Lo spettacolo del 17 giugno al Teatro Romano di Verona dedicato a Fabrizio De André, a 25 anni dalla sua scomparsa, è stato un omaggio toccante e sentito, con la reinterpretazione del disco “Non al denaro non all’amore né al cielo” da parte di un cast interamente veronese.

La serata, patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Verona e con il sostegno morale della Fondazione De André guidata da Dori Ghezzi, ha saputo coinvolgere il pubblico in un viaggio emotivo e musicale, rispettoso dell’eredità artistica di De André. Enrico De Angelis ha narrato la genesi di quella che ha definito “staffetta letteraria”, in cui da Edgar Lee Masters e passando per la traduzione della Pivano, scoperta da Pavese e proposta ad Einaudi, si è arrivati a De Andrè.

Lo spettacolo a lui dedicato ha avuto innanzitutto l’enorme pregio di non svilirlo, ma anzi di dare nuova veste alle sue canzoni. Attraverso la reinterpretazione, ad esempio di Grazia De Marchi su “Un Giudice” piuttosto che dell’intimista “Un blasfemo” da parte della Bergamaschi, sono uscite dai microfoni non solo le belle ugole delle cantanti veronesi, bensì l’emozione e la gratitudine per un’opera tanto rilevante per l’Italia musicale tutta. La grande capacità, insomma, di donare a ogni canzone una suo ulteriore unicità, così come avvenuto con un “Malato di cuore”, ad opera di Raffaella Benetti, o con la versione swingata di “Un matto”, cantata da Terry Veronesi. Tra le altre interpreti che hanno dato lustro al repertorio deandreiano vanno poi citate Veronica Marchi, Laura Facci, Deborah Kooperman e Claudia Bidoli.

Impossibile non parlare della band, con sugli scudi l’eccellente Claudio Moro alla chitarra classica che, assieme all’ottimo Andrea Faccioli (in arte Cabeki) ha cesellato gli accordi del Faber nazionale mentre la sezione ritmica composta da Enrico Terragnoli al basso e dai percussionisti Massimo Rubulotta e Tommo Castiglioni dettava il ritmo. A dare ulteriore enfasi ad un risultato fedele eppure unico Giuseppe Zambon (fisarmonica), Maria Vicentini (viola e violino), Marco Pasetto (sax, clarinetto e ocarina).

L’incasso è stato interamente devoluto all’associazione di volontariato “Ronda della Carità”, attiva da 27 anni nel supporto ai più bisognosi. Un evento che ha unito arte e solidarietà, rendendo omaggio non solo alla musica di De André, ma anche ai valori di umanità e altruismo che lui stesso incarnava.  

Foto di Francesco Bommartini

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