafogli danarosi. Un pochino meno femmina della precedente e appena un paio d’anni più giovane.

Sotto il profilo geografico, buona parte delle materie economiche e commerciali va agli Stati meridionali, mentre i portafogli più importanti a quelli orientali, con i paesi Baltici che si aggiudicano portafogli chiave, a riflettere il loro maggior peso politico dopo l’invasione russa in Ucraina. Anche la penisola Iberica non si può lamentare: la spagnola Ribera avrà uno spettro di potere senza precedenti e la collega Albuquerque incassa una sonora vittoria per il Portogallo (e per se stessa).

Infine, due paroline per Fitto, la cui proposta in un ruolo di prestigio viene definita una “vittoria per il Governo italiano” da chi tale Governo guida. Un’analisi più distaccata potrebbe notare anche che ogni sua decisione (e non solo le sue) dovrà passare il vaglio del polacco Serafin, unico a tenere i cordoni della borsa europea. Buon lavoro a tutti!

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