“Evoluzioni”, la rassegna teatrale in continua… evoluzione
Intervista a Barbara Baldo, direttrice artistica di una kermesse che ha decisamente fatto centro, fra riscontri, idee, progetti e molto altro ancora.
Intervista a Barbara Baldo, direttrice artistica di una kermesse che ha decisamente fatto centro, fra riscontri, idee, progetti e molto altro ancora.
Sono stati ben sette gli appuntamenti al teatro Peroni di San Martino Buon Albergo (Verona) con la prima edizione di “Evoluzioni”, la rassegna teatrale curata Ippogrifo Produzioni e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di San Martino. Un’edizione ricca d proposte, che ha riscontrato un grande successo di pubblico e che induce inevitabilmente a guardare con grande ottimismo il futuro della rassegna stessa. Ne abbiamo parlato con la direttrice artistica della manifestazione Barbara Baldo.
Baldo, si è chiusa la stagione di “Evoluzioni”. Innanzitutto, che bilancio possiamo fare di quest’annata?
«Evoluzioni è stata una vera sfida. Per Ippogrifo, che ha ricevuto l’incarico di direzione artistica e organizzativa, e per l’Amministrazione di San Martino Buon Albergo che sostiene e promuove la storica stagione teatrale al Teatro Peroni. Di concerto con l’Assessore alla Cultura Francesca Besana ci siamo posti degli obiettivi chiari e misurabili: rinnovare la proposta artistica ma, nel contempo, consolidare il pubblico già affezionato, ingaggiando anche nuovi pubblici con particolare attenzione alle nuove generazioni.
A conti fatti siamo davvero molto soddisfatti. Il cartellone proposto, pur presentando una selezione “originale” rispetto al passato, ha ricevuto la fiducia del parterre degli abbonati storici, ma soprattutto ha ricevuto l’attenzione di un pubblico nuovo e più giovane che non solo è entrato per la prima volta nel Teatro Peroni, ma è stato anche veicolo di un generoso passaparola, regalandoci quello che in gergo definiremmo “un largo successo di pubblico”.»
Tanti gli spettacoli in cartellone… qual è stata il criterio di scelta che vi ha guidato?
«Spero non sia banale affermare che la prima istanza era la qualità artistica delle opere selezionate. Come abituale per Ippogrifo, il perimetro si è mosso nel panorama delle compagnie e degli artisti indipendenti. Si trattava, quindi, di scegliere nomi che possono anche essere mainstream nel settore teatrale, ma che non sono certamente “di grido”. E in questo si poneva la nostra prima sfida: raggiungere il pubblico senza veicolare l’attenzione attraverso il nome di cartellone.
È stato un processo delicato, che doveva tenere presente gli obiettivi finali della stagione. In fondo, lo dice il nuovo nome che abbiamo voluto dare alla stagione: “Evoluzioni”, inteso nel suo doppio significato di sviluppi graduali e completi e di serie di movimenti eleganti e ordinati, diretti a cambiare la posizione. Per garantire agli spettatori abituali una comfort zone abbiamo confermato alcune proposte, come la commedia dell’arte o il grande classico rivisitato, e abbiamo poi esplorato nella composizione del calendario una grande varietà di generi e stili.»
Quali sono stati i feedback del pubblico?
«Mi ha molto colpita il commento di un’abbonata ultradecennale del Teatro Peroni che, lasciando la sala dopo lo spettacolo di circo teatro di Teresa Bruno, uno spettacolo che ha circuitato in tutta Europa e ricevuto numerosi riconoscimenti di settore, mi ha detto “Non avevo mai visto niente di simile!”. O, ancora, il professore veronese habitué teatrale che al termine di Snowflake, dramedy british, ci ha lasciato commentando con “Finalmente”.»
C’è stato uno spettacolo che l’ha sorpresa più degli altri?
«Posso dire che mi ha molto commossa l’attenta e affettuosa accoglienza del pubblico per la messa in scena Snowflake, seconda data in cartellone, compagnia romana. Un trittico di attori bravissimi per una commedia drammatica inglese che tratta di conflitto generazionale con numerosi affondi al contemporaneo. Non mi riferisco solo alle sensazioni, che, come organizzatori, percepiamo comunque dall’atmosfera in sala o dagli applausi finali. Il riscontro del pubblico per questo spettacolo, che qualcuno potrebbe definire “difficile”, è stato ampiamente testimoniato dalla valutazione a caldo al termine dello spettacolo espressa da tutti gli spettatori e, a mio parere, conferma il desiderio del pubblico per belle storie, ben scritte, ben recitate e con la capacità di suggerire domande e dibattiti. Condivisi o anche solo intimi.»
