Guttuso” del critico d’arte britannico John Berger (1926-2017) è un saggio che ha fatto conoscere nel mondo il talento del pittore di Bagheria (1911-1987), esponente della scuola pittorica neorealista italiana, nella cui cerchia gravitava l’artista veronese Renato Birolli. Berger è stato uno scrittore molto influente, difficilmente inquadrabile in schemi predefiniti. Nel corso della sua lunga attività ha spaziato dalla scrittura alla critica fino alle arti visive, con un occhio di riguardo nei confronti del sociale e della politica.

Dopo aver servito la British Army e studiato Belle Arti, iniziò la sua carriera come pittore, esponendo in diverse gallerie londinesi. Nel 1972 è diventato popolare grazie ai documentari trasmessi dalla BBC tratti da un suo saggio, Ways of seeing, in cui si invitava ad osservare l’arte nelle sue manifestazioni quotidiane. Dello stesso anno è il suo romanzo più conosciuto, G., vincitore del Booker Prize.

Un Guttuso figlio della pittura rinascimentale e della politica

Il saggio dedicato a Guttuso, scritto alla fine degli anni Cinquanta, pubblicato solamente nella Germania dell’Est nel 1957 e in Unione Sovietica nel 1962, è stato rieditato nel 2023 dalle edizioni Sellerio, a cura di Maria Nadotti. Berger ha avuto un ruolo importante nei Cultural studies, metodo che permette alla critica letteraria di dialogare con altre discipline.

Egli inserì Guttuso nella cultura britannica a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso. L’opera dell’artista siciliano recupera e reinterpreta la tradizione pittorica rinascimentale e manierista di artisti come Michelangelo e Rosso Fiorentino. Il legame con gli stili moderni è ben visibile nella sua tela più celebre e controversa, intitolata “La Crocifissione” (1941) in cui appare una Maddalena nuda.

Da artista rivoluzionario, Guttuso ha focalizzato su tela l’essenza della civiltà contadina, unica in grado di tramandare ai posteri la cultura popolare, ma il pittore di Bagheria è inscindibile perfino dalle lotte operaie, complici la lettura sistematica degli scritti di Antonio Gramsci, filosofo a lui caro, tra i principali fondatori del Partito Comunista d’Italia. Fortemente legato alla politica, nel 1972 il pittore siciliano realizzò il dipinto “I funerali di Togliatti”, esposto al Mambo di Bologna.

Italia, Paese “lavorato a mano”

Nel saggio di Berger si palesa la passione dell’artista tanto per le novelle di Giovanni Verga quanto per i film del cinema neorealista (“Roma città aperta”, “Ladri di biciclette”, “Umberto D”), per gli scrittori Carlo Levi (Cristo si è fermato a Eboli) e Vasco Pratolini (Metello), romanzieri che hanno saputo mettere in prosa le lotte di lavoratori e contadini. La natura della luce del sud-Italia è intensa, atmosferica e costante quindi possiamo affermare che l’arte di Guttuso ricostruisce come un mosaico la varietà del paesaggio italiano.

“Dal punto di vista stilistico”, scrive Berger, “il disegno di Guttuso è tipicamente italiano e l’Italia si trasforma in un paese lavorato a mano” grazie al quale anche i visitatori più distratti si possono accorgere di quanto il nostro Paese sia profondamente legato alla terra, al paesaggio e alle tradizioni. Ovunque si volga lo sguardo, appare all’orizzonte un paese o un villaggio che sembra una scultura nella roccia.

Guttuso è una pubblicazione importante per la tradizione critica italiana, ritenuta perduta persino dall’autore stesso, ma costituisce un ritratto illuminante sull’Italia e la Sicilia, con analisi accurate sulla fruizione dello spazio, la trasmissione della luce e l’utilizzo dei colori, profilando la figura di un artista capace di condensare avanguardie e visione politica.

©RIPRODUZIONE RISERVATA