É il muro di suono la vera sorpresa del live di Umberto Maria Giardini di venerdì 2 febbraio al The Factory di San Martino Buon Albergo. Forse mi difetta la memoria ma, seppur conscio di una certa cazzutaggine di fondo, non ricordavo così perentorio il sound sentito, dallo stesso artista con relativa band, al Lio Bar di Brescia, alcuni anni fa. Altra differenza sostanziale del concerto è l’importanza data all’ottimo disco La dieta dell’imperatrice: unica uscita all’epoca, tralasciato in quest’ultima occasione in favore di una forte attenzione nei confronti di Futuro Proximo e Forma Mentis, oltreché dell’ultimo Mondo Antimondo.

Ed è proprio da quest’ultimo album che viene estratto il brano più significativo, probabilmente, dell’intero set, in quanto più aderente al wall of sound e al contempo di mostrare la raffinatezza del cantautorato di UMG. Mi riferisco ad Andromeda, un pezzo che sembra nato dalle dita di un chitarrista stoner. E non lo escludo, in quanto opera del chitarrista che accompagna in live Giardini e di cui non conosco molto.

Ma non è da meno il singolo estratto da Mondo e Antimondo, che proprio in questa occasione mi sono reso conto di aver effettivamente interiorizzato nonostante il disco sia uscito da poco. Tra gli highlight della serata segnalo anche l’ottimo singolo Alba Boreale, estratto da Futuro Proximo. Molto bene anche la formazione che accompagna Giardini, con in particolare il già citato chitarrista in grado di sottolineare sia i momenti più rock che quelli più raffinati, in grado di donare un quid unico al nostro.

E Umberto vocalmente risulta essere fedele a quanto inciso su disco. Non si lancia mai in discorsi, limitandosi a ringraziare l’audience ogni tanto. Bene i suoni, forse anche per merito del fonico della band che però pecca, come in sempre più situazioni, di una certa enfasi sulla loudness. Francamente è un peccato tutta questa spinta distorsiva che tende a far perdere dinamica alla performance. 

Sta nel mazzo invece l’esibizione di Valentina Montresor, accompagnata con mia grande sorpresa al piano dalla cantautrice Veronica Marchi. La spiegazione del connubio sul palco sta nel fatto che la Marchi conduce Maieutica Dischi, etichetta che produce la giovane Montresor.

Se testualmente la cantante risulta, a volte, di difficile digestione, quel che mi convince meno é la struttura pop dei pezzi. Non sto parlando tanto di questioni tecniche, quanto di sound percepito, perlomeno l’altra sera al The Factory. Che mi abbia tratto in inganno la presenza di Veronica Marchi, riconosciuta cantautrice profonda e accattivante con le sue canzoni? Non so dirlo con certezza, ma il primo impatto con Valentina non mi ha convinto fino in fondo, forse proprio a causa di un dualismo tra testi e musica che risulta vagamente stridente. Non me ne voglia. Auguro a lei il meglio per il suo percorso artistico. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA