Sabato 7 settembre alle 10, nella Sala Garonzi di via Quinzano 24/d, verrà presentato il secondo volume del progetto fotografico collettivo “L’anima dei quartieri – Viaggio attraverso la toponomastica di Verona tra passato e presente“. In quell’occasione si taglierà il nastro della mostra collegata, organizzata dall’APS Magazzino Verona. Alla presentazione del libro parteciperà anche Davide Peccantini, Presidente dell’associazione Quartiere Attivo, da anni impegnato a raccontare la storia di diversi quartieri cittadini e autore della prefazione del libro.

L’esposizione, che comprende foto che immortalano ben tredici quartieri di Verona ( Quinzano, Avesa, Montorio, San Michele Extra, San Pio X Biondella e Santa Croce, Rione Filippini, Rione Carega, Cittadella, Primo Maggio e Polidore, Zai, Borgo Milano, Borgo Nuovo e Golosine), sarà visitabile fino a domenica 8 settembre, rappresenta la conclusione di un progetto volto a indagare, attraverso lo studio della toponomastica, lo spirito che animava i quartieri all’epoca della loro nascita e a cercarne le tracce nell’assetto odierno. 

Come individuare l’anima di un quartiere? Che legami intessiamo con i luoghi che ci ospitano? Siamo figli dei nostri quartieri? Che impronta ci lasciano e a nostra volta lasciamo in quei luoghi?

Per rispondere a queste domande, è essenziale partire dai nomi delle strade che hanno molto da raccontare. «I toponimi sono la nostra eredità culturale e, inconsciamente, ci orientano anche a livello identitario, spingendoci ad insediarci nei luoghi che ci rappresentano di più», spiega Gaia Goattin, fotografa e ideatrice del progetto. «Chi tende a condividere un sistema di valori, infatti, è indotto da questa comunanza/affinità ad inserirsi nella medesima area urbana, creando all’interno delle città delle vere e proprie isole i cui abitanti avranno in comune i fondamentali orientamenti di valore.

I luoghi sono lo specchio delle persone che li vivono e viceversa, sono interconnessi e si condizionano a vicenda, motivo per cui abbiamo ritenuto imprescindibile rappresentarli entrambi.»

Il progetto si è dunque articolato in due fasi: partendo da uno studio della toponomastica e della storia dei quartieri, gli autori sono giunti ad elaborare una sintesi sull’identità originaria di quei luoghi.

In seguito, le uscite fotografiche sono servite a documentare l’assetto attuale dei quartieri per cercare visivamente l’impronta di quell’animus o le eventuali trasformazioni dovute all’evolversi della città fino ai giorni nostri. Un confronto tra passato e presente, tra ricostruzione storica e l’aspetto attuale dei quartieri.

Ben tredici (come il numero dei quartieri) i fotografi coinvolti, tutti membri di Magazzino Verona: Elena Campedelli, Barbara Boni, Agata Vacca, Gaia Goattin, Luca Sandrini, Gianluca De Santi, Alessandro Soffiati, Serena Bottura, Patrizia Sonato, Livio Nogarin, Daria Morgon, Mara Balabio e Daniel Danila.

Per rendere intelleggibile e omogeneo il progetto, gli autori si sono attenuti ad una sorta di canovaccio prestabilito fotografando, oltre ai palazzi, le persone, le attività commerciali/artigianali e i luoghi di aggregazione dei quartieri in modo da «rappresentarne il cuore pulsante e le arterie principali». Un lavoro corale dove ciascuno ha contribuito a tutte le fasi del processo creativo, compreso l’editing (cioè la scelta delle foto).

«L’anima dei quartieri», prosegue Goattin, «è un progetto di ricerca nato dalla curiosità di scoprire cosa ci lega ai luoghi che abitiamo. Recuperare frammenti del passato e prendere consapevolezza delle nostre radici ci aiuta a capire chi siamo e a sentirci parte integrante di un tessuto “vivo” in continuo cambiamento.»

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