Un’altra serata da ricordare. A pensarci bene le migliaia di tifosi che anche in questa domenica agostana hanno riempito gli spalti del Bentegodi per assistere alla sfida tra Verona e Napoli, buona parte di loro con in tasca un abbonamento ad attestare un’altra annata di rinnovata fede, non chiedono altro in cambio del loro tempo, dei loro soldi e delle loro coronarie ad alto rischio. Non si fa la fila per una salvezza risicata o per vedere il balletto di Livramento. L’unico desiderio sono altri novanta minuti da mettere nel libro dei ricordi gialloblù. E Zanetti c’è riuscito al primo colpo.

L’album dei ritagli del Verona ieri sera era già aperto. Prima di campionato, contro il Napoli, indossando una maglietta romanticamente uguale a quella di domenica, con le righine verticali sottili già pronte a entrare nel mito e un Napoli a maglia bianca che presentava un certo talento argentino al calcio italiano. 3-1 quarant’anni fa, 3-0 questa volta.

Un’apoteosi arrivata inaspettatamente, quasi troppo presto, dopo una brutta prestazione contro il Cesena di appena otto giorni prima che ha archiviato anzitempo la Coppa Italia. Il Verona approfitta di un Napoli spento e spaventato, intrappolato in uno psicodramma che dura dalla vittoria del campionato 2023, e ha incartato la squadra di Conte con una prestazione perfetta. Un primo tempo tutto sostanza e sofferenza, come ne vedremo tanti altri, a lasciar sfogare tutto il talento del Napoli, e poi un colpo alla mascella che lascia gli azzurri storditi, senza possibilità di reazione. Uno, due, tre gol segnati con una leggerezza e un divertimento che vanno preservati ad ogni costo. Un mister furioso e fumante, dei ragazzi sconosciuti con tutto da dimostrare, un gruppo di vecchi formato a Natale dello scorso anno da un grande direttore sportivo, uno stadio che trascina e che esalta. Gli ingredienti di una serata perfetta.

Sconosciuti, Mr Wolf e allenatori in camicia

Nei tre gol del Verona si possono trovare i segnali di un gruppo che, seppure in fase embrionale, ha mostrato di parlare (almeno sul campo) la stessa lingua. Tchatchoua martella e lega la fascia destra, Duda dispensa geometrie, Suslov ha un’intensità rabbiosa in tutte le fasi, Kastanos ha messo qualità nel legare i reparti, e poi ci sono gli eroi di giornata: Livramento e Mosquera. Gol e doppietta all’esordio sotto la sud, con i giornalisti di tutta Italia a guardarsi intorno cercando Sogliano per chiedergli il segreto della pietra filosofale.

Lo ha ammesso candidamente Zanetti ai microfoni di Sky: “Non li avevo mai sentiti nominare”. E come biasimarlo? Va bene tenersi aggiornati, ma la seconda serie olandese e il calcio colombiano sono fuori portata anche per gli addetti ai lavori. Non per il vero grande demiurgo di questa squadra: Sean Sogliano da Varese. Chiamato come il Mr Wolf di tarantiniana memoria per una salvezza impossibile e lui ne regala due sfornando una plusvalenza dietro l’altra. Abbiamo finito gli aggettivi alla prima di campionato.

Zanetti nel frattempo si gode la sua serata magica, e con merito. Dopo la batosta di coppa ha rivitalizzato la squadra nel morale, ha avuto il coraggio di fare cambi anche sull’uno a zero, con la squadra che stava tenendo il campo, sapendo che quella era la chance per fare ancora più male. Salta, corre, si sbraccia, si incazza ed esulta come se avesse un “verdone” in mano e uno in pancia. Non è un allenatore in tuta. È un allenatore in camicia. Aperta.

Di fronte a lui, il vicino di panchina che ha messo in campo Politano, Kvara, Anguissa, Lobotka, Simeone, Di Lorenzo, pare abbia l’alibi di non avere a disposizione abbastanza qualità per battere il Verona degli sconosciuti esordienti in Serie A. A posto così.

Molto più di tre punti

I cinici, fini conoscitori dei segreti del pallone, diranno che questi primi punti sono solo tre in meno che mancano alla salvezza. Per tutti gli altri sono molto di più. Senza romanticherie: questi tre punti sono l’ingrediente più forte che Zanetti potesse desiderare per cementare una squadra nuova. Sono la pubblicità più efficace che il club potesse inventarsi per riprendere con slancio la campagna abbonamenti. Sono una scintilla che se nutrita può trasformarsi in una fiamma di entusiasmo capace di superare molte delle avversità che verranno.

Non abbiamo fatto niente. Va bene. Ma c’è chi si sarebbe abbonato solo per vivere una serata così. E scusate se è poco.

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