Arpav – l’agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto – parla di inverni mediamente più caldi, precipitazioni più imprevedibili ed in aumento sulle aree montuose per la macroregione del Nord-Est d’Italia. In Veneto, nel 2023 si sono misurati +2 gradi nelle temperature massime giornaliere e +1,5 gradi nelle temperature minime giornaliere in confronto al periodo 1993-2021.

La maggior parte di noi ha già una percezione chiara dei rischi comportati dal surriscaldamento globale poiché il presente ci fornisce esempi concreti con alluvioni, estrema siccità, piogge impreviste e ancora dissesti e disequilibri. Ma possiamo dire di conoscere il limite reale di questo aggravamento e quali spunti ci forniscono i modelli di previsione sul futuro della nostra vita socioeconomica? 

Il contesto globale

Copernicus, il programma di monitoraggio dell’Unione Europea in tema clima, offre una panoramica mensile dell’andamento di piogge, temperature e ghiacciai in tutto il mondo. La temperatura media europea misurata nel giugno 2024 è risultata più alta di 1,57 gradi rispetto alla media dei mesi di giugno misurati fra il 1991 e il 2020, mentre le precipitazioni intense hanno portato ad alluvioni disastrose in tutta Europa.

I numeri ci aiutano a dare una misura di quanto il riscaldamento globale sia ormai un record in negativo, più che un’anomalia. Riprendendo il dato di giugno 2024, in media in Europa questo mese è stato più caldo di giugno 2023 di 0,14 gradi e questa media è in costante peggioramento dal 1850, anno in cui si è cominciato il rilevamento. Senza questi punti di riferimento, ognuno avrebbe una percezione diversa del cambiamento climatico che si basa sull’esperienza personale. Tuttavia, manca ancora un’idea di quanto la temperatura si stia stabilizzando sulla media di 1,5 gradi in più rispetto all’età pre-industriale, ossia: come sapremo quando avremo superato definitivamente quota +1,5 gradi?

La soglia massima di 2 gradi sopra la media dei livelli pre-industriali (fino al 1850) è stata definita durante l’Accordo di Parigi del 2015: al di là di quella soglia, l’adattamento della vita umana e dei numerosi ecosistemi terrestri diventerà estremamente difficile, un esempio fra tanti: la scomparsa della barriera corallina. Rimanere entro il limite del grado e mezzo è l’unica via per evitare l’alterazione definitiva di ecosistemi marini e terrestri che servono a qualsiasi specie, anche umana, per vivere sulla terra.

La comunità scientifica che si distribuisce fra enti europei, nazionali e regionali utilizza una scala di misura di circa 20 anni per fornire un’analisi robusta dei dati rilevati ed essere certi che non si tratti di una semplice oscillazione, bensì di un andamento stabile nel tempo. Tuttavia, non c’è tempo per affidarci alla scala ventennale per riconoscere quando la temperatura si fermerà stabilmente alla soglia del grado e mezzo. Sebbene la situazione presente sia grave ma non irrecuperabile, si può dire che sia inesorabile: ci aggiriamo ora intorno ai +1,24 gradi rispetto all’età pre-industriale (il tetto di 1 grado in più è stato superato nel 2012) e di questo passo ci si aspetta che il superamento dei +1,5 gradi avvenga intorno al 2030.

Essere celeri nel misurare quando – e di quanto – saremo passati al di là di +1,5 gradi ha un significato politico oltre che scientifico; significherebbe avere ancora margine di tempo per la mobilitazione civica dal basso e quella politica top-down. L’opinione pubblica ha diritto di pretendere dagli enti regionali e dalle COP una strategia di adattamento sempre più stringente ed in linea con l’accordo di Parigi del lontano 2015.

Quanto si sta riscaldando il Veneto?

La temperatura media del Veneto cresce omogeneamente nella regione: dalle prealpi alla pianura si registra un aumento medio di +0,57 gradi nell’ultimo decennio rispetto al decennio precedente, secondo i dati Arpav del 2022. Inoltre, si nota un innalzamento delle temperature in tutte le stagioni dell’anno. 

Trend decennale della temperatura media annua in Veneto, valutato dal 1993 al 2022. Fonte: Arpav, Strategia Regionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, Rapporto 1: Clima e cambiamenti climatici in Veneto
Trend decennale della temperatura media annua in Veneto, valutato dal 1993 al 2022. Fonte: Arpav, Strategia Regionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, Rapporto 1: Clima e cambiamenti climatici in Veneto

I dati sono stati osservati dall’Arpav grazie alle sue stazioni localizzate in tutta la regione e vengono costantemente comparati con i dati più vecchi fino a 30 anni indietro, per fornire robustezza statistica alla pianificazione degli interventi sul territorio. Rispetto al passato, parlando di precipitazioni si può notare un aumento di variabilità più che di un loro aumento. La variabilità delle precipitazioni negli anni è infatti aumentata in tutte le stagioni tranne che in autunno. Significa che la pioggia non è distribuita regolarmente durante le stagioni e nemmeno omogeneamente all’interno della singola stagione. Una variabilità aumentata implica di fatto un’alternarsi di forti precipitazioni a periodi di siccità e la sua caratteristica è appunto l’imprevedibilità.

