Si chiamano Centri di Comunità, sono 16, distribuiti nelle 8 circoscrizioni comunali, e rappresentano senza dubbio un bella novità del dopo-Covid. Prima erano noti come centri per anziani, più simili a un parcheggio per pensionati, dove oggettivamente talvolta non c’era molto da fare oltre la tombola, il burraco e la briscola.

Quello che è avvenuto dal 2022, con la graduale riapertura dei Centri, non è stato solo un cambio di nome, ma anche di organizzazione e contenuti. La novità sostanziale è che non sono più pensati solo per la fascia di popolazione più anziana, ma come luogo di incontro fra le generazioni.

La vitalità dei Centri di Comunità è emersa chiaramente nell’incontro di coordinamento che si è svolto giovedì 20 giugno nella verde oasi di Villa Are, con la dottoressa Martina Venturelli della Direzione dei Servizi Sociali del Comune di Verona.

La gestione corrente dei Centri è portata avanti dagli Enti del Terzo Settore che già da anni operano con l’Assessorato ai servizi sociali. Le attività, però, sono ora supportate e coordinate da cooperative sociali quali Aribandus, Sol.Co. Verona e il Centro Servizi Volontariato.

I Centri in questi ultimi due anni si sono arricchiti di nuove attività. Oltre alla tradizionale ginnastica dolce, si sono moltiplicati corsi di Yoga e GinnasticaMente, per mantenere attivo oltre al fisico anche la memoria, l’attenzione e il linguaggio. Ma sono tante e diversificate le attività che si svolgono nei CdC i cui programmi sono dettagliati nella pagina web dedicata.

Non solo attività socio ricreative ma anche culturali

Ogni Centro ha le sue peculiarità e così si trovano corsi di pittura, di bricolage, di danze antiche, proiezione di film, laboratori di maglia e cucito, ma anche corsi di computer e cellulari, perché ormai anche gli anziani usano abitualmente le nuove tecnologie, pur avendo bisogno talvolta di un pò di assistenza in più.

E chi l’avrebbe detto che potevano nascere, ad esempio in un quartiere come Porto San Pancrazio, un laboratorio di Teatro, un corso di Poesia, una serie di incontri di Filosofia, altri sull’Opera in Arena, sull’arte nelle chiese di Verona, nonché un appassionato gruppo di lettura. Senza dimenticare la misurazione della pressione, la lettura dei giornali, e le conferenze specifiche a tema sulla salute, l’alimentazione e la sicurezza.

Immagine tratta dal sito del Comune di Verona

Gran parte di queste attività non sono state calate dall’alto, ma pensate e realizzate direttamente dai volontari all’interno del CdC grazie a persone, che non mancano nei quartieri, con competenze specifiche e professionali disponibili a donare un pò del loro tempo alla comunità.

Devono, però, aumentare i fondi a disposizione dei Centri, perché alcune attività comportano anche dei costi vivi, e se il volontariato da solo può fare molto, un aiuto economico significativo da parte della Amministrazione comunale ne aumenta la qualità e moltiplica i risultati.

Inoltre, sarebbe auspicabile che nel progetto, accanto agli assessorati ai Servizi Sociali ed al Decentramento, entrasse a pieno titolo anche quello alla Cultura, se si vuole essere coerenti con le finalità e gli sviluppi dei Centri di Comunità. Non si deve pensare che cultura siano solo le opere in Arena ed i grandi eventi. I CdC sono un ottimo mezzo per veicolare cultura nei quartieri delle periferie e renderli più vivibili e partecipati.

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