La scena musicale veronese è piuttosto varia. Alimentata da professionisti attivi in molti ambiti, da quello artistico a quello legato alla produzione, all’organizzazione di eventi, alla distribuzione e comunicazione musicale. Ci siamo chiesti quali siano le analogie e quali le differenze con quanto viene proposto in altri Paesi europei e iniziamo questo nostro viaggio con Gioia Podestà, un’artista cresciuta nel panorama musicale veronese e che oggi è attiva in quello belga.

Gioia, la rivediamo con piacere in città; qui da noi ha iniziato il suo percorso musicale. Vuole brevemente tratteggiarlo?

«La musica ha fatto parte della mia vita fin da bambina. Ho iniziato a cantare giovanissima, imparando a suonare la chitarra per accompagnare la voce. Questo approccio non è molto cambiato nel tempo. Ho sempre preferito concentrarmi sulla composizione di canzoni originali che sulla tecnica chitarristica e fin dai quindici anni propongo pezzi miei, inizialmente coi Cramy Mamy e poi coi Malebolge

Quali sono state le prime influenze musicali? A cosa si ispirava?

«Avevo scoperto la scena rock alternativa italiana, quindi Verdena, Prozac+, Afterhours, Marlene Kunz. Queste sono state le sonorità che ho preso a riferimento. Ho scritto principalmente in italiano, poi mi sono spostata su sonorità più post-punk e shoegaze e i miei testi da allora sono solo in inglese, confidando così di poter parlare a un pubblico più eterogeneo e affine a questi generi musicali.»

È in questo contesto che si inserisce l’esperienza con gli You, Nothing?

«Proprio così. Con loro ho fatto un bel percorso e mi spiace molto che le nostre strade si siano divise. In breve tempo avevamo registrato il primo album di inediti e nonostante la pandemia eravamo riusciti a farci trasmettere su radio nazionali e internazionali; avevamo recensioni positive da tutta Europa e anche da oltreoceano.»

Arriviamo quindi al presente. Si trasferisce in Belgio, a Mechelen dove è nata, e lì fonda i Maquillage, la sua band attuale…

«Sì. Cerco musicisti via social e li trovo rapidamente. Le sonorità in questo progetto prendono spunto dalle esperienze precedenti ma sono più dense e pesanti; rispecchiano il carattere del nuovo gruppo di musicisti coinvolti. Abbiamo appena pubblicato un singolo, Blue, mentre l’EP Kabuki Brush sarà disponibile da febbraio 2024. Siamo stati selezionati per un importante contest nazionale e in finale ci siamo esibiti al Het Depot di Leuven. Una bella soddisfazione, considerando il livello della manifestazione, la notorietà della location e la risonanza data all’evento.»

In Italia, e a Verona in particolare, la musica originale non ha purtroppo molto spazio. I locali per suonare sono spesso bar e prediligono cover o tribute band, pensando così di fare più incassi. In Belgio funziona nello stesso modo?

«È molto diverso. Anzitutto a Mechelen, come in altre città peraltro, c’è un’associazione per la promozione della musica locale e questo è un bell’aiuto per iniziare un progetto. Poi ci sono molte sale da concerto, cioè posti dedicati espressamente alla musica dal vivo. A Verona mi vengono in mente solo il Kroen in ZAI o il The Factory a S. Martino Buon Albergo. Nelle sale da concerto c’è sempre un gruppo resident che fa le aperture ai live dei gruppi in cartellone, e anche questo aiuta la promozione della musica locale. Ah, non l’ho detto ma la musica di cui stiamo parlando è esclusivamente musica originale, perché nelle sale da concerto in Belgio non accedono mai cover band. Le persone sono abituate ad andare fuori a sentire proposte nuove e originali, mentre le cover si ascoltano generalmente solo nei pub.»

Si suona anche durante la settimana?

«Assolutamente sì, si suona ogni sera perché i concerti iniziano per le 19, 19.30 quindi ci può andare anche chi il giorno dopo lavora. In Italia invece si va ai concerti tardissimo e chi suona poi deve smontare gli strumenti ed andare a letto ad orari impossibili e per questo si tende a suonare quasi sempre solo il fine settimana.»

Come vi organizzate per la promozione della vostra attività musicale?

«Siamo fortunati perché nella band abbiamo un ingegnere del suono e un videomaker e quindi riusciamo a gestirci in modo autonomo. Poi tramite il contest abbiamo trovato dei contatti e un’agenzia di management. Lo shoegaze attualmente è molto seguito nell’Europa del nord e questo ci aiuta a veicolare più facilmente la nostra musica. Abbiamo intenzione di fare una tournée internazionale in primavera per poi tornare in sala di registrazione a produrre nuovi pezzi per l’estate.»

Come riesce a conciliare questa intensa attività musicale col lavoro e come riuscite a organizzare gli impegni di ciascun componente della band?

«Studio per diventare infermiera con l’idea di poter lavorare a gettone ma chissà, magari un giorno riuscirò a vivere di musica. Questa, almeno, è la mia speranza. Coi Maquillage ci incontriamo a provare periodicamente e non sempre nello stesso posto, dato che abitiamo in città diverse. Sto comunque pensando a un progetto solista parallelo in modo da poter essere anche autonoma.»

Le mancano Verona e l’Italia?

«Devo dire che nonostante l’attività musicale in Italia non andasse male sto bene a Mechelen, perché riesco a fare una vita che mi piace e mi dà soddisfazione. Spero tuttavia di tornare e suonare presto in Italia.»

Per chi vuole conoscere meglio Gioia Podestà qui di seguito alcuni link:

Malebolge

Papera                      https://youtu.be/f6EUaem4AZ0?si=ykN7JQCRLczKjUmG

Vergine di ferro       https://youtu.be/viP85SrE744?si=esXbZlGsP1CHsvZ

You, Nothing.

Lullaby                      https://youtu.be/JtRcLTQf8qk?si=JooGBy49-YsOQfBf

Call                         https://youtu.be/pKMcAa8K1dg?si=kkzZOJw0VavGMYOk

Maquillage

Blue                           https://www.youtube.com/watch?v=_mo2OaRAlFk

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