È Nemo, con la canzone The code, a vincere l’Eurovision Song Contest 2024. La Svizzera coglie la sua terza vittoria nella storia della rassegna e si prepara così ad ospitare l’edizione del 2025. Completano il podio la Croazia, con Rim tim tagi dim di Baby Lasagna e l’Ucraina, con Teresa & Maria di Jerry Heil & alyona alyona.

Settima l’Italia, rappresentata da Angelina Mango con La noia, arrivata dietro anche a Francia (Slimane, Mon amour), Israele (Eden Golan, Hurricane) e Irlanda (Bambie Thug, Doomsday blue).

Si è trattata di una delle edizioni più travagliate della storia eurovisiva dove, contrariamente a quanto auspicato, la musica è stata pesantemente soffocata da vicende extra-palco legate a questioni geopolitiche. È successo di tutto: dalle contestazioni per la partecipazione di Israele al contest alla squalifica del rappresentante dei Paesi Bassi, Joost Klein, dato tra i favoriti della vigilia. Ma procediamo con ordine.

Le proteste per Israele

La partecipazione di Israele – che sta conducendo nella Striscia di Gaza una violenta azione militare – all’Eurovision Song Contest 2024 è stata al centro dell’attenzione per tutti i mesi precedenti l’evento. Alla fine l’EBU (European Broadcasting Union), in nome del pluralismo, ha ammesso il paese e la sua rappresentante Eden Golan (per maggiori dettagli vi rimandiamo all’articolo di presentazione dell’evento). L’artista ha vissuto l’Eurovision tra la camera d’albergo e la Malmö Arena sede dell’evento. Nessun impegno extra, sorveglianza massima e allenamenti con la propria crew per simulare lo scenario di contestazione all’interno dell’arena durante la performance.

Alla fine è andata esattamente così, con l’artista subissata di fischi durante tutte le sue esibizioni. Il risultato è stato però un quinto posto da un certo lato sorprendente, dato che le giurie tecniche le avevano assegnato solo 52 punti (11 paesi su 37). Il paese ha tuttavia ottenuto il secondo posto al televoto con 323 punti, ricevendo il massimo del punteggio (12 punti) da 15 paesi su 37, Italia compresa.

I messaggi di pace e la censura degli artisti pro-Palestina

Per quanto gli organizzatori abbiano cercato di mantenere la politica fuori dal contest, sono stati gli stessi artisti a lanciare messaggi di tale natura dal palco: l’EBU ha risposto con una censura che ha portato all’innesco di casi diplomatici con diverse delegazioni nazionali.

Partiamo dal più emblematico, e cioè la vicenda che vede coinvolta la portoghese Iolanda. L’artista classificatasi al 10° posto con Grito si è presentata la sera della finale con delle unghie pitturate con i colori della bandiera palestinese. Ciò ha spinto gli organizzatori a caricare la performance sul canale YouTube della manifestazione al termine della finale e a sostituirla con quella della semifinale nei video riassuntivi. Questo ha portato alla reazione dell’emittente RTP che ha ufficialmente chiesto spiegazioni all’EBU anche perché tale manovra può aver avuto ripercussioni sul televoto, infatti per quest’ultimo il Portogallo era solamente 20° con 13 punti.

Bambie Thug (Irlanda) durante la finale dell’Eurovision 2024 – Foto: Corinne Cumming / EBU

L’irlandese Bambie Thug si è scagliata duramente contro l’EBU tramite i suoi canali social inizialmente per essere stata costretta a rimuovere i messaggi “cessate il fuoco” e “Palestina libera” dal suo costume di scena, apposte utilizzando l’alfabeto medievale Ogham. Successivamente le parole utilizzate da uno dei due commentatori israeliani dell’evento, sul canale KAN 11, che invitava gli spettatori in primis a mettere al sicuro i bambini e poi a “preparare le maledizioni” prima dell’esibizione dell’artista irlandese, avevano mandato su tutte le furie Bambie Thug, che ha diserato le prove generali della finale di sabato pomeriggio mentre l’EBU si affrettava a chiarire la questione con il broadcast israeliano.

