Negli ultimi sono aumentate le segnalazioni ricevute da Adiconsum Veneto da parte di consumatori che hanno subito addebiti fraudolenti sui propri conti correnti a seguito di operazioni effettuate con Google Pay. Le modalità di esecuzione di queste frodi sono varie, ma in genere i truffatori riescono a ottenere le credenziali di accesso a Google Pay e poi utilizzano queste credenziali per effettuare acquisti online o presso esercizi commerciali.

In caso di operazioni fraudolente, i consumatori devono contattare immediatamente la propria banca o il proprio istituto di pagamento per bloccare la carta di credito e presentare un reclamo.

È possibile presentare un ricorso anche all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) che si è già pronunciato su alcuni casi di frodi su Google Pay, riconoscendo il diritto dei consumatori a vedersi rimborsati dagli istituti bancari.

In un caso specifico, l’ABF ha riconosciuto il diritto al rimborso di un consumatore che aveva subito un addebito di 1.500 euro a seguito di un’operazione effettuata con Google Pay. Il Collegio ABF ha ritenuto che il consumatore non fosse responsabile dell’addebito fraudolento, in quanto aveva adottato tutte le misure di sicurezza necessarie per proteggere i propri dati. In particolare, il Collegio ha rilevato che il consumatore aveva utilizzato una password sicura per proteggere il proprio account Google Pay e che aveva risposto all’SMS da un numero apparentemente riconducibile alla propria banca.

L’ABF ha ritenuto che l’istituto bancario non avesse adottato misure sufficienti per tutelare i dati personali del consumatore, consentendo così ai truffatori di ottenere le sue credenziali di accesso a Google Pay.

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