Qualificazione! Il verdetto tanto atteso per le nazionali azzurre maschile e femminile del volley è arrivato. Attraverso i punti messi in palio dalla VNL, entrambe le selezioni si sono guadagnate il pass grazie al ranking internazionale. Vediamo come è andata, ma soprattutto quali sono le prospettive in chiave Parigi 2024.

Velasco, un ritorno esaltante

Sono passati pochi mesi dalla precedente gestione di Davide Mazzanti, ma sembra trascorso un secolo. Le rivalità, le invidie, le dichiarazioni al veleno? Tutto superato: O almeno così sembra.

A Julio Velasco pare stia riuscendo l’ennesimo miracolo, forse ancora più difficile di trasformare in vincente la talentuosa generazione dei Lorenzo Bernardi e compagnia.
Viene quasi da chiedersi quali capacità taumaturgiche abbia il tecnico argentino. Davvero in pochi avrebbero scommesso, infatti, su un risanamento così immediato di una situazione a dir poco esplosiva in cui nessuna delle giocatrici di riferimento sembrava potesse mettersi a disposizione di un obiettivo comune. Mentre, nel frattempo, a Velasco si consigliava di non imbarcarsi in una causa persa.

Forse sta proprio qui il merito principale dell’attuale selezionatore della nazionale. Averci creduto e l’aver fatto una scelta in cui ha certo da guadagnarci (l’immortalità sportiva, se dovesse vincere le olimpiadi), ma tantissimo da perderci. Forte delle proprie idee e del proprio status (che Mazzanti non aveva o non aveva più) ha potuto svolgere da subito il proprio lavoro senza mediazioni o compromessi.

Bravissimo lui, senza dubbio, ma, ci permettiamo di dirlo, non proprio irreprensibile la condotta di alcune atlete e di alcuni dirigenti federali durante la scorsa estate. Mazzanti avrà pure avuto le sue colpe, ma senza dubbio non fu messo in condizione di guidare al meglio la nazionale.

La VNL al femminile

Tale è l’entusiasmo per una serenità ritrovata dal gruppo che passa quasi in secondo piano il successo finale della nostra nazionale nella VNL 2024. Una cavalcata trionfale resa forse un tantino meno di spessore dall’essere organizzata a ridosso delle Olimpiadi (le squadre già qualificate l’hanno utilizzata come torneo di preparazione), ma indispensabile per le azzurre proprio in relazione a quanto vissuto nel passato.

L’avvio della manifestazione non era stato affatto buono, un secco 0-3 subito dalla Polonia. Poi la squadra è cresciuta, man mano che rientravano le atlete impegnate nelle finali scudetto, fino a surclassare molte delle compagini più forti al mondo. Una volta toltosi il peso della qualificazione olimpica, la nazionale azzurra ha fatto anche vedere un’ottima pallavolo.

In finale sicuramente contro un Giappone scomodo per il suo gioco ultra difensivo e dalla velocità incredibile, neutralizzato con un muro granitico, ma anche contro Stati Uniti e la stessa Polonia nei turni precedenti di Final Eight, così come nel girone di qualificazione, chiuso solo alle spalle del Brasile.

Le scelte

La gestione di Velasco è cominciata all’insegna delle scelte di campo. Vediamo le più importanti.

La fascia di capitano a Anna Danesi. Chi segue da un pò la pallavolo e, più in generale gli sport di squadra, sa che la scelta del capitano definisce, almeno in parte, quale identità di squadra si vuole costruire. La centrale azzurra, oltre ad essere assai meritevole di un ruolo di spessore, rappresenta una discontinuità con chi l’ha preceduta in termini caratteriali. Anna, pacata, a tratti silenziosa e quasi invisibile, ma intensa e continua nell’applicazione, è una giocatrice molto diversa da una Miriam Sylla, esuberante e dalle manifestazioni di agonismo appariscenti ma anche spesso discontinua per rendimento. Velasco, scegliendo Anna, ha fatto capire a tutte a quali valori sia più legato e cosa occorra per primeggiare.