Censurato anche uno dei beniamini di casa, lo svedese Eric Saade. Terzo classificato all’Eurovision 2011, era stato invitato ad aprire la prima semifinale assieme alla cipriota Eleni Foureira e alla spagnola Chanel. Essendo di origine palestinese e libanese, l’artista durante l’esecuzione della sua Popular indossava una kefiah annodata al braccio. Immediata è arrivata la condanna della produttrice esecutiva del concorso, Ebba Adielsson, che ha invocato l’apoliticità dell’evento. Di tutta risposta l’artista ha scritto sui suoi social:

Ho ricevuto questa sciarpa da mio padre quando ero un bambino piccolo, per non dimenticare mai da dove viene la mia famiglia. Allora non sapevo che un giorno sarebbe stata chiamata “un simbolo politico”. Per me è solo razzismo. Volevo semplicemente essere inclusivo e indossare qualcosa che sentissi parte di me, ma l’EBU sembra pensare che la mia etnicità sia motivo di controversia. Non dice niente di me, ma tutto di loro. Io rimango fedele allo slogan dell’Eurovision di quest’anno: United by Music.

Eric Saade, storia Instagram dell’8 maggio 2024

Ad oggi della performance di Saade l’EBU non ha pubblicato nessuna foto e nessun video sui propri canali ufficiali.

C’è poi stato l’episodio che ha coinvolto il francese Slimane che durante le prove di sabato pomeriggio ha interrotto la sua esibizione, come riportato da Eurofestival News, per lanciare un messaggio al pubblico:

Ciao a tutti, scusate per il mio inglese. Quando ero un bambino sognavo con la musica. Sognavo di usare la musica per cantare di pace, di amore. Dobbiamo essere uniti dalla musica, sì, ma con l’amore e la pace. Per favore, vi prego! Grazie a tutti

Slimane, durante le prove generali dell’11 maggio 2024
Angelina Mango durante la finale dell’Eurovision 2024 – Foto: Sarah Louise Bennett / EBU

Tanti altri gesti e simboli hanno animato la settimana eurovisiva come la nostra Angelina Mango che in sala stampa ha cantato Imagine di John Lennon per augurare la pace o il suonatore di didgeridoo, salito sul palco con gli australiani Electric Fields, il cui body-paint raffigurava un’anguria, simbolo di vicinanza alla causa palestinese usato sui social per aggirare i ban della bandiera palestinese.

Non sono mancati anche messaggi meno concilianti e che hanno fatto trasparire una certa insofferenza alla situazione creatasi. La polacca Luna, dopo l’eliminazione in semifinale, ha postato sul suo profilo Instagram un video in cui indossava un cappotto rosso con la scritta “United by music” e le foto dei partecipanti di questa edizione. Tutti meno una: l’israeliana Eden Golan. Il lituano Silvester Belt invece ha affidato a X uno sfogo dopo la finale:

Esibirmi dopo quel paese [Israele n.d.a.], con il pubblico così acceso è stata una delle cose più brutte che abbia mai dovuto affrontare. Ho fatto il meglio che potevo in quella situazione… Esperienza traumatica, avrei preferito fosse finita in semifinale.

Silvester Belt, profilo X, 12 maggio 2024

Lo stesso vincitore, lo svizzero Nemo, ha fatto intendere che ci sono dei cambiamenti da apportare al concorso. Parlando in conferenza stampa ha infatti detto:

Ho rotto il codice e ho rotto il trofeo. Può essere aggiustato, ma forse anche l’Eurovision ha bisogno di un po’ di aggiustamenti, di tanto in tanto.

Nemo, conferenza stampa 12 maggio 2024

La squalifica di Joost Klein

Il venerdì è stato poi animato dal “caso Joost Klein”. Il cantante olandese non si è presentato alla prima prova della finale, in programma venerdì pomeriggio. Da subito si sono inseguite voci sul possibile motivo dell’assenza e l’EBU nella serata aveva annunciato che non avrebbe preso parte neanche al Jury Show, le prove in cui votano le giurie, per via di “un’indagine in corso”.

