Quel binomio perfetto
Nel nuovo libro di Silvia Allegri si esplorano le relazioni che gli animali umani possono instaurare con quelli non umani, per una vita insieme fatta di affetto e aiuto reciproco.
Nel nuovo libro di Silvia Allegri si esplorano le relazioni che gli animali umani possono instaurare con quelli non umani, per una vita insieme fatta di affetto e aiuto reciproco.
Amicizie, scambi di energie, linguaggi non verbali sono il cuore del nuovo saggio Relazioni bestiali. Animali umani e non umani, un binomio perfetto della giornalista veronese Silvia Allegri, edito da Edizioni L’Informatore Agrario. “In questo volume” – si legge nel comunicato stampa che presenta la pubblicazione – “si viaggia nel regno degli animali che da sempre accompagnano la vita dell’uomo, vedendoli però sotto una nuova luce: non più presenze utili solo a ottenere carne, uova, pelle, non più mezzi di trasporto per fare meno fatica, non più vittime di proverbi ormai superati e ridicoli, alla luce delle conoscenze scientifiche che provano l’intelligenza degli animali, bensì amici fedeli in un mondo in cui le relazioni, quelle vere, sono sempre più rare”.
Allegri, perché scrivere un libro sulle “relazioni bestiali”?
«L’idea è nata lo scorso anno durante la fiera di Vita in Campagna. Io collaboro per l’omonima rivista e in occasione del salone tengo ogni anno dei brevi corsi dedicati agli animali, spiegando il giusto approccio con loro e raccontando di cosa hanno bisogno per stare bene. Avevo notato un grande coinvolgimento da parte del pubblico, e infatti gli occhi delle persone si illuminano sempre ogni volta che parlano dei loro animali.
Allora ho capito che era arrivato il momento di approfondire questo argomento, e restituire attenzione e dignità a questi compagni di vita. Per questo ho scelto un titolo provocatorio: relazioni bestiali. Noi usiamo spesso questa parola, ‘bestia’, in senso dispregiativo. Dobbiamo ricordiamoci invece che anche noi siamo bestie, nel senso più vero e letterale del termine: l’essere umano appartiene al regno animale. Eppure spesso ce ne dimentichiamo.»
Si parla di “binomio perfetto” fra animali umani e non umani… ci può spiegare meglio?
«La relazione tra animali umani e non umani può essere perfetta, se impostata nel modo giusto. Perfetta per ottenere ciò a cui ogni essere vivente aspira: serenità, benessere, protezione. Apparteniamo a specie diverse, eppure se sappiamo osservare l’altro possiamo comprenderne le esigenze e i sentimenti. Fino a trovare un modo di comunicare unico e completamente diverso da quello che usiamo con i nostri simili: il linguaggio non verbale, fatto quindi di silenzi e di osservazione attenta, di contatto rispettoso, di tempo di qualità condiviso. Non serve parlare quando si utilizza l’empatia.»
L’uomo “utilizza” gli animali non umani fin dalla notte dei tempi. È giunto il momento di una maggiore consapevolezza?
«Decisamente sì: gli umani hanno il vizio di catalogare, e così sono ‘nati’ gli animali da carne, da uova, da caccia, da pelliccia, da compagnia, da corsa, da salvataggio, da guardia. Alcuni li accarezziamo, altri li mangiamo in base a criteri stabiliti da noi, e del tutto arbitrari. Un esempio? Pensiamo all’indignazione che suscitano i festival in estremo Oriente, dove viene mangiata la carne di cane.
Nessun italiano mangerebbe mai il proprio cane, eppure tanti mangiano cavalli, animali sacri in altri Paesi. E si disprezza tanto il maiale senza sapere che è più pulito e più intelligente del cane. Insomma, complici i modi di dire e i proverbi, abbiamo un’immagine davvero distorta degli animali. Che spesso di fatto nemmeno conosciamo. Io ho conosciuto maiali, mucche, conigli, capre, galline, asini, cavalli frequentandoli e osservandoli. Ognuno di loro è un soggetto, una persona, non un numero. E visto che siamo nel 2024, propongo di cambiare i nostri parametri di giudizio.»
Cosa ha imparato dalle sue relazioni con gli animali?
«Ho imparato tutto, davvero tutto dai miei animali e da quelli che hanno incrociato il mio cammino. Ho imparato la pazienza e la lealtà, la sincerità e la capacità di sopportazione, la tenerezza, la spontaneità.
Tutte le volte in cui sono stata male, nessuno dei miei animali mi ha lasciata sola, mai. La loro presenza silenziosa è stata una certezza e un porto sicuro. Devo a loro i momenti più intensi della mia vita.»
Nel suo libro si parla anche di “rapporti affettivi equilibrati”: cosa intende?
«Gli animali non amano le forzature e custodiscono gelosamente il loro spazio vitale. Si avvicinano se sentono che dall’altra parte c’è disponibilità all’incontro e a loro volta fanno capire quando sono pronti per un ‘dialogo’ con un altro vivente. In questa ottica perdono completamente di senso redini e fruste, guinzagli e museruole, gabbie e catene. Quando il rapporto è equilibrato e ci sono le giuste condizioni per muoversi in sicurezza non serve niente altro. Bastano due esseri viventi capaci di ascoltare e capire.»
La prefazione è stata scritta da Vittorino Andreoli. Perché ha deciso di coinvolgere nel suo progetto il celebre psichiatra?
«Il professor Andreoli, che ho incontrato e intervistato più volte, concorda con me sul potentissimo effetto terapeutico della relazione con gli animali e mi ha sempre incoraggiato durante la stesura del libro, apprezzando in particolare le storie che vi sono raccolte. Sono storie di vita vissuta che hanno per protagonisti tanti animali umani e non umani. Mi ha detto che il mio è un libro ‘da vivere’, oltre che da leggere, e gliene sono grata. Ho preferito essere molto sintetica e lasciare spazio alle narrazioni di chi ogni giorno prova enormi emozioni in compagnia degli animali. E lui ha offerto, nella sua prefazione, un interessante viaggio nella storia, sottolineando il ruolo cruciale degli animali nel nostro tempo.»
In questo periodo sta presentando il libro. Che reazione sta riscontrando nel pubblico? C’è curiosità? Quali tipi di domande le vengono rivolte più di frequente?
«Penso che incuriosisca la scelta linguistica che ho fatto: noi siamo animali, e solo in un secondo momento siamo animali umani. Io provengo da studi letterari e mi sono laureata in lingua italiana. Credo, da giornalista, che il linguaggio sia responsabile di tanti fraintendimenti e che una scelta accurata delle parole sia doverosa.
Più che ricevere domande, ricevo e apprezzo il desiderio dei miei ascoltatori e lettori di raccontarmi le loro esperienze e condividere le gioie che gli animali portano nelle nostre vite. Mi mostrano le foto, mi scrivono dei loro amici non umani, e delle emozioni che provano. Come sempre gli animali diventano grandi facilitatori di relazioni anche tra esseri umani.»
Per chi fosse interessato ad approfondire gli argomenti trattati nel libro scritto da Silvia Allegri oggi pomeriggio, alle 18.30, presso la Libreria Il Minotauro in via Cappello l’autrice presenterà la sua opera e dialogherà insieme a Silvana Franconeri, editor de L’Informatore agrario.
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