Il ritorno di “Moki” de Gennaro e Caterina Bosetti. Per molti critici le loro mancate convocazioni in Nazionale l’anno scorso furono l’errore imperdonabile di Mazzanti. Che dietro ci fossero valide motivazioni può anche essere fuori di dubbio, ma rimane il fatto che Monica sia ancora uno dei migliori liberi a livello mondiale, se non il migliore. Una fuoriclasse che, nell’anno olimpico, era impossibile non convocare. Così come risulta imprescindibile l’apporto di una Bosetti che, per caratteristiche, appare giocatrice quasi introvabile a livello internazionale. Guarda caso, poi, anche loro più vicine allo stile Danesi che a quello Sylla.

Spunti tattici

La gestione Velasco ha portato anche alcune novità di rilievo anche in ambito tattico che proviamo ad analizzare non necessariamente in ordine di importanza.

Non si parli di far coesistere Paola Egonu e Ekaterina Antropova. Velasco è stato chiaro sin da subito e ha sgombrato il campo ad equivoci che a livello giornalistico sarebbero stati cavalcati con insistenza minando la serenità del gruppo. La scelta, condivisibile o meno, ora può apparire logica, ma la Turchia nel 2023 aveva proposto con successo il doppio opposto ai Campionati Europei. Quanti allenatori si sarebbero fatti ingolosire da quell’esperimento così riuscito? Probabilmente parecchi. Velasco no. Alla fase di ricezione, lo ha esplicitamente affermato, tiene molto e poi aveva progetti diversi, vedasi punto successivo.

La volontà di utilizzare sistematicamente il doppio cambio. Poter giocare tre rotazioni in più a set con attacco a tre non è solo un vantaggio, è quasi una necessità. Quindi, Ekaterina Antropova a giocarsi i momenti chiave del set con Carlotta Cambi, preferita a Francesca Bosio, come regista di riserva, già avvezza a ricoprire questo ruolo in Nazionale. Un lusso per molte squadre l’avere a disposizione questa soluzione così qualitativa, a patto che tutte remino con convinzione nella stessa direzione.

L’altro cambio tattico è orientato al potenziamento della seconda linea. Un nome nuovo: Alice Degradi. In verità non è una giovane di prima convocazione, ma solo quest’anno ha trovato la sua definitiva consacrazione a livello internazionale. Giocatrice completa, ma dall’eccellente apporto in seconda linea, è stata chiamata da Velasco a svolgere compiti a supporto delle schiacciatrici titolari e pare che il ruolo le calzi alla perfezione.

Uno staff che trasuda leadership e autorevolezza

C’è poi il punto determinante della questione. Lo staff. Se qualche giocatrice (più d’una) l’anno scorso si era presa la libertà di ammutinarsi in maniera più o meno espressa e senza che i dirigenti andassero in soccorso di “capitan” Mazzanti, quest’anno un eventuale ammutinamento apparirebbe sconsigliabile a qualsiasi atleta di qualsiasi ordine e grado tale è l’autorevolezza dello staff tecnico.

A Velasco, infatti, manca solo che gli venga intestata qualche piazza o gli venga eretto in suo onore qualche monumento (lo si farà se arriverà l’oro olimpico), tale è il credito di cui gode in Italia. il suo verbo è incontestabile a tutti i livelli della società civile e dei vertici sportivi, forse anche al di sopra dei propri indubbi meriti.

A fargli da vice c’è Massimo Barbolini, il suo allievo di maggior successo, ex coach della Nazionale e plurititolato allenatore a livello nazionale e internazionale. Basterebbero loro due, ma la campagna verso Parigi 2024 meritava un altro nome, quello del già citato Lorenzo Bernardi, mister secolo da giocatore e da tempo allenatore, prima in campo maschile, da quest’anno a Novara con le donne. Maschio alfa come pochi, a tratti fin sgradevole, aggiunge carisma al team e una sua innata tensione verso la vittoria.

La qualificazione, obiettivo minimo, apre ora la caccia a quella medaglia che in campo femminile ancora manca, meglio se d’oro (e quella manca all’intero movimento). Le possibilità ci sono, ma sarebbe un errore sperare che le avversarie si possano presentare a Parigi nello stato di forma attuale.

Il Giappone potrebbe stupire nel girone con Brasile e Polonia, ma potrebbe faticare di più nelle fasi ad eliminazione diretta. L’altra asiatica è la Cina che avrà già il suo bel da fare ad uscire indenne da un raggruppamento che la vede sfidare subito Stati Uniti e Serbia, due candidate alle medaglie. L’altra nazionale da annoverare tra le favorite è la Turchia di Daniele Santarelli. Difficile possa replicare il gioco espresso l’estate scorsa, ma sarà comunque il primo avversario di rango delle azzurre, essendo anch’essa stata sorteggiata nel girone C con Olanda (ulteriore “link” alla scorsa rassegna europea che ci vide appunto soccombere alle orange nella finalina per il terzo posto) e Repubblica Dominicana.
Non è fuori luogo ambire al primo posto nella fase di qualificazione, ma da lì in poi sarà dura in ogni caso. Ai quarti di finale, infatti, si qualificheranno, salvo sorpresissime, solo nazionali di grande spessore.

La Nazionale maschile

La selezione maschile ha svolto altrettanto bene il compito legato alla qualificazione. Una volta raggiunta, ha dovuto operare scelte diverse rispetto alla nazionale femminile. Coach De Giorgi ha, infatti, concesso a molti titolari un periodo di pausa e si è affidato, per le fasi finali di VNL, a molti giovani. Il risultato finale, sconfitta ai quarti di finale contro la Francia poi vincitrice del torneo, è stato accolto con serenità perché, nel frattempo, si sono messi in luce diversi atleti che possono e potranno in futuro rappresentare delle valide alternative ai top player quali Simone Giannelli e Alessandro Michieletto, ad oggi insostituibili per poter ambire alle medaglie olimpiche.

Eppure, una pausa era davvero necessaria per diversi atleti che da anni non hanno occasione di riposare. De Giorgi si è assunto la responsabilità di una scelta che verrà valutata solo in base ai risultati che la squadra azzurra otterrà a Parigi, ma che, in fondo, ha permesso anche di sviluppare l’esperienza internazionale di molti giovani.

Se in ambito femminile sono almeno sette le nazionali che voleranno a Parigi con realistiche ambizioni di medaglia, nel maschile il torneo appare, sulla carta, un pò meno equilibrato. L’Italia, purtroppo, è stata sorteggiata nel girone di ferro con due candidate alla vittoria finale. All’esordio avremo il Brasile, ma non meno agevole la sfida alla Polonia, mentre sarà una formalità la gara con l’Egitto. Le altre candidate alla vittoria finale sono la Francia padrona di casa e gli Stati Uniti. Le possibili outsider per una medaglia, invece, non dovrebbero uscire dal ristretto gruppo composto da Giappone, Slovenia e, forse, Argentina. Appaiono, in ogni caso, molto al di sotto dei top team.

Battere sia Brasile che Polonia in girone significherebbe per l’Italia, salvo sorprese, avere più di mezzo piede in semifinale e, quindi, essere già in zona medaglie. Difficile, ma non impossibile per questa Nazionale che già tante soddisfazioni ci ha regalato nelle scorse estati.

Una nazionale a fari spenti

De Giorgi predica umiltà e, nonostante sia tra le favorite, la nostra Nazionale sta viaggiando con un basso profilo, senza proclami. L’oro olimpico è un’ossessione per l’Italia del volley, ma questo gruppo sta avendo il merito di non alimentare le pressioni, agevolato anche dalla selezione femminile che, viceversa, sta attirando la maggior parte delle attenzioni mediatiche.

Crediamo che lo stesso De Giorgi non sia poi così affranto dal poter lavorare senza essere al centro dei radar, anzi, siamo convinti che avrà modo di scambiare qualche battuta al riguardo proprio con Velasco.

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