Solo il sabato mattina si è compresa la portata dell’incidente, quando l’EBU ha annunciato la squalifica del rappresentante dei Paesi Bassi. Dalle prime ricostruzioni il motivo è l’indagine in corso da parte della polizia svedese per il comportamento minaccioso avuto nei confronti di una camerawoman che lo avrebbe ripreso – a detta di Klein – insistentemente durante la discesa dal palco. L’emittente olandese AVROTROS ha parlato di un semplice gesto per abbassare la telecamera, il giornale svedese Aftonbladet riporta invece una testimonianza per la quale l’artista avrebbe spaccato tale telecamera.

Joost Klein (Paesi Bassi) durante la seconda semifinale – Foto: Corinne Cumming / EBU

I fan sono insorti, sia perché Joost Klein con la sua Europapa era tra i favoriti alla vittoria sia lamentando la fermezza che l’EBU ha avuto nei suoi confronti, paragonandola alla gestione diplomatica della partecipazione di Israele. Anche l’emittente AVROTROS ha presentato una protesta formale mentre ben più duro è stato il commentatore olandese Cornald Maas intercettato dai giornalisti a Malmö:

Tutti sapranno prima o poi come sono andate le cose e si renderanno conto che è una stupidaggine. L’EBU ha preso decisioni molto più ragionate e per questo invece creano un caso. Farlo a un broadcaster che quasi 3 anni fa ha organizzato in maniera incredibile l’Eurovision, con un capodelegazione che ha lavorato duramente in questi anni per tutto ciò che è l’Eurovision. Vorrei dire “vaff… EBU”, anzi lo sto dicendo adesso.

Cornald Maas, De Telegraaf, 11 maggio 2024

È quantomai singolare come questo fatto abbia coinvolto un artista che portava in gara una canzone il cui tema è proprio l’unione tra i popoli europei. All’orizzonte si profila un possibile ritiro dei Paesi Bassi dalla prossima edizione, ma solo le prossime settimane sapranno dare una risposta precisa.

Ora tocca alla Svizzera

In tutto questo la storia di Nemo e del suo brano, The code, sono passate un po’ in sordina. La vittoria è arrivata grazie ad un plebiscito delle giurie nazionali (22 paesi su 37 gli hanno assegnato il massimo dei punti) mentre il televoto aveva puntato su Croazia, Israele e Ucraina, lasciando la Svizzera al quinto posto.

The code ha vinto anche i premi Marcel Bezençon per la miglior composizione e per il valore artistico: stupefacente infatti è stata la sua intonazione dal vivo mentre si muoveva con grande atletismo su una pedana rotante. Quello che però è interessante sottolineare è il significato del suo brano.

La canzone vincitrice dell’Eurovision Song Contest 2024

Nemo, il cui nome completo è Nemo Mettler, è il primo artista non-binario a vincere l’Eurovision Song Contest e la sua canzone parla proprio dell’accettazione di sé, tra gli alti e i bassi della vita. Il “codice” che Nemo rompe ha molteplici significati: giocando sul sistema numerico binario l’artista elvetico vuole mostrare che non è tutto 0 e 1, perché ci sono persone che non si identificano né in un uomo né in una donna. Il tutto scardinando anche le regole musicali e quindi fondendo insieme opera, rap, drum’n’bass e pop.

La Svizzera tornerà così ad ospitare l’Eurovision Song Contest dopo la prima edizione – del 1956 – e quella del 1989. Sembra un curioso scherzo del destino ma – dopo un’annata così complicata dove le vicende extra-palco hanno rubato la scena – proprio dal paese da dove tutto cominciò, l’Eurovision può iniziare un processo di rinnovamento quantomai necessario. Si sono già fatte avanti Zurigo, Basilea e Ginevra; per l’estate arriverà una decisione e allora tutto il carrozzone si rimetterà in moto. Uniti dalla musica, questa volta per davvero.

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