“La finanza sta dominando il mondo”. È quanto emerso chiaramente lo scorso 9 giugno in un interessante incontro presso il Monastero del Bene Comune, a Sezano con Riccardo Petrella, professore emerito dell’Università di Lovanio (Belgio) e Presidente dell’Agorà degli Abitanti della Terra, e Claudia Marcolungo, docente di diritto ambientale presso l’Università di Padova.

Qualcuno forse ricorda cos’era cinquant’anni fa, per esempio, la Cassa di risparmio di Verona, Vicenza e Belluno, e cosa è diventata adesso. In pochi decenni si è verificata una trasformazione straordinaria del settore bancario. Siamo passati da un mondo in cui vigeva una netta separazione fra la raccolta del risparmio e la erogazione del credito commerciale, ad un altro in cui le banche fanno di tutto, ma oggi prevalentemente finanza, ovvero gestione di titoli azionari, fondi investimento, obligazioni, assicurativi, derivati.

Dalla protezione del risparmio al potere della finanza.

Se prima il risparmio era considerato un bene comune protetto, e le casse di risparmio erano soggette ad un controllo politico sul territorio, con la deregolamentazione generale del settore, non é più così. Grazie poi alla libera circolazione dei capitali, alla globalizzazione e a una serie di fusioni, assistiamo al dominio della finanza sull’economia reale, ma anche a sempre più frequenti crisi finanziarie, che si ripercuotono sull’economia e quindi sui redditi e la vita dei cittadini.

Nel mercato finanziario non c’è scambio di beni concreti, ma di titoli dove si esalta in modo parossistico il valore di scambio. È per lo più un mercato speculativo, dove si compra e si vende spesso a brevissimo termine, a volte lo stesso titolo più volte in giornata per guadagnare sulla volatilità del prezzo. O come nei derivati, dove il valore del titolo è calcolato da algoritmi sul valore di indici valutari, in pratica scommesse sul rialzo o ribasso di altri titoli.

Il denaro allocato nella finanza ha assunto valori enormi. BlackRock il più famoso e grande fondo di investimenti ha gestito nel 2023 oltre 9.100 miliardi di dollari, mentre i 500 più grandi fondi gestiscono complessivamente oltre i 150.000 miliardi di dollari. Se pensiamo che il Prodotto interno lordo mondiale nel 2023 è stato di 175.000 miliardi di dollari, appare evidente quanto sia rilevante il potere e la capacità di condizionare l’economia mondiale e le politiche economiche degli Stati.

L’indipendenza delle Banche Centrali e il ruolo degli Stati

Parallelamente alla crescita della ricchezza privata, gli Stati stanno perdendo la loro connotazione pubblica, di cui la più importante è sempre stata il “battere” moneta. In Italia ciò è avvenuto nel 1982 con il “divorzio” fra il Tesoro e la Banca d’Italia, per effetto del quale la Banca d’Italia non ha più garantito il finanziamento monetario del disavanzo di bilancio dello Stato. Da allora lo Stato italiano, gestore della res pubblica, ha dovuto finanziarsi esclusivamente emettendo obbligazioni (BOT e Cct) ovvero ricorrendo a prestiti alle condizioni del mercato privato.

Un divorzio quello del 1982 che si è consumato con un semplice scambio di comunicazioni senza nemmeno un dibattito parlamentare che facesse chiarezza sul significato economico e politico di tale decisione. Il passaggio all’euro non ha cambiato le cose. La BCE è per statuto indipendente, senza alcun obbligo verso i 20 Stati che ne usano la moneta, ridotti a rango di aziende ed esposti alle speculazioni del mercato.

La finanza verso il controllo del “capitale naturale”

Ma la finanza ha bisogno di sempre nuovi mercati, e da tempo sta occupando quelli più redditizi e con minimi rischi, come quelli relativi alla gestione dei beni naturali, quali l’acqua o le commodity come il gas, l’energia elettrica, per non tralasciare la sanità, la ricerca, il welfare. Tutte attività appartenenti a settori economici sottratti alla gestione pubblica per essere gradualmente privatizzati.

Riccardo Petrella ha ricordato che nel dicembre 2020, il World Commodity Exchange (WCE) ha aperto i mercati dei derivati (i mercati più speculativi) alle transazioni commerciali (futures) sull’acqua. In questo modo si può guadagnare o perdere denaro con l’acqua speculando sulla volatilità del suo valore di mercato.

Ed ancora, nel settembre 2021, la Borsa di New York ha creato una nuova classe di attività finanziarie, il “capitale naturale” che riguarda tutti gli elementi della natura, e una nuova categoria di società, le “Natural Assets Corporations”, quotate in Borsa. In pratica gli elementi della natura, essenziali alla rigenerazione della vita, sono sottratti al bene comune e trasformati in beni finanziari, monetizzati, privatizzati, funzionali alla redditività dei mercati. E’ un cambiamento di pagadigma, ma la finanziarizzazione del “capitale naturale” non pare la strada giusta per la tutela di ciò che è più indispensabile alla vita umana: l’ambiente naturale.

Si discute e si litiga politicamente sui sovranismi in Europa. In realtà la sovranità, già da tempo, appartiene alla finanza privata.

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