La terze serata del Festival di Cinema Africano e oltre si apre con uno dei cortometraggi più interessanti visti fino ad ora.

La Maison Brule, Autant se Réchauffer attraverso il sottogenere del road movie esplora le regioni rurali dell’Algeria. Come visto nei precedenti lavori della selezione di Africa Short, il denaro è il carnefice degli uomini che lo inseguono, vittime intrappolate in una condizione sociale dalla quale vogliono fuggire. Il regista Mouloud Aït Liotna, per il suo notevole cortometraggio d’esordio, adotta verso il proprio Paese di origine uno sguardo dettato da una prospettiva malinconica, che guarda alla famiglia e all’amicizia secondo le varie sfumature che la vita di ogni giorno può presentare.

La storia di Yanis e del funerale di un suo vecchio amico morto mentre cercava di rubare cavi elettrici funge da pretesto narrativo per una sorta di riconciliazione spirituale tra il regista – che vive in Francia come il protagonista – e l’Algeria. Non sono un caso i costanti piani medi e lunghi a camera fissa volti a catturare l’essenza di un mondo che spesso si giudica con rabbia, ma il più delle volte si ricorda con amore.

La Maison Brûle, Autant Se Réchauffer di Mouloud Aït Liotna

Eterna giovinezza e scontri generazionali

Quanto tempo abbiamo a disposizione per crescere? Quand’è che bisogna fare il passo decisivo per entrare nel mondo dei grandi? O, invece, conviene restare ancorati per sempre al passato ascoltando il canto delle sirene rassicurante e mortale? A queste domande La sirène se marie prova a rispondere attraverso la storia di Jamel, un uomo che abituato a passare di donna in donna non si capacita che una delle sue ex si sposi. Romanticizzando pericolosamente il comportamento tossico del suo protagonista, Achraf Ajraoui entra nelle dinamiche della crescita sentimentale di un uomo evirato dall’educazione sentimentale.

Il passo dietro a fenomeni ben più gravi del presentarsi senza invito al matrimonio di un ex partner è breve, ma al regista sembra non interessare molto questo aspetto. Purtroppo tutto ciò mette in ombra le ottime prove del cast, ma il messaggio finale è intriso di un’idea di mascolinità figlia di dettami patriarcali fortunatamente appartenenti al passato.

Il regista di La sirène se marie presenta il suo corto che sarà presentato il 24 giugno a Verona

Mistida di Falcão Nhaga (ospite della serata) è un cortometraggio che ruota attorno a due personaggi: una madre e il proprio figlio. Due pedine che rappresentano a loro volta due mentalità diverse e perciò di sguardo sul mondo. Da una parte abbiamo il conservatorismo della madre, preoccupata che suo figlio debba ancora sposarsi; dall’altra l’idea di globalizzazione culturale di un uomo che ha paura di confessare una frequentazione con una donna bianca.

Mistida inizia con un incontro tra i protagonisti per evolversi successivamente per scontri verbali, che nella lunga camminata verso casa trovano respiro in dialoghi sempre più rivelatori. Se inizialmente le discussioni vertevano su chi dovesse portare le borse della spesa, con il passare dei minuti il registro drammatico del cortometraggio cambia, per poi confluire in una lenta salita – metaforica e non – di riappacificazione. 30 minuti bastano a Falcão Nhaga per mostrare sentimenti, preoccupazioni e rabbia di un Paese – siamo in Guinea Bissau – che deve ancora scontare i traumi del proprio passato coloniale.

In caso di pioggia le proiezioni si terranno al chiuso all’interno del Cinema Santa Teresa. Biglietto festival 5 euro. Ogni sera cibo a cura di “Le stuzzicherie di Faty” e musica con Ewere Success Obuh, in arte SUCCESS, dalle ore 19.30.

Leggi anche → Africa Short: una sezione ricca di cinema

©RIPRODUZIONE RISERVATA