“Amadé Superstar”: alla Fucina Machiavelli una serata con il grande Mozart
Una serata dedicata al grande compositore salisburghese che racchiuderà le diverse anime del musicista più completo nella storia occidentale.
Una serata dedicata al grande compositore salisburghese che racchiuderà le diverse anime del musicista più completo nella storia occidentale.
Sabato pomeriggio, alle 18.30 in orario aperitivo, alla Fucina Culturale Machiavelli (via Madonna del Terraglio, 10 a Verona, quartiere di Santo Stefano) il pubblico veronese potrà sperimentare una sorta di “Mozart experience”, una ricostruzione di come potevano vivere, all’epoca, i concittadini del grande compositore austriaco una serata in sua compagnia.
La principale entrata finanziaria della famiglia Mozart, infatti, erano le cosiddette “accademie”, concerti auto-organizzati dal musicista/star/imprenditore in cui l’artista di fama, assumendosi il rischio di impresa, affittava una sala con il relativo personale e assoldava di tasca propria l’orchestra per un concerto centrato sulla propria musica e sulla propria figura.
Insomma, si tratta di un’esperienza da non perdere, che racchiude le anime opposte del musicista più amato d’occidente: dalla spensierata e festaiola “Eine kleine Nachtmusik” k 525 alla profondità spirituale del “concerto per pianoforte e orchestra” k 491. Protagonisti musicali l’ensemble Fucina Harmonica e il pianista di fama internazionale Andrea Bacchetti. Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con il direttore artistico della sezione musicale di Fucina Machiavelli Stefano Soardo.
Soardo, innanzitutto… perché Mozart può essere considerata una rock star “ante litteram”?
«Era una star dello “star system” dell’epoca: nei suoi primi anni a Vienna i suoi concerti erano frequentati dalla migliore società e l’imperatore organizzò persino un “talent” per mettere a confronto il suo talento con quello del celebre compositore di corte Antonio Salieri. Ad entrambi fu dato un soggetto per una breve operetta da musicare, e i due brevi lavori vennero eseguiti a palazzo uno di seguito all’altro; da questa presunta rivalità Puskin e Forman ricavarono quella narrativa che vede Salieri come simbolo di invidiosa mediocrità.
In realtà la sfida si svolse con cordialità (su un soggetto fortemente ironico che vedeva un improbabile impresario teatrale come protagonista). Per smentire questa leggenda basta dire che la posizione di Salieri a Vienna era estremamente solida, l’invidia avrebbe potuto essere per assurdo al contrario, perché Mozart tra i suoi concittadini non trovava compreso il suo linguaggio operistico, sua maggiore aspirazione, mentre Salieri era portato ovunque in palmo di mano come operista. Vienna purtroppo, dopo un primo amore, volta le spalle al talento di Salisburgo. Viene accolto invece come una star fino all’ultimo a Praga, come tanti artisti di oggi che non sono compresi in patria ma all’estero fanno furore. Con le moderne star condivideva poi quel vivere al di sopra dei propri mezzi (feste, bella vita, licenziosità) che oggi troviamo indispensabile (parlo con ironia) nell’immagine di un artista. Non serve dire che oggi sia una star assoluta. Per citare un esempio banale, lo scorso 2 gennaio, era un martedì freddo e di pioggia, nel tardo pomeriggio ho fatto non meno di un’ora di coda all’aperto per entrare a visitare una delle abitazioni di Mozart oggi museo.»
Cos’ha di moderno la sua musica e cosa può comunicare alle giovani generazioni?
«Non ha nulla di moderno né nulla di antico. È semplicemente geniale nella costruzione retorica. Ogni sua frase musicale ha una struttura dialogica perfettamente naturale, semplice e comprensibile da tutti e da tutte le età, pur con una profondità e stratificazione di complessità senza fine se si desidera scavare. Come si spiega? Genialità. Se io scrivo una frase musicale semplice risulta banale, quelle che ha scritto Mozart ci emozionano ancora dopo 250 anni.»
A dispetto della sua fama (sia da vivo, sia soprattutto da morto) Mozart è morto in povertà, a differenza di altri grandi musicisti dell’epoca come Beethoven: come ce lo spieghiamo?
