Quando le luci si abbassano e il Teatro Romano si mostra nuovamente in tutto il suo splendore, con il fiume a fare da sottofondo, la cornice delle rovine romane e del castello, e soprattutto platea e gradinata gremite, la magia dei Momix è pronta a entrare in scena. Siamo in tanti, tra i veronesi e non, a voler essere sempre presenti quando la compagnia diretta da Moses Pendleton torna in città a regalare nuove emozioni, ospite dell’Estate Teatrale Veronese ormai da decenni.

Quello coi Momix è un rapporto intimo, è un po’ come un abbraccio tra amici che si ritrovano, stagione dopo stagione. Vero, per un gran numero di spettatori non c’è niente di così rivoluzionario, ma non ne abbiamo bisogno. Chi viene a vederli vuole ritrovare, in un certo senso, ciò che già conosce: ironia, forza fisica, sensualità, gioco, stupore.

Il legame con i Giochi Olimpici invernali

Questi danzatori, con la loro bellezza e quell’armonia tra il bello e il buono che ogni volta sa evocare l’equilibrio teorizzato e messo in pratica dai Greci antichi, incantano, punto e basta. Kalòs kai agathòs. Lo fanno perché sono artisti completi, capaci di maestria e perfezione tecnica così come di leggerezza e spensieratezza. E riportano in scena il loro segreto di sempre, l’asso nella manica della compagnia: acrobazia e trasformismo, immagini surreali rese possibili da un sapiente gioco di regia che vede prendere forma un mondo di immagini difficili talvolta da decifrare, composte di corpi umani, costumi, attrezzi e giochi di luce.

Sono passati anni da quel 1980, quando Pendleton per i Giochi Olimpici invernali di Lake Placid ideò un assolo dando vita all’attuale compagnia. E se nel corso del tempo la formazione e le dimensioni del gruppo hanno subito vari mutamenti, è rimasto intatto lo spirito che lo caratterizza da sempre.

Tappe essenziali della danza contemporanea

In Back to Momix, spettacolo di oltre un’ora, ci troviamo così di fronte a coreografie tratte dai grandi classici che hanno segnato la storia della compagniaMomixClassics, Passion, Baseball, Opus Cactus, SunFlower Moon, fino a Bothanica ed Alchemy. In questo caleidoscopio di danze immaginifiche, si inseriscono due quadri inediti: “Floating” danzato sulle sonorità trance degli Shpongle e “Red Dogs” ispirato agli animali gonfiabili da cui l’artista neo-pop Jeff Koons ha creato le sue originalissime sculture che illustrano con ironia kitsch il consumismo americano.

Un altro momento di danza presente nello spettacolo “Back to Momix” dell’omonima compagnia diretta da Moses Pendleton, a Verona fino al 17 agosto.

Le serate Momix offrono qualcosa di nuovo ogni volta: la magia ci allontana dai pensieri quotidiani, dalle paure, dalle angosce, ipnotizza, insomma. Vedi i danzatori e non sai distinguerne i corpi, in un gioco di luci che ha segnato una tappa essenziale della danza contemporanea, il dialogo con gli spazi, le parole, le musiche. Essere ingannati, incantati, illusi è una coccola che ci consente di guardare il palco come se fosse un luogo magico, dove ogni cosa scompare, appare, si trasforma, ammicca. Una distrazione dalla vita reale e un porto sicuro.

Il corpo, strumento di indagine tra uomo e la natura

Come ci aveva raccontato Moses Pendleton durante un’intervista in occasione di un altro spettacolo della compagnia al Romano, c’è un fil rouge che lega ogni lavoro, il corpo umano: «Esso è per me un continuo strumento di investigazione di tutti i mondi non umani. E attraverso la danza, con i suoi ritmi tribali, talvolta perfino con un trans ipnotico in cui sommerge gli artisti, vengono a galla le più intime connessioni tra noi e la natura».

Si rivedono le coreografie, insomma, come si rivedono le scene di un film del cuore: i nostri vicini di platea viaggiano all’unisono insieme a noi, si emozionano, si commuovono, ridono. Dal 1980 girano il mondo senza tregua, i Momix. Tanti di loro si sono susseguiti, sostituiti, lasciando però a chi viene un testimone importante: il compito nostro, sembrano dirsi i danzatori, è quello di creare le condizioni per un viaggio nella fantasia e nel mondo della natura, che ha tanto da insegnarci – stupenda, a questo proposito, la coreografia che vede le api protagoniste – e sembra chiederci attenzioni. La bellezza è sotto i vostri occhi, ci sussurrano dal palco gli artisti, tra le luci e i veli, galoppando come cowboy con una gamba lunga o danzando come meravigliose odalische.

Restano in scena al Teatro Romano fino al 17 agosto, ore 21.15, biglietti al Boxoffice: a noi la scelta di farci incantare.

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