“Ultima estate a Roccamare”: nostalgia e letteratura nelle pagine di Alberto Riva
Riva ci conduce per mano in Maremma, dove alcuni decenni fa si creò una situazione di grande fermento culturale unica e irripetibile.
Riva ci conduce per mano in Maremma, dove alcuni decenni fa si creò una situazione di grande fermento culturale unica e irripetibile.
L’ultima opera del giornalista e scrittore milanese Alberto Riva non può certamente essere annoverata nella lista di quei libri “classici” che raccontano una storia lineare, con una trama e dei personaggi definiti.
Rappresenta più che altro un gran bel pretesto per raccontare, in verità, molto di più. Siamo infatti al cospetto, in questo caso, di decine e decine di storie e sotto-storie, come rivoli di un fiume, che si intrecciano e si dipanano da quello che è lo scorrere principale della vicenda.
Ci riferiamo agli innumerevoli aneddoti, tutti estremamente divertenti e interessanti, che propongono continui rimandi e collegamenti alla vicenda principale e in grado di rendere questo testo particolarmente succulento, con le sue curiosità e spiegazioni che spesso hanno il sapore della rivelazione.
Quella che riesce a realizzare l’autore (che compare come voce narrante del libro) è un’indagine approfondita su quell’humus, creatosi in maniera quasi casuale, in grado di favorire con il suo fermento la realizzazione di grandi capolavori letterari e cinematografici. L’inchiesta, in definitiva, è su quanto avvenne per un periodo di tempo abbastanza circoscritto nella cittadina toscana di Roccamare, dove fra gli anni Sessanta e Ottanta si solevano trovare, specie in estate per le vacanze, alcuni degli esponenti più importanti della vita culturale italiana dell’epoca.
Stiamo parlando di scrittori, critici, registi, artisti e intellettuali vari del calibro di Italo Calvino, Carlo Fruttero, Franco Lucentini, Pietro Citati, Mario Tobino, Furio Scarpelli e molti altri. Ma oltre agli amici, le mogli e i figli gravitavano intorno a quel gruppo di amici decisamente “speciale” anche una serie di personaggi che animavano lo stesso paesino – come ad esempio chi gestiva i negozietti di alimentari o i piccoli bar, dove spesso i protagonisti di questi rendez vous si ritrovavano per semplici chiacchierate. Con incursioni bislacche e spesso d’effetto, come quelle dell’attore inglese Roger Moore, il James Bond dell’epoca, o dello scrittore ceco Milan Kundera.
Nel libro di Riva ci si addentra pian piano, soprattutto attraverso i racconti di parenti e amici e le precise ricostruzioni dell’autore che, come un vero segugio, riporta con fedeltà e dovizia di particolari quanto avvenne durante quegli incontri, i dialoghi, ma anche le interviste, gli appunti e le vicende di quei luoghi e di quelle persone. Un vero e proprio micro-mondo che all’epoca seppe essere una vera e propria fucina di grandi perle letterarie, donate all’umanità e che oggi appare, colpevolmente, un po’ dimenticato.
Riva, però, con una scrittura densa e agile allo stesso tempo, rende onore a quegli intellettuali, riuscendo nel non facile intento a riportare il lettore con la mente a quegli anni e a fargli assaporare con gusto le atmosfere – in qualche caso anche un po’ decadenti – che ebbero il grande merito di saper ispirare quegli scrittori. Fra una chiacchiera e l’altra nata spesso attorno a una tavola all’ora di cena, costoro riuscivano a volte a cogliere il senso dei propri romanzi o a trovare più semplicemente un’ispirazione fuggente per superare un momento di impasse creativo, riuscendo così a terminare e realizzare i loro immortali capolavori, carichi di luce. Quella stessa luce che accarezza dall’alba al tramonto la Maremma, la sua pineta, la spiaggia e il suo mare, in una commistione di colori tenui che ritroviamo anche nella splendida copertina in cui è raffigurato un quadro di Giovanni Fattori, un macchiaiolo che certamente si sarebbe trovato perfettamente a suo agio in quel particolare contesto culturale.
Il destino ha fatto sì che molti di loro abbiano anche perso la vita in quel luogo magico. Come Italo Calvino (che in realtà morì a Siena dove fu trasportato in fin di vita dopo l’ictus che lo colpì nel settembre del 1985, la stessa durante la quale esplose il fenomeno Milan Kundera e il suo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”) o Carlo Fruttero. Ma lo stesso Pietro Citati, pur deceduto altrove, ha voluto essere sepolto nel cimitero di Roccamare, a pochi metri dall’autore delle “Lezioni Americane” e sua moglie. In una sorta di eterno abbraccio che risplende nelle parole e nelle pagine del bravo scrittore e giornalista.
Ultima estate a Roccamare
Alberto Riva
Neri Pozza – Narrativa
Pag. 224, € 16,50
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