Concorso pubblico per Dirigenti Scolastici: cosa sta succedendo? La questione è complessa, dal punto di vista legale. È stato indetto quest’anno un concorso riservato per l’assunzione di nuovi Dirigenti Scolastici (i vecchi “presidi”) che si è concluso quest’anno per sanare una serie di problemi ereditati dal concorso ordinario del 2017.

Ma la soluzione del concorso riservato non è stata, more solito, risolutiva: pende infatti un ricorso al Tar su cui si deciderà il 5 settembre e, paradossalmente, potrebbe decretarne la incostituzionalità. La soluzione allora proposta dal Governo è all’insegna della precarietà: si prevede che i posti vengano assegnati ai vincitori del concorso riservato e siano poi restituiti a quelli del concorso ordinario, quando saranno individuati. Nel frattempo, è iniziato nel 2023 un altro concorso ordinario e alcuni dei candidati bocciati nella fase preselettiva hanno pure loro presentato ricorso, aumentando nuovamente il contenzioso.

Ma la questione della selezione del personale dirigente degli istituti scolastici non è solo una vertenza legale. È una questione che riguarda la vita delle persone, del loro rispetto, dei loro diritti. Per darci uno spaccato su come stiano andando le cose, ci racconta la sua esperienza la professoressa Cinzia Zampini.

Professoressa Zampini, cosa sta succedendo?

«Innanzitutto, anche stavolta il TAR Lazio, come già accaduto nel 2019, ha invalidato questo concorso. Di certo a mio avviso vi sono state molte irregolarità. Senza dimenticare quanto successo il 6 maggio per i ricorsisti che non avevano superato lo scritto nel 2018.»

Lei ha partecipato alle prove selettive, anche orali. Cosa ha notato, in tema di serietà e attendibilità, rispetto a questo concorso pubblico?

«Io avevo già superato la prova preselettiva nel 2011 (con un punteggio di 92). Poi non superai lo scritto, ma non feci ricorso, perché presa da problemi più gravi, tra cui un’operazione maxillofacciale di mio figlio. Avevo comunque studiato e seguito corsi dei sindacati e privati. Poi mi ammalai: linfoma di Hodgkin nel 2013 e carcinoma mammario nel 2016, con relativi interventi chirurgici e cure devastanti. In entrambi i casi mi fu riconosciuta dall’INPS un’invalidità del 100% e la legge 104 art. 3 c. 3. Poi sono seguiti vari interventi chirurgici di ricostruzione, purtroppo non andati a buon fine. Perciò continuo a vivere in un incubo. Ho perso anche due volte i capelli; per cui una volta cresciuti, nel 2017, decisi di tingerli di rosa, anche come segno di speranza e solidarietà per tutte le persone che soffrono e purtroppo muoiono per questa terribile malattia.»

Cinzia Zampini

Tuttavia, questo non le ha impedito di riprovarci…

«Nel 2018, col 75% di invalidità e la legge 104 art. 3 c. 1, superai la preselettiva con valutazione di 93,5. Mi presentai allo scritto a un mese da un intervento di ricostruzione con ancora dolore al braccio destro e postumi dell’anestesia che non aiutavano a essere lucidi. Superai comunque lo scritto, anche se travolta dai sensi di colpa perché, con lo studio, sottraevo tempo a mia madre, colpita da recidiva metastatica e morta il 27 aprile 2019. Nonostante tutto e con la possibilità di chiedere, grazie all’invalidità, di cambiare la Commissione d’esame (Lazio 17, tra quelle col maggior numero di bocciati) mi presentai all’orale (9 giugno 2019) e, nonostante le domande fossero per me facili, fui trattata in modo duro e bocciata. Attualmente ho un’invalidità permanente del 50% e la legge 104 art. 3 c. 1.»

Ci può raccontare la sua esperienza rispetto alla sua prova orale?

