Da stasera, lunedì 22 gennaio, riparte per la sua dodicesima edizione Mondovisioni, la rassegna che porta anche nella nostra città i documentari di Internazionale. Organizzata da CineAgenzia e ospitata da Fucina Culturale Machiavelli in via Madonna del Terraglio 10 (zona Santo Stefano), la rassegna vede confermata la collaborazione con il nostro magazine Heraldo, che organizza e modera i dibattiti alla fine di ogni proiezione. Dopo l’appuntamento di questa sera si proseguirà, a cadenza settimanale, fino a lunedì 26 febbraio.

Una serie di documentari scelti dai migliori festival internazionali

Il programma dei documentari, proiettati in lingua originale con sottotitoli in italiano, è il seguente:

22 gennaio, Praying for Armageddon. Un documentario di Tonje Hessen ScheiMichael Rowley che indaga le pericolose conseguenze della fusione tra cristianesimo evangelico e politica statunitense. Frutto di anni di ricerche, il documentario rivela come le strutture del fondamentalismo indeboliscano il tessuto della democrazia americana, ed evidenzia l’impatto devastante che la religione esercita sulla politica estera del Paese. Il dibattito a fine proiezione, moderato da Stefania Berlasso, vede la presenza dei due “americanisti” Mattia Magrassi (avvocato ed esperto di giustizia e politica USA, collaboratore di Atlantico) e Alessandro Tapparini (collaboratore in passato di Wire, Il Foglio, Forbes e Rolling Stone oltre che autore del blog Jefferson dedicato alla politica, cultura e società americana).

29 gennaio, The lost souls of Syria. 27.000 foto di detenuti civili torturati a morte sono state trafugate dagli archivi segreti del regime siriano da un disertore militare con il nome in codice Caesar, e rese pubbliche nel 2014. Il regista Stéphane Malterre e la sua co-autrice e consulente, Garance Le Caisne, hanno indagato fino a che punto la giustizia internazionale si dimostri impotente nel perseguire il criminale Stato siriano. Mentre il caso sembra destinato all’oblio, le famiglie delle vittime, insieme agli attivisti e allo stesso Caesar, cercano verità e giustizia attraverso i tribunali di tutta Europa; l’approfondimento post-proiezione sarà con Pietro Albi, co-fondatore di One Bridge to, intervistato dal giornalista Ernesto Kieffer.

5 febbraio, The total trust. Le possibilità digitali di controllo sociale in Cina hanno portato a un livello di sorveglianza statale senza precedenti. Attraverso l’autocensura o lo spionaggio dei vicini, la sorveglianza non riguarda solo coloro che sono percepiti come una minaccia dal governo, ma sempre più il cittadino comune: che si tratti di fare degli acquisti, accompagnare i figli a scuola o portare fuori la spazzatura; il dibattito, moderato dalla giornalista Chiara Cappellina, vedrà la presenza in sala degli esperti di informatica e diritto Guido Camera (Presidente dell’Associazione “Italia Stato di Diritto) e Michele Bianco dell’Università degli Studi di Verona.

Mondovisioni, guardare all’attualità

12 febbraio, Seven winters in Teheran. 7 luglio 2007: Reyhaneh Jabbari, 19 anni, ha un incontro di lavoro con un nuovo cliente. Lui tenta di violentarla, lei lo accoltella e fugge. Più tardi, viene arrestata e accusata di omicidio. Nonostante le numerose prove di legittima difesa, Reyhaneh in tribunale non ha alcuna chance, perché il suo aggressore era un uomo potente che, anche da morto, viene protetto da una società patriarcale.
Grazie a video forniti dai familiari, alle loro testimonianze, e alle lettere scritte da Reyhaneh, il film ripercorre il processo, la detenzione e il destino di una donna diventata simbolo di resistenza per un intero Paese; l’approfondimento sarà moderato dalla giornalista Tiziana Cavallo e vedrà la presenza della giornalista di Indipendent Persia Hanah Namdari e (da remoto) della nota attivista Pegah Moshir Pour.

Il trailer di Seven Winters in Teheran, presentato all’ultimo festival di Berlino

19 febbraio, Theatre of violence. Si può essere insieme carnefici e vittime? È la domanda posta da Krispus Ayena, avvocato difensore presso la Corte Penale Internazionale dell’Aia.
Il suo cliente, Dominique Ongwen, all’età di 9 anni è diventato uno degli almeno 20.000 bambini rapiti in Uganda dal Lord’s Resistance Army del leader ribelle Joseph Kony.
Ongwen ha subito il lavaggio del cervello da parte di Kony, che ha usato una combinazione di cristianesimo, stregoneria e tortura per trasformare i bambini in spietati soldati dell’LRA, nella ribellione contro il presidente Museveni. La serata, moderata dal giornalista Giorgio Vincenzi, proseguirà con l’approfondimento di Lelio Crivellaro, esperto di analisi geopolitica, e le rappresentanti di Amnesty International Verona Maddalena Cordioli e Claudia Pizzamiglio;

Si chiude lunedì 26 febbraio con 20 days in Mariupol. Alla vigilia dell’invasione russa dell’Ucraina, una squadra di giornalisti entra nella città portuale di Mariupol.
Durante il successivo assedio, mentre cadono le bombe, gli abitanti fuggono e l’accesso a elettricità, cibo e acqua è interrotto, i reporter, unici rimasti, lottano per raccontare le atrocità della guerra, finché circondati dai soldati russi si rifugiano in un ospedale, in trappola. Le loro immagini, diffuse dai media mondiali, documentano morte e distruzione, e smentiranno la disinformazione russa. L’incontro che chiuderà la rassegna sarà moderato dalla giornalista Fabiana Bussola e vedrà la partecipazione di Marina Sorina dell’Associazione Malve per l’Ucraina e Stefano Aloe, slavista dell’Università degli Studi di Verona e presidente dell’Associazione Memorial Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA