Paolo Bacilieri torna a collaborare con Coconino Press per il suo nuovo volume, ancora una volta una biografia a fumetti dopo Sweet Salgari (2012). Piero Manzoni – BACGLSP (Basta a ciascun giorno la sua pena) è un’opera nel consueto stile meticoloso dell’autore veronese, che racconta la vita del celebre artista d’avanguardia e, allo stesso tempo, celebra Milano, la città adottiva di Manzoni e Bacilieri stesso, evocando il bianco e nero delle fotografie d’epoca ed elevandolo a scelta stilistica.

Un’opera a cui Bacilieri ha lavorato per diversi anni, portandola avanti contemporaneamente ad altri lavori, e che finalmente vede la luce oggi. L’autore ne ha parlato nel corso di una presentazione all’Accademia di Belle Arti di Verona, a cui hanno partecipato il docente Sergio Breviario, Rosalia Pasqualino di Marineo, direttrice della Fondazione Piero Manzoni, e Mauro Marchesi, anch’egli professore in accademia, fumettista e amico di Bacilieri, che ha fatto da moderatore.

Dal Vangelo a Manzoni

«Una delle prime cose che ho avuto chiare in testa quando ho iniziato questo lavoro sei, sette anni fa è stato il titolo», ha raccontato l’autore. «È una frase del Vangelo di Matteo che considero una delle frasi più laiche che ci siano nei Vangeli. Si associa bene a Piero Manzoni per due motivi: primo perché lui aveva una forte educazione cattolica da ragazzo di buona famiglia milanese e, nella sua opera, anche se sembra paradossale, c’è sotto traccia questo atteggiamento mistico. L’altro motivo è che come titolo mi piaceva un sacco. I titoli li scelgo in maniera musicale».

Bacilieri ha parlato di una gestazione «piuttosto lunga», servita però «a chiarirmi le idee su che forma» dare all’opera: «Avevo una struttura di massima, non canonicamente cronologica. Volevo che il fumetto avesse immediatezza, come la vita di Piero Manzoni. Una vita molto veloce, perché lui morì a 29 anni avendo già lasciato un’impronta indelebile nel panorama dell’arte non solo italiana, ma europea. Questa immediatezza, come una cometa che passa nel cielo, era quello che volevo rendere nel mio libro, piuttosto che una biografia canonica che rispetta tutta la tempistica».

Un libro come una performance

Il volume è dunque composto da «Una serie di capitoli più o meno brevi, interrotti dalle opere stesse di Manzoni, che fanno da frontespizio tra un capitolo e l’altro, e per chiudere un capitolo finale più lungo sul suo ultimo giorno di vita, come se fosse anche quella una sua opera d’arte, una sua performance».

Bacilieri ci lascia dunque entrare per un attimo nel suo processo creativo: «Ho un modo di lavorare tutt’altro che canonico. Di solito, prima si scrive il soggetto, poi la sceneggiatura e poi si disegna. Io non lavoro così, mescolo continuamente fase di scrittura e disegno, e questo è molto utile perché mi aiuta a tenere tutto il più aperto possibile, a modificare e far crescere la storia a mano a mano che imparo cose sul personaggio. Spesso i libri cambiano a seconda di quanto lavoro al libro stesso».

«Ho bisogno di disegnare per capire come le cose sono fatte», aggiunge Bacilieri. «Le idee mi vengono mentre sto lavorando a una scena».

Un omaggio a Crepax per risolvere un enigma

La graphic novel su Piero Manzoni unisce meticolosa ricostruzione storica e finzione, laddove Bacilieri non è riuscito a trovare informazioni sufficienti. Racconta l’autore: «C’è una figura che compare in tutte le biografie di Manzoni, una ragazza che faceva le foto ai clienti dei locali. Manzoni conobbe questa ragazza, nel suo ultimo giorno di vita, nella Taverna Messicana, ma non si sapeva chi fosse. Perciò ho dovuto inventarmi qualcosa».

Per questo Bacilieri ha deciso di disegnarla come Valentina, celebre protagonista dei fumetti di Guido Crepax. Un omaggio a uno dei suoi punti di riferimento nella Nona Arte: «Mi considero un fumettista di genere proustiano, che guarda prima al passato che al futuro o al presente. Per me anche Crepax, Hugo Pratt, Attilio Micheluzzi e Dino Battaglia erano fumettisti proustiani. Loro vedevano una sorta di epoca mitica tra fine Ottocento e primi del Novecento. Per me l’epoca mitica è invece quella degli anni Sessanta. Il mio punto di riferimento ideale, la mia golden age, sono gli anni del dopoguerra».

L’amore per Milano

E poi c’è l’amore per Milano, che, per quanto suoni banale dirlo in questi casi, è anche un personaggio nel volume: «Milano è una protagonista indispensabile nel raccontare la vita di questo artista, ed è per me un’ulteriore conferma del fascino che esercita questa città nei miei confronti. Il fumetto è una piccola, scassata macchina del tempo, ha la capacità di trasportarti in un’altra epoca e lo fa in una maniera specifica, che non è quella del cinema e della letteratura. Volevo portare il lettore in quella Milano lì, nella Milano di Piero Manzoni, dentro il Bar Jamaica».

Per realizzare un’opera di questo tipo è necessaria una grande preparazione. Chiediamo a Bacilieri come si sia documentato, come abbia trovato le foto della Milano dell’epoca, se prediliga la ricerca su Internet o i materiali in biblioteca e se si rechi personalmente nei posti per vederli con i suoi occhi.

«Tutto quello che hai detto, al cubo. Non è mai abbastanza. Noi fumettisti abbiamo bisogno di una documentazione visiva. Milo Manara [presente in sala, nda] mi insegnato che le cose bisogna disegnarle, devi documentarti. All’epoca non c’erano i mezzi che abbiamo oggi, che sono un grande aiuto per chi fa il nostro mestiere. La qualità di un fumetto è direttamente proporzionale alla qualità della documentazione. Vedere i posti a un fumettista serve in maniera importante. Quando facevo Napoleone per Bonelli andavo ogni volta a Ginevra a mie spese, ero l’unico autore Bonelli che lo faceva. Dalle foto non vedi i marciapiedi, le maniglie delle porte, gli interruttori della luce, dettagli che solo se sei in un posto vedi. È importante vedere da vicino le cose».

«Piero Manzoni ha fatto cose che ancora adesso ci parlano»

Infine, Paolo Bacilieri ci lascia con qualche anticipazione sui suoi futuri lavori: «Tra poco dovrò cominciare il secondo adattamento di un libro di Giorgio Scerbanenco [dopo Venere Privata, nda], Traditori di tutti. Sono nelle fasi preliminari di questo lavoro. Se farò altre biografie non lo so, è possibile, è un aspetto del lavoro di fumettista che mi piace, che trovo stimolante. In questo caso lo è stato molto. Mi innamoro di personaggi realmente esistiti, mi piace raccontarli. Penso che siano ancora importanti. Piero Manzoni ha fatto cose che ancora adesso ci parlano. Il suo impatto è stato universale».

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