Satnam Singh aveva 31 anni, era arrivato in Italia da tre e lavorava presso l’azienda in provincia di Latina di proprietà di Renzo Lovato, già indagato dal 2019 per caporalato. Il termine deriva da “caporale”, cioè colui che per conto dei proprietari agricoli reperisce manodopera a basso costo, diventando a sua volta responsabile di questi ultimi.

Nel caso dell’azienda Agrilovato, della quale ora sia proprietario che figlio sono indagati (è di poco fa la notizia dell’arresto di Antonello Lovato con l’accusa di omicidio doloso, ndr), la manodopera consisteva in maggioranza di indiani che si sono riuniti il 25 giugno a Roma per manifestare contro le proprie condizioni di sfruttamento.

Il caso del bracciante indiano è aggravato dalla mancata assistenza emergenziale, nel tentativo di Lovato di non essere intercettato come responsabile dell’incidente.

In balìa dei caporali e della scarsa sicurezza

L’operaio agricolo Satnam Singh.

Oltre alla bassa paga oraria, decisamente inferiore rispetto al limite imposto dalla legge, ciò che deve saltare all’occhio nella condizione dei “dipendenti” nell’Agro Pontino è l’assenza di contratto e il compenso a cottimo. Inoltre le abitazioni assegnate ai lavoratori non è decente e gli orari di lavoro dipendono dalla volontà dello stesso caporale, che ci siano quaranta gradi o pioggia battente.

In particolare nell’ambito del caporalato, mancanza di abitazione e illegalità si mescolano in una completa abnegazione del lavoratore come essere umano, relegandolo a mero macchinario che, se rotto, viene abbandonato al suo destino.

Insieme alla recente morte colposa di Satnam Singh, altri lavoratori come Pierpaolo Bodini, diciottenne morto schiacciato mentre sistemava una seminatrice, lo scorso 20 giugno, sono stati vittime della deficienza di condizioni sicure nell’usare macchinari complessi, ricevendo però una copertura mediatica ben inferiore.

Una pagina Facebook monitora le morti sul lavoro

Il giornalista Piero Santonastaso, responsabile della comunicazione dell’Unione sindacale di base USB e autore della pagina Facebook che monitora le morti sul lavoro, commenta: «di alcune morti non si parla perché nella concezione generale è nell’ordine delle cose che ci siano gli incidenti, quindi anche sul lavoro. Dal punta di vista delle aziende però quello a cui si guarda è l’utile e perciò si risparmia sulla sicurezza».

Dai dati Inail, nei primi mesi del 2024 sono stati denunciati 40 incidenti sul lavoro (già quattro in più di tutto il 2023) di cui 19 mortali, con un aumento delle denunce da parte dei lavoratori extracomunitari. «Le statistiche e i dati vengono presi dalle inquadrature Inail, ma non si considera che spesso i lavoratori non hanno questa inquadratura, o non ce l’hanno proprio», continua Santonastaso, «e per contare le persone morte sul lavoro queste morti devono essere denunciate, cosa che non sempre succede».

Convertire i permessi di lavoro stagionale

Secondo le recenti analisi dell’Unione Italiana dei Lavoratori Agrialimentari (Uila), i lavoratori regolari nella provincia di Latina sono perlopiù con contratto a tempo determinato, e cioè stagionali con un contratto a chiamata che gode di una disciplina speciale. Il Segretario Uila per Latina e Frosinone Giorgio Carra sottolinea però che «gli irregolari sono almeno quanto i regolari e forse anche di più. Perché ogni anno il loro numero aumenta».

Foto da Pixabay.

Se già i regolari stranieri registrati sulla base dei dati Inps erano il 71% (a fronte dei 29% di italiani), si può immaginare che la quantità di immigrati irregolari sia ancora almeno pari se non maggiore rispetto agli italiani irregolari. Di conseguenza, il mondo duro del caporalato non incide soltanto su persone di basso reddito, ma anche su chi non ha i diritti basilari riconosciuti.

Per questo motivo Carra sostiene che occorre «non incrementare ulteriormente i flussi stagionali. Fermarsi con i nuovi ingressi e passare alla conversione dei permessi di lavoro stagionale in permessi di soggiorno per lavoro subordinato», perché solo regolarizzando i lavoratori già sul suolo italiano si evita di attrarre un numero maggiore di lavoratori per la stagione, che poi si troverebbero in Italia senza diritti e in condizioni di illegalità.

Reato di omicidio sul lavoro

Nelle richieste dell’USB portate a Roma sotto le finestre del Ministro Calderone il 21 giugno, appoggiate da OSA, Cambiare Rotta, dal CEING (Centro Iniziativa Giuridica Abd-El-Salam) e da Potere al Popolo, vi è quella di ridurre appalti e subappalti che sono l’autostrada per la precarietà. In più si richiede l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi sul posto di lavoro, già esistente in Francia dal 2011 come “delitto di messa in pericolo di una persona“.

«L’introduzione del reato di omicidio sul lavoro è importante, ma potrebbe finire come per il reato di omicidio stradale se non perseguito», conclude Santonastaso. Dopo la nuova legge del 2016 infatti le morti sulla strada non sono diminuite, segno che in entrambi i casi la prevenzione è la chiave per evitare “incidenti”.

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