«Mozart tenta il passaggio alla “libera professione”. Le grandi star vissute poco prima di lui, come C.P.E. Bach (figlio di Johann Sebastian) e Joseph Haydn, hanno passato l’esistenza stipendiati da aristocratici o reali come musicisti, ma considerati come effettiva parte della servitù. Mozart era insofferente a questo asservimento del musicista e aspirava al riconoscimento -anche economico- del genio. Cerca in molti modi di farsi licenziare dall’arcivescovo di Salisburgo Colloredo (incarico ben retribuito procurato dal padre, anche lui vice-maestro di cappella sotto il medesimo signore), riuscendo finalmente ad esasperare il porporato che lo caccia con una pedata nelle terga (elargita dal suo primo ministro davanti alla corte riunita e testimoniata dallo stesso Mozart, indignato, nelle sue lettere). Dopo questo pittoresco congedo Mozart cerca di vivere delle sue composizioni. Da un lato i concerti, detti “accademie” in cui viene eseguita la sua musica con lui come solista e direttore. Il concerto di sabato 6 peraltro è proprio una ricostruzione di una di queste Accademie. Il rischio d’impresa era tutto a carico dell’artista, che doveva pagare location, personale di sala, orchestrali, pubblicità, rientrando di tutto e guadagnando con l’incasso della serata (a suo rischio).
L’altro fronte, quello più sicuro e che permetterà poi al più giovane Beethoven di farcela, è il mercato musicale, l’editoria. La nuova classe sociale rivoluzionaria, la borghesia, celebra se stessa anche con la musica, che diventa evento pubblico ma anche privato. Prolifera infatti la musica da camera, ed ogni figlio/a di borghese riceveva un’educazione musicale quasi professionale. Si acquistavano gli spartiti delle ultime composizioni di grido, le si provava con amici e le si eseguiva in casa in appuntamenti mondani con altri amici. Il pianoforte è indubbiamente il protagonista assoluto di questa nuova era. E i compositori campavano (nel caso di Beethoven anche con agio) proprio grazie ai diritti di stampa di queste composizioni, e più se ne mettevano sul mercato più ci si guadagnava. All’epoca di Mozart i tempi non erano ancora maturi.»
Il grande musicista austriaco è legato a Verona…
«Sì, due volte ha fatto sosta a Verona durante la sua adolescenza dando concerti memorabili, e l’Accademia Filarmonica di Verona lo ha nominato maestro di cappella. A gennaio per commemorare il suo primo passaggio la città organizza un festival mozartiano molto partecipato.»
Presentiamo l’iniziativa che lo celebra: una serata, in orario aperitivo, che spazia dai suoi brani più “leggeri” a quelli più profondi… Mozart in questo fu molto eclettico.
«Ogni anno a primavera raccontiamo un musicista. L’anno scorso Bach, quest’anno Mozart. Questo è l’ultimo appuntamento, quello che celebra la sua fama. La musica di sabato spazia dalla festa e divertimento della celebre “serenata notturna” alla seriosità che richiama la profondità del requiem, abissi e ascensioni evocate dal celebre concerto per pianoforte k491, che verrà eseguito da Andrea Bacchetti con la Fucina Harmonica.
Nello scorso appuntamento abbiamo approfondito fino agli estremi l’ecclettismo del genio salisburghese, capace di comporre il profondissimo Lacrimosa del requiem tanto quanto i canoni a tre voci dove spicca “difficile lectu” (all’interno del brano, un nonsense in latino maccheronico, viene ripetuta con insistenza dalle voci la parola ionico conseguendo l’effetto comico sperato; per la cronaca l’italiano era lingua diffusa e nota all’epoca).»
Chi saranno i musicisti che animeranno la serata?
«L’ensemble residente di Fucina, Fucina Harmonica, formato da giovani professionisti della musica, in compagnia di un ospite d’eccezione: Andrea Bacchetti. Pianista eclettico e geniale, a sua volta è stato bambino prodigio, ha inciso con le migliori etichette mondiali e si è esibito nei migliori palcoscenici della musica classica senza rinunciare a comparire in televisione.»
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