Venezia 81 ha aperto i battenti ieri, in una calda giornata segnata dal mare blu del Lido. Sotto la direzione di Alberto Barbera e del nuovo presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco, la 81 edizione prende avvio con il film in prima mondiale “Beetlejuice Beetlejuice” di Tim Burton, con Michael Keaton, Winona Rider, Jenna Ortega, Catherine O’Hara, Willem Dafoe, Justin Theroux e Monica Bellucci. 

Era il 1993 quando Burton portò in laguna “Nightmare Before Christmas” e nel 2004 l’allora direttore Marco Muller accolse “La sposa cadavere”, opere entrambe in animazione stop-motion. 

La riedizione dello spiritello porcello Beetlejuice riprende la prima storia che Burton girò a 30 anni (oggi il regista ne ha 66). Una coppia di sposini muoiono in un incidente, la loro grande casa viene così infestata dai fantasmi che vengono disturbati dai nuovi proprietari giunti da New York. I defunti coniugi chiedono aiuto allo spiritello porcello Beetlejuice (Betelgeuse), ma nel sequel l’unica che vede e sa è la figlia, la dark lady Lydia Deetz, interpretata da Winona Rider. 

Fino al 7 settembre il Lido di Venezia sarà protagonista dell’edizione numero 81 della Biennale Cinema. Foto Cristiana Albertini.

Gli spiriti di Burton sono un ponte tra due mondi

Nella casa di Winter River succede di tutto, in un mix travolgentemente oscuro: spettri, spiriti maligni, pezzi di cadaveri, vermi di sabbia, lo spiritello Beetlejuice e la sua ex moglie, interpretata dalla Bellucci, una sorta di strega malefica. Un rapporto tra un al-di-qua confuso e contorto e un aldilà brutto, pieno di gente morta brutta, tagliata, squartata, rotta. 

La scena iniziale infatti si apre con Delores/Bellucci fatta a pezzi, che si auto ricompone ricucendosi tutta. 

In questo mondo reale, che fatica a riconoscere le vere relazioni, come avviene tra la madre Lydia e la figlia Astrid (Jenna Ortega), il mondo sotterraneo di questo cadaverico aldilà entra in gioco e si fa presente come compendio e ponte tra i due mondi

Nessuna pretesa di spiritualità

Hanno definito questo film un’opera di grande capacità immaginativa, come sempre ha dimostrato Tim Burton, pare ritrovando una certa ispirazione. 

Ma questa realtà sotterranea pare esser l’unica, inquietante, negativa, allucinante. Tanto che Beetlejuice addirittura verrà convocato come una sorta di spiritello esorcista con tanto di evocazioni e atti provocatori. L’ultima scena risolutiva è all’interno di una chiesa in cui il sacerdote ne esce davvero malconcio. 

Il regista Tim Burton ha aperto la Biennale Cinema con “Beetlejuice Beetlejuice” in prima mondiale. Foto La Biennale di Venezia.

Quindi il mondo dei morti si presenta e resta senza nessuna pretesa di spiritualità, non esiste nessun dio perché il male si autocrea. 

L’unico aspetto buono è il ricongiungimento tra madre e figlia e la certezza che il papà di Astrid, anche da morto, sarà per le due donne una sorta di guida e di protezione. 

Un film che riprende temi dell’animazione, che cita più volte altre storie, altri film anche lontani nel tempo, uno per tutti la scena del corridoio sghembo in B/N che ricorda quello de “Il gabinetto del dottor Caligari”. Un film controverso che, con apparente leggerezza, fa uno sberleffo all’anima. 

Il Leopardi di Rubini

La scelta di ieri è stata anche la visione di due film a episodi (scelta questa dichiarata dal direttore Barbera): “Leopardi il poeta dell’infinito” tutto di Sergio Rubini e “Disclaimer 1-4” di Alfonso Cuaron. 

Il Leopardi di Rubini è un uomo assogettato alla famiglia chiusa e rigida, emerge il rapporto difficile e contorto con il padre, quasi nullo con la madre. Poi i tentativi di fuga, l’amicizia con Giordani, il rapporto con Firenze, con l’amore e con la contessa Fanny, l’ultima fuga a Napoli con Ranieri.

In mezzo, il cambiamento politico in Italia, il colera, il carattere di Leopardi, la sua poesia, le sue idee, la difficoltà di esser riconosciuto, l’aspirazione a comprendere lo spirito dell’anima e la delusione cocente della vita. Una interpretazione della vita e dello stile del poeta interessante, ma forse meno emozionante dal punto di vista della sua arte. La miniserie Leopardi sarà in onda su Rai1 l’11, il 16 e 17 dicembre 2024.

Convince Kate Blanchett in Disclaimer

Di altro spessore Disclaimer, i primi 4 episodi. Tratto dall’omonimo romanzo del 2015 di Renée Knight, la storia si raccoglie pezzo dopo pezzo tra flashback e anticipazioni, sguardi in avanti e indietro, occhio della macchina da presa che si apre e si chiude tra un personaggio e l’altro. Lei è una scrittrice particolare, che indaga sulla vita degli altri e li mette a nudo, agisce sulla comunicazione e sa come funziona la manipolazione dell’informazione. 

Ma arriva anche per lei il momento della verità. Un libro che le viene recapitato riporta a galla segreti non confessati che mettono in crisi tutto l’assetto della sua vita, marito e figlio compresi. 

Cate Blanchett all’inaugurazione dell’81esima edizione della Biennale Cinema al Lido di Venezia. Foto La Biennale di Venezia.

Bravissima Cate Blanchett e anche gli altri interpreti. A volte ci sono scene ripetute molto e troppo esplicite, sesso e una certa sottile violenza verbale, la gelosia e il desiderio di vendetta molto forti, così come l’esplosione del dolore. 

Desclaimer dovrebbe entrare in alcune piattaforme digitali, dove il controllo praticamente non esiste. 

Leone d’oro alla carriera a Sigourney Weaver

Nel corso dell’inaugurazione, è stato assegnato il Leone d’oro alla carriera a Sigourney Weaver. Come ha dichiarato il direttore Alberto Barbera: «ha conquistato il grande pubblico cinematografico con Alien, di Ridley Scott, è diventata una figura emblematica degli anni Ottanta, nel corso dei quali ha coniato l’immagine di un’eroina senza precedenti per il genere d’azione, capace di reggere vittoriosamente il confronto con i modelli maschili che fino a quel momento avevano dominato nel cinema epico e avventuroso».

Protagonista di numerose pellicole in cui ha ricoperto ruoli molto differenti, Weaver ha spaziato tra film di genere, la commedia, cinema d’autore e per bambini, sfuggendo da qualsiasi etichetta.

«Il Leone d’oro alla carriera – ha concluso Barbera – è il doveroso riconoscimento a una star che ha saputo costruire ponti fra il cinema d’autore più sofisticato e i film che dialogano con il pubblico in forma schietta e originale, senza mai rinunciare a essere se stessa».

Oggi alle ore 16.30 è possibile ascoltare anche da remoto sul sito della Biennale Sigourney Weaver, che darà il via alla prima delle quattro masterclass che hanno per protagonisti registi e interpreti.

Domenica 1 settembre alle 15.30 sarà ospite il regista Peter Weir (Leone d’oro alla carriera), seguito lunedì 2 settembre alle 10 dall’attore Ethan Hawke e, infine, venerdì 6 settembre alle 16 sarà protagonista Pupi Avati, autore del film di chiusura “L’orto americano“.

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