Se già nel presente notiamo il costo delle conseguenze del cambiamento climatico, le previsioni per il futuro immediato e prossimo sono altrettanto impegnative. In linea con i modelli europei EURO-CORDEX, Arpav ha elaborato due modelli climatici regionali di previsione per l’andamento climatico del Nord-Est Italia: il primo prende in esame il futuro vicino (2021-2050) e il secondo il futuro lontano (2071-2100). Entrambi analizzano l’anomalia delle ondate di calore, notti tropicali, distribuzione delle precipitazioni giornaliere, giorni secchi.

L’impatto del cambiamento climatico nel futuro avrà l’effetto di accentuare la durata delle ondate di calore, che aumenterà in particolare nelle zone di montagna, e di un notevole aumento delle precipitazioni estreme, soprattutto d’inverno. 

Per consultare i dati specifici alla propria area geografica, rimandiamo alla piattaforma interattiva che mostra le proiezioni climatiche del futuro per il Nord-Est.

L’impatto socioeconomico del riscaldamento sul Veneto

L’adattamento del nostro pianeta al riscaldamento progressivo della temperatura ha effetti diretti anche sull’equilibrio socioeconomico del nostro paese. Nella percezione comune, l’aspetto più invadente dell’innalzamento delle temperatura è l’impatto che ha su settori come pescaallevamentoturismo, insieme a settori dell’economia influenzati ad esempio dall’aumento di richiesta energetica o dallo sforzo di salvaguardare il patrimonio artistico e culturale.
La Regione Veneto ha pubblicato nel maggio 2024 un report con alcuni dati sull’effetto del cambiamento climatico su questi settori economici, sottolineando come vengano influenzati sia direttamente (costi e perdite per le imprese o per la popolazione colpita) che in modo indiretto (per esempio con una ridotta produttività del lavoro o l’indebolimento di altri settori interdipendenti).

Il report – che è consultabile a questo link – si allinea ad altri studi di centri di ricerca europei che utilizzano gli stessi indicatori per quantificare gli impatti del cambiamento climatico sul prodotto interno lordo (Pil) Europeo. Secondo lo studio COACCH finanziato con fondi UE nell’ambito del progetto HORIZON nel 2020, nello scenario per cui la temperatura viene contenuta al di sotto dei +2 gradi, i costi sono stimati fino all’1,9% del Pil. Tuttavia, lo studio finanziato dalla Regione Veneto, che riprende le metodologie proposte da quello europeo, evidenzia come i dati europei si distacchino dalla media regionale italiana e fornisce perciò una stima riadattata per l’Italia, dove si nota come lo stesso scenario dei +2 gradi di temperatura potrebbe avere il peggior impatto regionale sul Pil proprio in Veneto (-5%).

Impatti macroeconomici sul PIL italiano nel 2050 per lo scenario SSP2-RCP4.5. Variazione % del PIL rispetto alla media di riferimento. Fonte: CMCC su dati COACCH (2021), dal rapporto Gli impatti socio-economici dei cambiamenti climatici in Veneto (Arpav)
Impatti macroeconomici sul PIL italiano nel 2050 per lo scenario SSP2-RCP4.5. Variazione % del PIL rispetto alla media di riferimento. Fonte: CMCC su dati COACCH (2021), dal rapporto Gli impatti socio-economici dei cambiamenti climatici in Veneto (Arpav)

La previsione climatica per il Veneto stima un aumento di temperatura media annuale di circa +2 / +3 gradi entro il 2050. I settori maggiormente interessati saranno il turismo invernale ed estivo, l’agricoltura (vocazione dei terreni agricoli e deprezzamento del valore fondiario), le infrastrutture e i trasporti, per via dell’innalzamento del livello del mare previsto entro il 2050 e delle alluvioni fluviali, infine indirettamente anche la produttività del lavoro (soprattutto legato all’edilizia) e della salute generale della popolazione, per via della crescente umidità in concomitanza delle ondate di calore.

La strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Il 4 luglio 2024, la Regione Veneto ha presentato la strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici a cui collaborano anche Arpav e le università IUAV e Cà Foscari. La strategia prevede la creazione di una banca dati comune per il monitoraggio dei principali fenomeni di cambiamento climatico in atto, uno sforzo tecnico-scientifico per l’approfondimento delle criticità a livello regionale, ed infine la creazione di una governance multilivello per facilitare la condivisione verticale ed orizzontale nonché l’attuazione delle misure di adattamento.

Gli studi confermano come l’area del Nord-Est italiano sia una zona gravemente colpita dal fenomeno del cambiamento climatico, con un impatto sull’economia e sulla vita quotidiana già percepibile. Secondo gli scenari considerati per stimare i potenziali costi sull’economia regionale, in Veneto le situazioni di discomfort che si percepiscono nel presente sono destinate a rimanere nel tempo. Tuttavia, se le condizioni assicurano il perdurare di questa situazione, l’unica strategia che riflette concretezza nell’immediato e nel futuro è quella di adattare urgentemente le risorse a disposizione affrontando la reale portata del problema.

La risposta di governi, istituzioni e comunità scientifica deve essere più celere, ma anche la motivazione individuale e collettiva è importante e la spinta più efficace ad attivarsi per cambiare le cose sta proprio nel vedere che altre persone sono motivate a contribuire allo stesso obiettivo, e lo stanno già facendo.

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