Si è chiusa ieri sotto un sole insistente, la Route nazionale dei capi Agesci a Verona, una marea di giovani e meno giovani nel grande campo del Pestrino insieme per la messa officiata dal presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi con il vescovo di Verona Domenico Pompili e altri dodici vescovi da varie parti d’Italia.

Un evento che segna la storia dell’associazione: questa è infatti la terza Route Nazionale delle Comunità Capi, la prima nel 1979 a Bedonia nel parmense (a cui ho partecipato da giovane capo come tanti dei miei amici), la seconda nel 1997 ai Piani di Verteglia nella zona di Avellino. 

Per chi come me ha avuto un lungo passato scout, partecipare in qualche modo a questo evento è stata una grande emozione, giovani e meno giovani tra le vie e il centro di Verona e sui campi di Villa Buri sono stati un motivo di condivisione particolare. 

E anche un motivo di riflessione sullo stile dell’associazione, sui passi e sulla strada intrapresa dal mondo giovanile di oggi, dai capi di oggi. 

La felicità come scelta politica

Il tema collante della Route è stato “Generazioni di felicità“: Roberta Vincini e Francesco Scoppola, presidenti del Comitato Nazionale Agesci, hanno sottolineato che la felicità oggi è «una scelta politica forte, controcorrente rispetto al negativismo dilagante e ai tanti segnali di crisi e di sfiducia della situazione attuale». 

Si è respirato a Villa Buri, dove grazie a Mario Mazza ebbe inizio lo scoutismo veronese con la prima ed unica scuola scout tra il 955 e il 1959, in mezzo a tantissimi capi in giro tra stand e dibattiti, un desiderio profondo di ricerca di senso, mescolato alla voglia sempre forte di camminare insieme. 

Foto di Cristiana Albertini.

E forse questo è un punto nodale: la ricerca di senso, il desiderio di fare strada sì, ma cercando una bussola più alta perché quella solo umana non basta più. 

Questo quello che è emerso da brevi colloqui con alcune capo incontrate in centro città e altri fermati tra i sentieri e gli stands e i dibattiti a Villa Buri. 

Temi attuali e organizzazione efficiente

Molti sono stati gli spunti dati in questi giorni, tantissimi gli argomenti trattati nelle Tavole rotonde denominate Confronti e Sguardi, sia in centro città che a Villa Buri, 64 incontri con 226 voci diverse tra relatori, esperti associative moderatori. Tra i tanti, Fra Paolo Benanti, presidente della Commissione Intelligenza artificiale della presidenza del Consiglio dei Ministri, Elena Bonetti, Graziano Delrio, Rosy Bindi, Roberta Pinotti, Giovanni Bachelet, Marco Damiano, Luisa Impastato, Francesca Ambrosoli, Sabino Chiala’, Alice Rohrwacher, Enrico Brizzi, Luca Mercalli. 

A rotazione i gruppi dei capi scout hanno seguito il percorso “Tracce“; per conoscere più da vicino le realtà di volontariato del territorio veronese si sono divisi le giornate di venerdì e sabato a turno. 

In tutto ciò l’organizzazione è stata eccezionale, in servizio ex capi scout e Masci e altre realtà, per numero vicino ai 600 volontari, e poi numeri notevoli per tutto l’apparato tecnico tenendo sempre conto la sostenibilità e il minor spreco energetico possibile. Ottimo tutto il grande lavoro dell’equipe di Villa Buri, degli scout di Verona e dell’apporto del Comune. 

Spazio alla spiritualità

Ma l’aspetto che più mi ha colpita è stato il Bosco della Spiritualità, un percorso in mezzo agli alberi dove si potevano trovare momenti di meditazione della Parola, canti e preghiera con il Rinnovamento, testimonianze del cammino del Goum, una esperienza unica di ricerca di preghiera e di contatto con Dio in zone desertiche tutte italiane. 

Molti i ragazzi e le ragazze alla ricerca di coniugare l’esigenza del proprio spirito in mezzo al mare magnum dei problemi attuali, consapevoli che bisogna darsi da fare, ma che questo non basta, che la gioia di una “buona strada” va ricercata in Alto, e, oggi più che mai, in una pace interiore che solo così può espandersi all’esterno.

©RIPRODUZIONE RISERVATA