Particolarmente apprezzato è stato lo spettacolo di Matthias Martelli tratto dal testo di Dario Fo e Franca Rame “Il mistero buffo“. La dimostrazione ulteriore che i classici non tramontano mai…
«Indubbiamente la potenza e l’attualità del teatro di Dario Fo e Franca Rame hanno molta parte nell’apprezzamento ricevuto dallo spettacolo Il primo miracolo di Gesù Bambino. Ma non dimentichiamo che Matthias Martelli è uno degli attori di maggiore successo degli ultimi anni. Attore (ma anche autore) di grandissimo valore, di grande rigore e professionalità e con la preziosa dote dell’ascolto che gli permette di essere sempre in fortissima relazione con il pubblico. Lo abbiamo ingaggiato la prima volta nel 2015 e abbiamo conosciuto da vicino la sua crescita professionale: sono certa che avremo il piacere di proporre altre sue opere in futuro.»
Alla luce di quanto visto quest’anno, ritenete che il pubblico continui ad avere interesse per un prodotto culturale come il teatro? Perché?
«Con questa ultima stagione sembrerebbe essere stata superata la crisi generata dal lockdown. Lo abbiamo visto non solo a San Martino ma anche nelle altre stagioni e nel corso delle tournée teatrali con le nostre produzioni.
Come le altre forme di spettacolo dal vivo, il teatro ha la potenza dell’unicità: non si assiste solo alla manifestazione di un’opera d’arte ma si condivide un’esperienza straordinaria, unica e irripetibile ogni sera, nel rito della condivisione che amplifica ogni reazione emotiva. È letteralmente la compassione. E poi, diciamolo, il teatro, quando è il buon teatro, è bellissimo!»
A proposito di quest’ultimo aspetto… quant’è difficile fare teatro oggi… o, viceversa… quanto è diventato semplice rispetto al periodo pre-covid?
«Le criticità a monte sono sempre le stesse: poche risorse, pochi spazi, sempre maggiore burocrazia. Come Ippogrifo Produzioni lavoriamo come in una sorta di controtendenza e per noi non credo sia cambiato molto, se non per l’interruzione drastica di Operaforte Festival al Forte Santa Caterina. E sempre tutto semplicemente complicato, o difficilmente semplice, per usare un gioco di parole. Proseguiamo strenuamente il nostro lavoro di produzione e ricerca, sia nel teatro che nel cinema, e affiniamo di stagione in stagione la nostra relazione con il pubblico. Sviluppiamo sempre nuovi progetti e curiamo le attività storicizzate con attenzione e presenza. Il valore aggiunto che abbiamo acquisito – vorrei dire quasi “grazie” al lockdown – è stato la relazione con i colleghi, che ci ha permesso di attivare e di partecipare a diverse reti di lavoro.»
Di solito chi dirige artisticamente una rassegna come Evoluzioni non appena si conclude si mette subito al lavoro per sviluppare al meglio le idee accumulate per la prossima stagione… è così anche per lei?
«Certamente! Abbiamo attivato anche diversi strumenti di feedback per compiere un’analisi della stagione appena trascorsa. I dati sono a servizio di Ippogrifo e dell’Assessore Besana e saranno fruttuosi per proseguire il percorso intrapreso e migliorarlo ancora.»
Con Ippogrifo non vi fermate mai. Quali sono i piani per la stagione primavera-estate che sta iniziando?
«Siamo già a capofitto sulla stesura delle rassegne estive: oltre alle stagioni stoiche avremo sicuramente anche qualche bella novità ma è ancora troppo presto per entrare nel dettaglio. Parallelamente stiamo anche lavorando alla programmazione delle nostre repliche in tournée. Ma soprattutto Ippogrifo sta lavorando non a una ma a ben due nuove produzioni che potrebbero debuttare entrambe prima della fine del 2024. Lasciamo finire a Rizzi la postproduzione del film Squali e poi lo chiudiamo in teatro. Per saperne di più… #staytuned!»
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