La notizia è sulla bocca di tutti in questi giorni in città: alla fine la presentazione del libro “Il mondo al contrario” del generale Roberto Vannacci si terrà a Tregnago e non più a Verona, come inizialmente previsto. L’appuntamento, dopo le numerose proteste ricevute dagli organizzatori, è saltato e la presentazione a questo punto si terrà giovedì 11 gennaio, alle 20,30, nella sala convegni dell’Auditorium di Tregnago. Oltre all’autore saranno presenti anche il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, il consigliere comunale Rosario Russo e l’ex deputato Vito Comencini.

Personalmente ho idee contrarie a quelle che il generale Vannacci espone nel suo libro “Il mondo al contrario”, ma non mi permetterei mai di censurarlo o di boicottarne la presentazione. La libertà di espressione, anche di pensieri che non ci aggradano, è la base per una vera democrazia.

Non sono certamente equidistante dalle teorie espresse dal generale, ma decisamente contro. Tuttavia, nonostante la mia contrarietà, non condivido i tentativi di boicottare il diritto di Vannacci ad esporre i propri concetti.

Il vero problema non è un generale che scrive un libro che elogia il razzismo, il negazionismo e l’omofobia, ma le sale piene di persone che applaudono alle sue presentazioni, unite alle richieste rivolte all’alto ufficiale perché scenda in politica e guidi una Nazione, per loro, allo sbando.

Una parte del popolo italiano vorrebbe l’uomo della provvidenza, la persona forte in grado di mettere ordine, di stroncare ogni differenza e imporre il pensiero unico. Le tragiche esperienze del passato, a molti, non hanno insegnato nulla. Questo è il vero problema.

Del resto, i concetti espressi ne “Il mondo al contrario”, si possono ascoltare nei vari consessi umani, dai bar alle diverse riunioni e ricevere sincere approvazioni. È anche vero che molte affermazioni del generale potrebbero essere anticostituzionali, ma non per questo a rischio di denuncia. La nostra Costituzione vieta solo l’apologia del fascismo.

Detto questo, non posso evitare di chiedermi se un libro così povero, con contenuti populisti e sfoghi da persona arrabbiata con la società in cui vive, che pregiudicano l’uguaglianza di tutti i cittadini e istigano all’odio, avrebbe avuto il successo che sta riscuotendo se non fosse stato oggetto di plateali critiche e contestazioni, ben superiori al suo reale valore e pericolosità.

Sono certo che gli articoli, le prese di posizione e le varie manifestazioni contrarie alla presentazione del libro, oltre ad alcune richieste di vietarne la divulgazione, abbiano alimentato la curiosità e dato lo spunto a tutti coloro che si riconoscono nei concetti esposti dal generale, di trasformare un misero pamphlet in un testo guida di rivolta contro l’attuale democrazia, contro la società, la solidarietà e la tolleranza. Andava ignorato, come avrebbe meritato.

Concludo con un desiderio utopico: mi piacerebbe vivere in una società dove chiunque possa esprimere liberamente il proprio pensiero, anche se assurdo e irrazionale, ma senza timori di boicottaggio e di minacce violente; e che la libertà di contestarlo si manifestasse attraverso confronti e dibattiti concettuali.

Ma forse l’umanità cerca solo pretesti per scontrarsi e non per misurarsi dialetticamente.

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