Finalmente si conoscono i risultati delle votazioni per il nuovo Parlamento dell’UE. Li attendevamo per capire se nel continente ci sarebbe stata l’avanzata delle destre e se questa eventualità avrebbe coinvolto anche le situazioni dei vari Stati membri, stravolgendo gli equilibri politici e i rapporti con la NATO, gli USA e la Russia.

Complessivamente il Parlamento europeo ha confermato la vecchia coalizione, composta da Ppe, socialisti e liberali con 401 voti, 40 in più della maggioranza. Per non correre rischi nelle votazioni al Parlamento europeo, questa coalizione potrebbe essere allargata ai Verdi che, con i loro 53 seggi, darebbero la certezza di superare con tranquillità il responso dello scrutinio segreto oppure, guardando a destra, agli esponenti dei Conservatori e Riformisti di Giorgia Meloni.

A proposito di destra, in Europa si stanno delineando due destre: una che si pone come moderata ed europeista, guidata da Giorgia Meloni, e l’altra apertamente estremista, antieuropea e filo russa; entrambe hanno guadagnato voti. La temuta avanzata delle destre sovraniste ha conquistato soprattutto la Francia, costringendo Macron a indire nuove elezioni e la Germania, il cui leader Scholz sembra non seguire la decisione del suo collega francese.

Questa crescita, però, non ha modificato le maggioranze e, con molta probabilità sarà la presidente della Commissione uscente, Ursula von der Leyen, a essere riconfermata in quel ruolo. In definitiva ha vinto il Ppe dove c’è FI, i Conservatori e Riformisti europei, con FdI e soprattutto il partito degli astensionisti, dato questo molto grave che potrebbe minare le basi stesse della democrazia.

In Italia, gli effetti del voto europeo ci hanno riportato al bipolarismo tra FdI e il PD, tra un centrodestra dove la destra fa da padrona e un centrosinistra appoggiato da AVS e Movimento 5 Stelle, con una differenza tra le due coalizioni di poco più di sei punti in percentuale, a favore del centrodestra. Il centro di Renzi e Calenda è stato invece cancellato e la Lega, nonostante Vannacci, non ha invertito il proprio trend.

Anche la proiezione dei voti nel Comune di Verona ha visto il centrodestra compatto raggiungere il 49,9%, mentre la coalizione che sta amministrando la città è al 46%.

Ma, in questa tornata elettorale si distingue il buon risultato del PD con quasi il 23% e soprattutto l’exploit di AVS con l’8,62%. Questo dato potrebbe modificare gli equilibri della Giunta, che sinora non sembra abbia rispettato il programma elettorale a dispetto delle lamentele dell’assessore e della consigliera di AVS e, aggiungo io, di molti loro elettori.

Da quanto si può intendere, il metodo utilizzato per la pianificazione urbanistica, il paventato consumo di suolo, l’uso improprio delle deroghe, la situazione del centro storico e delle periferie, le eventuali costruzioni alla Marangona, nei terreni del Nassar a Parona e in altre zone definite edificabili dal P.A.Q.E. (Piano d’Area Quadrante Europa) che, al di fuori e al di sopra della pianificazione comunale, permette la realizzazione di volumi anche in aree ancora verdi e preziose, sono interventi che nel passato gli esponenti di AVS avevano duramente contestato.

In particolare, sarebbe necessario rivedere alcune scelte urbanistiche del PAQE che interessano varie zone, ma in particolare:

  • le Porte della Città al Nassar di Parona. In una zona ambientalmente pregiata, a pochi metri dall’Adige, confinante con la campagna e di possibile esondazione, la società Adige Jewels, proprietaria del terreno, ha presentato una richiesta per costruire 28 palazzine da 11 metri di altezza poco distanti dal fiume.
  • la Marangona, destinata a polo per l’attività produttiva e logistica distributiva.

Proprio in questi giorni si sta decidendo la sorte di quell’area agricola di circa 1.500.000 mq a Verona sud, in conformità a quanto previsto dalla scheda norma e dal P.A.Q.E..

Sono stati definiti cinque ambiti di intervento e il primo ad essere realizzato potrebbe essere quello di Corte Alberti, un’area di circa 170 mila metri quadrati.  È doveroso chiedersi se ci sia veramente necessità di consumare altro suolo verde per la logistica e per realizzare altri edifici, quando a poca distanza ci sono parecchie aree industriali dismesse che potrebbero rispondere alle necessità di nuovi volumi per la destinazione logistica e per altre funzioni, evitando di consumare suolo. Inoltre a Verona e nei comuni limitrofi sono già in opera o previsti una serie di poli logistici.

Sarebbe necessario che gli esponenti della nostra Amministrazione Pubblica andassero in Regione per modificare le scelte urbanistiche del P.A.Q.E., piano ormai obsoleto che, da tempo, non rappresenta le necessità del nostro territorio ed è funzionale solamente alla speculazione immobiliare, il vero demone che ha e sta devastando il nostro ambiente.

Il solo modo per l’Amministrazione Comunale di evitare il consumo di suolo agricolo alla Marangona e una lottizzazione in una zona di possibile esondazione, è quello di chiedere alla Regione l’esclusione dalle previsioni del P.A.Q.E. di edificare in quelle aree.

Ci si chiede, allora, se il recente successo europeo di AVS e del PD riuscirà ad avere un peso anche qui a Verona e a incidere sulle scelte fatte e i metodi sinora seguiti per scegliere le destinazioni d’uso del territorio nella nostra città. Se questo non avvenisse, la differenza tra la recente giunta di destra e l’attuale che si dichiara di centrosinistra e ambientalista nel gestire urbanisticamente la città, sarebbe molto esigua.

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