«Questa volta mi sono rimessa a studiare, ho seguito i corsi della CISL e del Ds Martano. Approfondii poi personalmente alcuni argomenti, ma nonostante fossero pertinenti ai quesiti propostimi, non mi fu dato modo di esporli. La mia prova orale è stata un vero incubo. La sostenni il 31 maggio e fui bocciata. A sentire varie testimonianze ci sono state persone che hanno fatto scena muta e sono state promosse. Ho messaggi che provano quanto dico. Ad altre persone in difficoltà è stato detto di non preoccuparsi e andare avanti. Promossi poi con voti alti. Altri invece non sono stati messi nella condizione di rispondere, perché interrotti continuamente e fatti oggetto di derisione dalla Commissione. La presidente non si è sottratta a questo atteggiamento, anzi. A una candidata è stata contestata l’affermazione che il contratto è una fonte. Ad un altro fu detto che l’autonomia funzionale delle scuole non esiste: anche questo bocciato. Inoltre, sono stati adottati, verso alcuni, atteggiamenti provocatori.»

Di questa esperienza, cosa l’ha colpita dal punto di vista umano?

«Io sono andata con tutta la documentazione medica, compreso quella del disturbo d’ansia cronico, intervenuto in seguito ai vari traumi subiti. La presidente non ritenne opportuno guardarli. Invece, iniziarono subito a deridermi per il colore dei miei capelli. Poi il DSGA cominciò a commentare il mio abbigliamento, definendolo “una tenda”. Ma questo è il meno: ad ogni mio tentativo di parlare sono stata costantemente interrotta, con toni derisori, e ho dovuto sopportare le battute sessiste del DSGA e le risate sarcastiche della presidente e della dirigente. In pratica, mi sono sentita un mostro e sottolineo che si trattava di un concorso per dirigenti scolastici, non per Miss Italia. Il DSGA ha assunto un comportamento non adeguato al suo ruolo, anzi sembrava un ragazzino che volesse mettersi in mostra. Questo clima ha compromesso la possibilità di svolgere un esame sereno e direi anche di una valutazione oggettiva e mi chiedo se comportamenti simili siano consoni a persone che lavorano nella scuola.»

La Commissione aveva il compito di valutare la sua idoneità. Ma la Commissione a sua volta aveva i titoli di idoneità necessari?

«A livello formale credo di sì. Tuttavia, in varie occasioni hanno dimostrato una preparazione non adeguata e a mio avviso non in linea con le esigenze degli studenti di oggi, al netto del comportamento tenuto. Definirei antiquata la loro visione della scuola, a meno che non volessero semplicemente mettere in difficoltà alcuni candidati. Aggiungo che la presidente teneva dei corsi all’Università di Milano, mentre si svolgevano gli orali del concorso; infatti, il lunedì non interrogavano. Dal mio punto di vista, forse sarebbe stato opportuno evitare questa sovrapposizione di incarichi.»

“Sull’inclusione degli studenti disabili la Lega è chiarissima, nessuno ha fatto quanto noi”, ha dichiarato il Ministro Valditara. Lei ha sentito questo clima di inclusione?

«Assolutamente no. Ripeto, io sono stata derisa e oggetto di apprezzamenti negativi dal primo istante in cui sono entrata. Quando sono uscita si sono riuniti per la valutazione. Poi hanno fatto entrare la candidata successiva, che ha riferito di aver assistito al fatto che la Commissione ha continuato a fare battute su di me, fatto che l’ha messa a disagio. Questo è ciò che mi ha dato più fastidio, appunto perché si continua a parlare di inclusione e poi si ferisce la dignità di una disabile. No, non posso accettare il loro atteggiamento nei confronti dei malati di cancro, la cui sofferenza è nota solo a chi l’ha provata. Personalmente questo non lo perdonerò mai.»

Cosa le è rimasto da questa esperienza?

«Inizialmente sono stata così male che mi sono dovuta recare dal medico specialista. Adesso provo un grande dispiacere, non solo per la mancanza di rispetto nei miei confronti, ma per l’insensibilità dimostra verso tutti i disabili. Mi chiedo anche cosa sarebbe successo se al posto mio ci fosse stata una persona più fragile. Spero davvero che il ministro Valditara, a cui ho scritto per metterlo a conoscenza dei fatti, prenda i provvedimenti più opportuni. Rilevo peraltro, che in questo momento storico la scuola italiana sia stata trascinata al livello più basso della storia e mi auguro che gli organi competenti facciano una riflessione seria, per risollevare le sorti della scuola e di conseguenza della nostra società.»

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