Stefano Bellotti, Cisco per tutti è un cantastorie che ci accompagna da sempre, con i progetti solisti, con lo storico gruppo Modena City Ramblers, e coi Bandabardò. Nei suoi lavori racconta viaggi, esperienze, battaglie quotidiane e lotte che hanno segnato la Storia. La sua è una musica per non dimenticare. Il 9 giugno si esibirà in concerto a Rifugio Podestaria, in Lessinia. Sarà l’occasione per ascoltarlo dal vivo in uno scenario sicuramente molto suggestivo.

“Riportando tutto a casa trent’anni dopo” celebra il primo iconico disco dei Modena City Ramblers. Diverse storiche band celebrano anniversari simili in questi anni, segno che c’è stata una specifica stagione di fermento nella musica italiana. Com’è stato viverla per Cisco?

«Molti gruppi sono nati e si sono affermati nella prima metà degli anni ’90; un periodo storico dal punto di vista musicale che dobbiamo valorizzare. Mi vengono in mente CSI, The Gang, Negrita, Subsonica, Marlene Kunz, Mau Mau, solo per citarne alcuni, e vorrei mettere i Modena City Ramblers tra questi. Riempivamo le piazze quasi come si fosse trattato di un movimento unico. Anzi, vorrei dire che in forse lo è stato e si è in qualche modo coagulato attorno a “Materiale Resistente” dei CSI, un disco fondamentale per molti di noi. Secondo me gli anni ’90 sono stati perfino piò prolifici degli ’80, in termini di impegno e messaggio. Fortunatamente “Riportando tutto a casa” ha trasmesso emozioni a tante persone che ancora lo considerano un buon disco e per queto è giunto il momento di celebrarlo.»

E da allora come si è evoluta la scena musicale?

«Ritengo che quel movimento sia stato vivace fino ai primi anni 2000 e poi si sia piano piano svuotato. Mi viene da pensare che le contestazioni di Genova abbiano tracciato un confine e dopo di quelle si sia voltato pagina e molti abbiano preso strade diverse. L’eredità più grande è che alcuni di quei gruppi sono ancora in giro e trasmettono ancora emozioni ma non hanno più l’impatto socioculturale che hanno avuto allora.»

Come vede la scena attuale?

«L’indie che è venuto subito dopo sembra aver avuto una specie di rigetto per il periodo precedente. Le canzoni sono diventate più pop e se qualcuno ha lanciato dei messaggi lo ha comunque fatto in modo più velato, più nascosto tra le pieghe della musica, più stemperato. Sento di avere in qualche modo più affinità con alcuni trapper, che hanno testi e usano linguaggi più espliciti, ma le radici musicali sono molto diverse.»

L’abbiamo vista di recente in televisione, nel programma di Geppi Cucciari, segno che forse rimane una certa attenzione alla musica e al messaggio che proponi.

«Si è trattato di una bella opportunità in una cornice perfetta, mi sono trovato molto bene. Poi la televisione ha ancora il suo peso, nonostante in termini di popolarità sia spesso soppiantata da altre forme di divulgazione. Devo dire che dopo la trasmissione mi è capitato di risentire persone con cui non ero più in contatto da molto tempo. È stato tuttavia un intervento singolo in tanti anni di carriera, sarebbe bello che questi appuntamenti avessero maggiore frequenza; testimonierebbero un’effettiva attenzione. Bella esperienza però.»

Podestaria è un posto speciale, non un luogo tradizionale per concerti. Cosa ci possiamo aspettare da questo appuntamento?

«Sì, il concerto sarà speciale, come l’ambiente che ci ospiterà. Saremo in formazione acustica senza palco e luci, il concerto sarà di giorno e vogliamo che si armonizzi il più possibile con la natura circostante. Gli arrangiamenti si adegueranno allo spazio e sarà un modo per mostrare che le nostre canzoni possono prendere vita in una cornice più intima e parlare al cuore. Sicuramente anche il pubblico sarà speciale perché il luogo non è comodo da raggiungere come un teatro in città; non ci si arriva direttamente con la macchina, bisogna camminare un po’ e questo atto permette di “acclimatarsi”. Poi ci sdraierà sull’erba e si potrà ascoltare la musica in tutte le sue sfaccettature.»

Cisco ha già programmi per quando questo breve tour coi vecchi compagni di viaggio si sarà concluso?

«Quest’estate sarò in concerto con la Bandabardò, sono riuscito a ritagliare solo un paio di settimane per questo minitour. Fossi stato più libero avremmo fatto più date; abbiamo dovuto rinunciare a molte proposte. Mi fa comunque piacere che attualmente in calendario ci siano pochi appuntamenti, magari riusciamo a stuzzicare l’attenzione del pubblico in vista, perché no, di un tour invernale in formazione completa. Chissà.

In questi ultimi mesi è venuto più volte a Verona. Ci vuole raccontare del suo rapporto con la nostra città?

«Abito in campagna tra Carpi e Novellara e quindi Verona è una meta non solo per suonare ma anche per un buon bicchiere di vino. Tuttavia, storicamente non sono venuto così spesso, è che in questo periodo si sono concretizzate alcune opportunità che hanno generato dei concerti molto belli e partecipati, uno al The Factory e uno alla Fucina Culturale Machiavelli. La risposta del pubblico è stata eccezionale e questo dà molta motivazione. Poi a Verona c’è un mio amico, sopraffino chitarrista, Andrea Faccioli, che spesso si unisce a noi in concerto.

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